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Ancora a proposito dell’aggiunta di Mcr al vino : Librandi chiarisce ” non si tratta di zuccheraggio “

Sono di alcuni giorni addietro, i vari articoli contenenti pareri non sempre concordi sull’uso del mosto concentrato rettificato ( Mcr ) in enologia !

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Ricordo che ben 53 viticoltori lungimiranti e seri dell’ Emilia Romagna, hanno espresso in una lettera il loro disapunto nei confronti della regione, che tale pratica aveva autorizzato, cosi’ come è avvenuto anche in Calabria !

Se da un lato si può capire qualche difficoltà nel raggiungimento della piena maturazione delle uve, nelle regioni piu’ a nord, lo stesso non si può dire per le regioni del sud Italia !

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Piu’ sotto i link per un approfondimento della tematica !

Buone letture

Roberto Gatti

 

qui : https://www.winetaste.it/la-regione-emilia-romagna-autorizza-luso-del-mcr-e-53-produttori-non-ci-stanno/

 

qui : https://www.winetaste.it/a-proposito-di-vino-e-di-mosti-concentrati-rettificati/

 

qui : https://www.winetaste.it/vino-coldiretti-regione-calabria-incredibile-autorizza-zuccheraggio/

 

Vino, Librandi chiarisce: ‘non si tratta di zuccheraggio’

 

“Polemiche dannose in un momento storico in cui quello enologico è uno dei pochi settori in crescita in Calabria”

 

CIRO’ MARINA lunedì 12 settembre 2016

Raffaele LibrandiContinua il confronto sul Decreto da parte della Regione Calabria relativo a “Autorizzazione all’aumento del titolo alcolometrico volumico minimo naturale delle uve, dei mosti e dei vini, compresi quelli atti a dare vini IGP e DOP, nonché delle partite (cuvée) atte a dare vini spumanti. Campagna vendemmiale 2016/2017”. Il presidente del Consorzio di Valorizzazione e Tutela dei Vini Cirò e Melissa Doc, Raffaele Librandi, in una lunga nota cerca di fare chiarezza sulle polemiche che si sono scatenate.

 

NO ZUCCHERAGGIO – “Innanzitutto vorrei chiarire che non si tratta di zuccheraggio, pratica illegale in Italia ma permessa in molte nazioni, dall’Australia alla stessa Francia per citarne due. Nel nostro caso si parla di aggiunta di mosto concentrato rettificato in quantità minime, pratica ovviamente consentita dalla legge. Questo mosto concentrato usato nelle prime fasi della fermentazione, essendo inodore ed insapore, non va assolutamente ad alterare né la qualità dei vini né tanto meno la tipicità dei vini. Questa pratica si può e si deve considerare al pari di altre pratiche che vengono effettuate sia in vigna che in cantina, o forse vogliamo tirare in ballo e giudicare l’opportunità dell’uso, per esempio, delle barriques? La richiesta all’autorizzazione è ormai una prassi consolidata da anni in tutte le regioni d’Italia e viene di norma accordata. Viene di solito fatta prima della vendemmia per diversi motivi. La discriminante non è rappresentata infatti solo dal sole e dal caldo che di norma nella nostra regione in estate non mancano, ma anche dell’andamento climatico dell’inverno e della primavera, che possono influenzare l’andamento della maturazione. C’è poi un secondo motivo, forse anche più importante. Se, come purtroppo sta avvenendo in questi giorni, si verificano degli eventi atmosferici che possono compromettere il grado di alcune partite di uva, le aziende devono essere in grado di agire tempestivamente. Nella nostra Doc ci sono delle varietà come il Greco Bianco per esempio, che possono avere più difficoltà a raggiungere un certo grado alcolico nel caso non ci fossero le condizioni più favorevoli durante la maturazione. In altri casi, condizioni atmosferiche avverse, possono innescare criticità in vigna che suggeriscono di anticipare la raccolta di alcune partite”.

