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Asti e Prosecco, guerra all’ultima bollicina

Il distretto delle bollicine dolci, in crisi, rilancia puntando su una versione secca per far la concorrenza alle famose bollicine del Nord-Est. La battaglia è solo agli inizi.

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Asti secco contro Prosecco, guerra all’ultima bollicina. Lo storico distretto adagiato sulle colline attorno ad Asti, Cuneo e Alessandria, famoso per lo spumante dolce che ha accompagnato tanti Natali, in perfetto matrimonio con il panettone, ha deciso di chiedere l’autorizzazione per produrre anche una linea brut Asti Secco. La modifica del isciplinare sembrerebbe arrivata. Ma ecco che è insorto il Sistema Prosecco, che rappresenta i tre consorzi di tutela delle bollicine del Nord-Est. “Non vi è alcuna evidenza che quanto approvato dalla Commissione tecnica del Comitato Nazionale vini corrisponda a quanto annunciato alla stampa”, s’è precipitato a dichiarare all’Ansa Stefano Zanette, presidente della società Sistema Prosecco. La protesta è scattata dopo l’annuncio di ieri dell’assessore all’agricoltura della Regione Piemonte Giorgio Ferrero sull’approvazione da parte della Commissione tecnica che fa capo al ministero dell’agricoltura del disciplinare della nuova “Doc Asti tipologia Seccooggi “

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Difficile orientarsi nel labirinto di sfumature burocratico-linguistiche nelle quali si sta combattendo la guerra. Quello che emerge con grande evidenza è che il mercato delle bollicine si sta facendo incandescente. Dopo il boom del Prosecco che ha praticamente invaso tutto il mondo, si è assistito da diversi anni alla corsa dei produttori di tutte le regioni italiane a vinificare sotto la tipologia spumante diversi vitigni, spesso autoctoni, per cavalcare l’onda del boom delle bollicine easy to drink. Paradossalmente, il Prosecco ha aperto la strada e nel varco è cresciuta la concorrenza. Basti ricordare il recente successo del Pignoletto, vino spumante dell’Emilia Romagna, che nel Regno Unito è diventato il nuovo must di aperitivi, cene e a tutto pasto. Gli inglesi cominciano ad annoiarsi, vogliono novità, e il Pignoletto ha saputo presentarsi al momento giusto nel mondo giusto.

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E’ da tempo che l’Asti sta cercando di cambiare, di innovare. Da una decina di anni propone al Vinitaly e nel corso di altri eventi rilevanti abbinamenti inediti, etichette sempre con minor carica zuccherina. In particolare ha dato vita alla campagna ” a tutto pasto”, ovvero Asti da bere come cocktail, agli aperitivi e a pranzo o cena: una formula dove lo champagne la fa da padrone, poi imitata da altri produttori di spumanti, Prosecco in testa. Probabilmente tentativi per addetti ai lavori che non sono riusciti a far presa tra i consumatori. Il risultato:l’Asti è un vino profondamente in crisi. Dpo aver conquistato i mercati di tutto il mondo, negli ultimi anni ha registrato un calo di produzione di 25 milioni di bottiglie, una perdita stimata in 40 milioni di euro per il solo 2016. In cinque anni l’export dell’Asti spumante ha perso più del 33% delle quote di mercato. Ecco, ora, la svolta: con un disciplinare ad hoc, l’Asti secco si può promuovere in modo più deciso, con campagne mirate, un brand. Martini, Campari, Fratelli Martini, Santero: i grandi marchi dell’Asti ci credono. La guerra è solo agli inizi.

 

 

( Fonte La Repubblica )