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Ancora tu, ma non dovevamo vederci piu’ ?

Inchiesta Sauvignon, maxi-sequestro in Umbria

 

Il gip di Terni ha accolto la richiesta formulata dal pm. Bloccati 3.500 ettolitri di vino. Trovati in una cantina appunti con le formule chimiche dell’enologo friulano Persello

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UDINE. Nella sala riunioni dell’azienda agricola “Castel Rio”, a Ficulle (Terni), una lavagna a fogli e alcuni block notes, pieni di appunti e facilmente consultabili da chiunque frequentasse all’epoca la cantina, conservavano le formule chimiche inventate da Ramon Persello per migliorare l’aroma dei vini, dal Sauvignon delle zone Collio e Colli orientali ai tanti altri prodotti e venduti fuori regione.

È quanto emerge dal decreto con cui il gip del tribunale di Terni ha disposto il sequestro preventivo di 3.500 ettolitri di vino, tra Doc e Igt, per un valore complessivo calcolato in circa 1,3 milioni di euro.

Il provvedimento è stato notificato al titolare dell’azienda, Valentino Cirulli, e ad altri tre indagati, tra cui lo stesso enologo di Attimis.

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Nel motivare la richiesta al giudice, il pm umbro – cui la Procura di Udine alcuni mesi fa aveva trasmesso la parte del fascicolo di sua competenza territoriale – aveva ricordato in particolare come le perquisizioni condotte il 10 settembre e il 24 novembre 2015 dai carabinieri del Nas e del personale dell’Ufficio antifrode di Udine avessero portato proprio al rinvenimento di alcuni appunti di Persello, che della Castel Rio era consulente, così come della quarantina di altre aziende, per lo più friulane, finite a loro volta nei guai.

L’inchiesta, partita nell’agosto dell’anno scorso e coordinata dal sostituto procuratore Marco Panzeri, ipotizza per tutti il concorso nel reato di frode nell’esercizio del commercio, oltre che, per alcuni, a la vendita di sostanze alimentari non genuine.

A condurre gli investigatori a Ficulle era stato uno dei files trovati nel computer di Persello. La cartella, denominata “Cirulli 2015”, conservava annotazioni sulla preparazione di una soluzione definita “Polpot” e che si ritiene venisse aggiunta ai vini.

A dimostrarlo sarebbero state peraltro le ricette predisposte da Antonio Crogliano, dipendente della Castel Rio (pure indagato) e trovate nel corso del blitz: tra i composti – si legge – figura anche «il lievito madre che mi ha dato Ramon».

È il gip a rilevare come, «sebbene i prodotti utilizzati nel Polpot siano in parte lecitamente utilizzabili in enologia, tuttavia la cisteina pura non rientra tra questi» e «il prodotto finale (un fermentato) non risulta tra i prodotti enologici ammessi». Preparati vietati, quindi, anche se in nessun modo nocivi alla salute umana.

E sono stati ancora i diari di cantina a suggerire agli inquirenti ulteriori filoni d’indagine.

Dal presunto «assemblaggio di vini di qualità diversa rispetto a quella individuata con i nomi commerciali pubblicizzati dall’azienda», all’utilizzo di altri prodotti non ammessi, come «il sale dell’Himalaya, acidi forti e l’etanolo», alla pratica della tecnica della concentrazione, «ammessa solo sui mosti e non sui vini», all’uso di «permeato», considerato un «metodo alternativo di annacquamento dei prodotti».

Secondo la Procura di Terni, insomma, la Castel Rio avrebbe commercializzato vini non soltanto sofisticati, ma anche – come confermato dalle analisi sui campioni in sequestro – di qualità inferiore a quella ufficialmente dichiarata.

A fornire un importante elemento a sostegno dell’accusa sarebbero ancora una volta le intercettazioni. Nelle conversazioni del 25 e 29 agosto 2015, per esempio, il dipendente Andrea Micelli riferisce a Persello «di avere ordinato la cisteina destinata al Polpot».

In precedenza, in una telefonata del 1° febbraio 2015, Crogliano si era sfogato con il collega Gabriele Gallo per il comportamento di Cirulli, «cui aveva detto più volte che non era lecito svolgere determinate pratiche sui vini».

Poi, il successivo 1° dicembre, è Gallo a rimproverare Crogliano «per essersi tenuto in casa le sostanze atte a sofisticare i vini che gli erano state sequestrate il 24 novembre» e a sentirsi ribattere come «fosse stato Cirulli a ordinarglielo».

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Quanto basta, secondo il gip umbro, per ritenere sussistenti sia il fumus dei reati, sia il periculum in mora e disporre quindi il sequestro di tutti i prodotti vinicoli – dai vari Cabernet e Merlot, ai Pinot grigio, i Syrah e i Traminer – considerati sofisticati o di natura diversa da quella indicata in etichetta.

La notizia è rimbalzata in questi giorni a Udine, dove sarebbero in corso i colloqui tra i difensori di diversi indagati e il pm per concordare un’ipotesi di applicazione pena.

 

( Fonte messaggeroveneto )

 

Un approfondimento al link :

https://majanogossip.wordpress.com/2015/12/13/il-friuli-non-si-deve-permettere-di-alzare-la-cresta/