 

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QUANDO SI PRATICA – “Si può cancellare il lavoro di un viticoltore con un colpo di spugna solo perché il grado non è sufficiente mentre invece il profilo aromatico è valido? Vorrei chiarire – continua Librandi – che quest’opportunità non è a vantaggio di nessuna tipologia di aziende in particolare, ma può essere utile per tutto il comparto. Anche chi suggerisce di lavorare meglio in vigna per evitare il bisogno di arricchire i mosti, lo fa in modo beffardo, perché se conosce il proprio mestiere, sa perfettamente che determinati andamenti stagionali comprometterebbero anche la vendemmia del miglior viticoltore al mondo. Se e quando le aziende decidono di ricorrere all’arricchimento è perché le loro uve o le uve dei loro conferitori ne hanno bisogno. Vorrei sottolineare che, come sempre, l’anello debole sono i viticultori. L’obiettivo finale del Consorzio è che tutte le uve del Cirotano vengano vendute in zona e per essere trasformate in vini Cirò e questo non per effetto di qualche legge o imposizione, ma perché si è riusciti a generare una richiesta sempre maggiore dei nostri vini. Per fare questo le aziende devono avere un minimo di sicurezza nel lavorare le uve di tutti ed il viticultore deve essere sicuro che una settimana di pioggia non comprometta il suo lavoro solo per il titolo alcolometrico più basso del solito. L’equazione che si vuol far passare, arricchimento uguale ricerca della maggiore quantità è strumentale e comunque va contestualizzata. Invitiamo chiunque a fare un giro nelle vigne del cirotano e dimostrarla”.

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POLEMICHE STERILI E DANNOSE – “Si registrano polemiche così sterili e dannose in un momento storico in cui quello enologico è uno dei pochi settori in crescita in Calabria ed in cui c’è stata una presa di coscienza importante sulla necessità di fare sistema. Il nuovo Consorzio è sorto con uno spirito di forte collaborazione fra tutti gli operatori del settore. Si parla di 47 Cantine di tutte le dimensioni e 340 viticultori, animati dalla forte volontà di promuovere il marchio Cirò. Ci sono, per fortuna, realtà diverse per dimensioni, per orientamenti, per filosofia e questo è un patrimonio che tutti dobbiamo tutelare. All’interno del Consorzio abbiamo preso coscienza che queste realtà sono complementari, vogliamo farle crescere insieme nelle loro diversità e siamo convinti che lo spazio ed il modo esistono”.

 

IL RUOLO DEL CONSORZIO – “In questo senso l’orientamento del Consorzio è chiaro. Abbiamo attivato – prosegue il presidente del Consorzio – quattro commissioni tecniche: la commissione “Promozione”, affidata a Vincenzo Ippolito, rappresentante di una delle aziende storiche di Cirò; la commissione “Ricerca” a Francesco De Franco, rappresentante di un gruppo di aziende giovani orientate al biologico e biodinamico; la Vigilanza e tutela a Francesco Porti, rappresentante dei Viticultori; Quella sullo studio della docg a Domenico Spataro, rappresentante dei viticultori. Anche in Consiglio di Amministrazione sono rappresentate tutte le categorie in maniera omogenea. Abbiamo intenzione, oltre promozioni che abbiamo già iniziato a fare, di fare molta ricerca ed intervenire su diversi aspetti sulla nostra viticultura. Sicuramente faremo delle ricerche per valorizzare le nostre varietà autoctone e ci sarà un’attenzione particolare all’impatto ambientale. Per far ciò, è nostra intenzione invitare consulenti di assoluto valore nazionale nel mondo scientifico a collaborare con noi. Per questo invitiamo chiunque pensi di essere in grado, per esperienze fatte, per studi e ricerche sul campo, a contribuire allo sviluppo del nostro settore. Ma con i fatti, perché altrimenti tutto si riduce a proclami e polemiche sterili che di sicuro non sono da stimolo per la viticultura nella nostra Regione”.

 

 

( Fonte Il Cirotano )

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Giudice degustatore ai Concorsi Enologici Mondiali più prestigiosi tra i quali:

» Il Concours Mondial de Bruxelles che ad oggi ha raggiunto un numero di campioni esaminati di circa n. 9.080, dove partecipo da 13 edizioni ( da 9 in qualità di Presidente );

>>Commissario al Berliner Wine Trophy di Berlino

>>Presidente di Giuria al Concorso Excellence Awards di Bucarest

>>Giudice accreditato al Shanghai International Wine Challenge

ed ai maggiori concorsi italiani.