Home Arrabbiature 48 vini rossi e 12 bianchi alla prova dei solfiti

48 vini rossi e 12 bianchi alla prova dei solfiti

L’anticipazione del Salvagente in edicola domani e da oggi nel nostro negozio on line.

 

 

Gli intenditori vanno a colpo sicuro. Chi sta ancora studiando l’enorme patrimonio vinicolo italiano procede invece per tentativi, assaggi, suggerimenti. E spesso per scegliere quale vino acquistare decide in base al prezzo, in questo settore spesso a livelli proibitivi. Ad accomunare esperti e non, però, c’è un mistero: la quantità di anidride solforosa diluita nel vino. Un ingrediente quasi onnipresente, purtroppo. Ma in misura assai variabile.

 

Troppi solfiti

 

Aggiunta al vino come antisettico e antiossidante, l’anidride solforosa è evidenziata in etichetta con la dicitura “contiene solfiti”. L’obbligo di segnalazione si spiega con il fatto che questo additivo è allergizzante e tossico – come testimoniano le emicranie che provoca – tanto che l’Organizzazione mondiale della sanità raccomanda di non consumarne giornalmente più di 0,7 mg per kg di peso corporeo: 49 mg per un uomo di 70 kg, per esempio.

 

 

Limiti blandi

 

A porre un argine ai solfiti provvede la normativa, che fissa un tetto di 150 mg per litro nel caso dei vini rossi e di 200 mg per i bianchi. Una quantità che permette ai produttori di lavorare comodamente, ma che a conti fatti risulta troppo generosa. Un ottimo vino rosso, infatti, può fare a meno dell’anidride solforosa. E un ottimo bianco può contenerne facilmente meno della metà di quanto ammesso. A dimostrarlo è l’esito delle analisi di laboratorio pubblicate sul numero del Salvagente in edicola da giovedì 14 novembre e da oggi acquistabile nel nostro negozio on line, e condotte dal Movimento consumatori di Cuneo. Un test che ha passato in rassegna 60 bottiglie di vino del Piemonte. Un campione che rappresenta bene l’apprezzata produzione regionale, con in prima fila i più famosi rossi della zona delle Langhe, ma anche i bianchi giovani e delicati della zona del Roero.

 

 

( nelle foto il famigerato metabisolfito di potassio/ SO2, solo chi lo ha usato, come chi Vi scrive,  ne conosce l’alto  grado di tossicità…..fino a togliere il fiato )

Il correttore

 

La concentrazione di anidride solforosa nel vino può essere intesa come un sintetico indicatore di qualità. Per ridurne la necessità è infatti necessario massimizzare la qualità, sin dall’inizio del processo. Si comincia selezionando la materia prima dal punto di vista igienico-sanitario, vale a dire impiegando uve con basso tenore di ammuffimenti e marciume. E si finisce curando con elevata attenzione l’igiene nelle operazioni di fermentazione.

 

 

Meglio i rossi

 

I livelli rilevati nei vini analizzati attestano nell’insieme un livello qualitativo buono. Ma con importanti differenze, come emerge scorrendo la tabella dei campioni.

I migliori risultati emergono tra i vini rossi. Due sono privi di solfiti: il Barolo Docg e il Barbaresco Foja d’Or. E quando presente, la concentrazione media si mantiene sui 50 mg/l, variando da un minimo di 17,6 fino a un massimo di 102,2.

 

 

Grandi differenze tra i bianchi

 ( vedasi link a fondo pagina )

 

Tra i bianchi, dove i solfiti sono più usati, come si comprende anche dal più alto limite di legge, il tenore medio di anidride solforosa è di 105 mg per litro, con un valore minimo di 40,3 mg e un massimo di 147,8. Grandi differenze, insomma, che dimostrano come sia possibile produrre un buon vino limitando il ricorso all’additivo.

 

 

Quasi inesistente l’ocratossina A

 

Le analisi di laboratorio hanno cercato anche l’ocratossina A, una micotossina molto pericolosa per la salute: tossica per i reni, causa alterazioni irreversibili, ed è considerata cancerogena. Ammessa in misura non superiore a 2 ppb (parti per miliardo), nei campioni analizzati non è stata rintracciata, a eccezione di un caso: nel Barbera d’Alba 2010 (Terre da vino La Morra) è stata intercettata, ma in tracce talmente contenute da non essere quantificabili, perché inferiori a 0,1 ppb.

LINK CORRELATI

BIANCHI&SOLFITI: IL TEST

 

 

( Fonte Il Salvagente )

 

 

Annotazioni a margine

 

Mi ripeterò alla noia, sono ormai 15 lunghi anni che lo ripeto : l’indicazione in etichetta ” Contiene solfiti ” è inutile e fuorviante, è quanto mai indispensabile ed improrogabile l’approvazione di una norma a livello comunitario che imponga per legge di indicare il reale contenuto dei solfiti aggiunti all’atto dell’imbottigliamento ! Solo in questo modo il consumatore sarà messo nelle condizioni di scegliere quale vino piu’ salubre comprare. Diversamente, allo stato attuale, sembra l’ennesima presa per i fondelli ai danni dei consumatori, il tempo è scaduto è ora che le varie associazioni dei consumatori ed il legislatore si assumano le loro responsabilità per il bene comune !

Roberto Gatti