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Donne del vino, basta!

Che barba le donne del vino.
La retorica del vigneto rosa si è fatta insopportabile da quando risulta evidente, statistiche alla mano, che il conformismo enologico è femmina. Stappate una bottiglia di donna del vino e 9 volte su 10 berrete Cabernet o Merlot, 99 volte su 100 annuserete sentori di legno, mille volte su mille vivrete un’esperienza insignificante.
Dispiace dirlo, ma dietro le emozioni forti dell’Italia vinosa (i vitigni minori, i vini veri, i vini estremi, l’acciaio, il piede francoâ¦) c’è sempre un uomo, un solido vignaiolo che non si lascia incantare dagli enologi alla moda come spesso accade alle colleghe femmine.

Le donne della grappa, loro sì. Sono proporzionalmente più numerose, per motivi che affondano le radici nel matriarcato dei popoli ladini da cui discendono gli attuali friulani (metà delle migliori distillerie italiane sono da quelle parti). Inoltre sono molto più combattive. La protagonista di un’antica saga ladina è una principessa-guerriera che uccide i nemici con frecce d’argento.

Attraverso sua madre Gianola, Antonella Nonino discende senz’altro da quella donna bellicosa. Diciamo che è meglio non contrariarla.
In questo periodo ce l’ha a morte con i politici che non sono stati capaci di fare una legge che tuteli il nome grappa a livello internazionale.
Un giorno di questi i cinesi potrebbero distillare un intruglio, chiamarlo Grappa 2 e venderlo nei supermercati di tutto il mondo alla metà del prezzo della più economica delle grappe italiane.
Allora ha ragione Franco Grillini, c’è davvero un’epidemia di omosessualità nella classe politica italiana, altrimenti non si capirebbe come un Parlamento a maggioranza maschile abbia potuto rifiutare un disegno di legge alle sorelle Nonino.

Ma le avete viste? Le donne della grappa sono bellissime.
Prova eclatante della salubrità dell’alcol è Lisa Tosolini nipote di Bepi, altra stirpe friulana. All’epoca della distillazione partecipa all’assaggio quotidiano direttamente dagli alambicchi: «à un rito di famiglia, ognuno dice la sua sul risultato».

Antonella Nonino, Lisa Tosolini e Claudia Mazzetti (della Mazzetti d’Altavilla) deludono un po’ quando dichiarano le loro preferenze: sono per l’acquavite morbida e profumata. Che peccato: a esaltarsi per simili svenevolezze sarebbe bastata una qualunque donna del vino.
L’onore della categoria è salvato da Marcella Soldatini, la grappaiola più giovane d’Italia.
Fra le bottiglie della sua distilleria (la piemontese Gualco) sceglie la Rosina, che a dispetto del nome è una secchissima, virilissima grappa di gradi 56.
( Fonte Panorama )