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Elogio dell’invecchiamento

I retroscena del vino svelati da Andrea Scanzi

 

 

L’universo enogastronomico vive un’epoca di inimmaginabili fasti mediatici, dove chef, enologi e sommelier vengono osannati e celebrati dalle folle.

In un simile scenario la letteratura di settore ha invaso gli scaffali richiedendo addirittura appositi dipartimenti nelle librerie. Purtroppo, se non di origine anglosassone, i libri enoici peccano di noiosa pesantezza essendo caratterizzati da un eccesso di tecnicismi, sottovalutando l’elemento emotivo che devono suscitare i cibi e più in particolare il vino.

Quest’ultimo, ha da sempre accompagnato lo sviluppo della civiltà umana sin dal remoto 6000 a.C e ne ha condiviso fasti e declini. Oggi la bevanda ha assunto un valore simbolico, quasi mistico (e non per la sua presenza in rituali religiosi) in grado di influenzare cene romantiche o incontri professionali. In simili contesti potersi proclamare intenditori può avere un impatto sui nostri interlocutori. E così giù a declinare le caratteristiche organolettiche dei calici rotanti.

Il giornalista Andrea Scanzi ha deciso di addentrarsi nella tematica portando in chiave a volte pedagogica la propria esperienza ed esplorando i 10 vini italiani ritenuti migliori dall’autore.

Dal libro Elogio dell’invecchiamento (Mondadori, 314 pagine 14 euro) traspare la volontà di decostruire con marcata ironia le sovrastrutture del vino e riscoprirne la natura di alimento, ridimensionando la figura dei personaggi (ed il relativo lessico improbabile ed esoterico) e demistificando le pratiche enologiche raramente divulgate ai consumatori. Non mancano i riferimenti quasi satirici alla “casta” dei sommelier ed agli eno-giornalisti incarnati brillantemente dalla gestualità di Antonio Albanese.

Durante il percorso attraverso la penisola, l’autore descrive gli uomini del vino “vero” riscontrando non poche similitudini tra il carattere dei vini prodotti ed i rispettivi demiurghi. Tale considerazione pone un divario abissale con i vini industriali senza anima e privi di identità (che hanno molto spesso i medesimi autori dalle alpi alle isole senza riflettere il territorio di appartenenza) che tendono ad appagare i palati meno esigenti confondendosi con migliaia di altre bottiglie.

Un altro argomento topico, sulla scorta degli insegnamenti di Luigi Veronelli, è il vino naturale e/o biodinamico contrapposto al vino sintetico e chimico che non rappresenta la terra in cui è prodotto e va pertanto “aggiustato” chimicamente in cantina. Il vino naturale, spesso concepito nel rispetto dei dettami di Rudolf Steiner, rispetterebbe invece la terra con i suoi tempi e le sue variazioni fisiologiche dipendenti da fattori quali il clima, gli animali ed il suolo provocando così profonde alterazioni fra le diverse annate di uno stesso vino.

Non mancano naturalmente i riferimenti alla tragica vicenda del 1986 in cui alcune bottiglie di vino contaminate dal metanolo provocarono una serie di decessi sospetti. La trasmissione RAI Report ha nel 2004 svelato alcuni segreti del mondo vitivinicolo moderno muovendo i passi proprio dal drammatico episodio che ha alzato i riflettore sulle pratiche di cantina.

Per un’esperienza sensoriale completa Scanzi ha corredato ogni capitolo con la bottiglia da degustare ed una colonna sonora. Un percorso che consiglio per essere proiettati nei luoghi pennellati dall’autore.

Un libro per appassionati ma soprattutto per neofiti, magari da leggere sotto l’ombrellone con accanto un cestello colmo di ghiaccio e contenente un buon vino biodinamico.

 

 

( Fonte italiani.net )

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Giudice degustatore ai Concorsi Enologici Mondiali più prestigiosi tra i quali:

» Il Concours Mondial de Bruxelles che ad oggi ha raggiunto un numero di campioni esaminati di circa n. 9.080, dove partecipo da 13 edizioni ( da 9 in qualità di Presidente );

>>Commissario al Berliner Wine Trophy di Berlino

>>Presidente di Giuria al Concorso Excellence Awards di Bucarest

>>Giudice accreditato al Shanghai International Wine Challenge

ed ai maggiori concorsi italiani.