Home News Dall’acido Baiju al vino sopraffino: l’evoluzione del palato cinese

Dall’acido Baiju al vino sopraffino: l’evoluzione del palato cinese

C’era anche il Ceo di Axa Millesimé, la costola vitivinicola del gigante francese delle assicurazioni. I

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Il Decanter fine Wine ha animato la settimana del vino a Shanghai, piazza sempre più importante. Hanno aperto i lavori i tedeschi di Prowein, la fiera di Düsseldorf che negli ultimi anni ha rubato espositori al Vinitaly di Verona, e che ha tenuto banco tre giorni nella gigantesca sede di Shangai Expo. “Molti i buyer cinesi di qualità superiore al passato”, racconta Averardo Borghini Baldovinetti, managing director di Vino e Finanza, società con sede a Hong Kong. Poi si è passati al Ritz Carlton hotel per gli appuntamenti di élite del magazine Decanter, bibbia del settore.

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Le esportazioni di vino in Cina crescono del 30 per cento l’anno. Un paese cresciuto a baiju , un superalcolico che sa di propilene, ha sviluppato in poco più di dieci anni il gusto per vini rossi impegnativi. Un mercato d’oro coccolato da produttori ed enologi stranieri. Soprattutto francesi e australiani che nel Dragone la fanno da padroni. L’Eldorado del vino si sta però rivelando un concorrente inaspettato.

 

I tycoon cinesi comprano Châteaux nel Bordeaux e in Toscana, ma ne costruiscono tanti nella stessa Cina, grazie a famosi wine market stranieri e nuove generazioni di enologi cinesi che hanno studiato all’estero. Vini di massa, vini di eccellenza premiati da critici come Jansin Robison, columnist di punta del Financial Times.

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Al Vinexpo di Bordeaux gli espositori cinesi hanno ormai superato gli americani. E Ningxia Helen Mountain, la prima denominazione ufficiale del paese, è un’oasi di vigne tre volte la Napa Valley, ai confini con il deserto del Gobi. Chateaux China è diventato un Brand. E persino Bernard Arnault, proprietario del big del lusso Lvmh, ha investito su questo mercato. Firma Ao Yun, ultimo nato dei prestigiosi vini del suo impero: cresce nel Tibet tra i 2200 e i 2600 metri d, altezza. Vino raro. Il primo vino cinese quotato al Liv-ex, l’indice inglese del mercato secondario movimentato da intenditori e collezionisti. Ha già fatto registrare un’impennata di scambi.

 

( Fonte Repubblica )

 

Annotazioni a margine

Lo scrivevo cinque anni fa, di ritorno dalla Cina, dove sono stato tre volte per partecipare a concorsi enologici, insieme a 7 Master Wine, ed a fiere di settore.

I cinesi hanno terreni ancora vergini in zone altamente vocate, dispongono di immensi capitali, per cui assoldano i migliori agrotecnici ed enologi europei e mondiali, pagandoli a peso d’oro.

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Non è di molte settimane fa la notizia che al Concorso Cabernet e Merlot insieme, che ogni anno si svolge a Bergamo, alcuni vini cinesi hanno vinto medaglie d’ Oro, per cui il mio timore

espresso cinque anni fa, oggi è quanto mai confermato . ( link : http://www.emozionidalmondo.it/ita/vincitori.php )

Tra pochissimi anni saranno i cinesi ad esportare i loro vini in Europa, a prezzi sicuramente piu’ competitivi e vantaggiosi dei nostri, per cui sarebbe auspicabile che gli enologi e tecnici europei e

mondiali, NON trasmettessero loro tutto il ” know own ” accumulato in tanti anni.

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Roberto Gatti