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IL FIATO DEL BAROLO

 

Gino se nè andato due anni fa. Gino Veronelli, dico. E sempre più spesso mi capita di ripensare alle tante cose che diceva, sorprendendomi di scoprire che, con il passare del tempo, molte di esse mi sembrano assai più chiare e giuste di come mi apparivano allepoca.


 


Ricordo che una volta, aprendo una bottiglia di Barolo Brunate del 67 di Cogno Marcarini (allepoca lazienda era unica), mi disse senti, qui ci puoi trovare il fiato del Barolo. Voleva dire che in quei profumi che si sprigionavano dal bicchiere, si potevano riconoscere i caratteri che facevano di quel vino un emblema di territorialità, di riconoscibilità, di cultura materiale.


 


Non era, insomma, solo qualcosa da bere, ma possedeva un potere evocativo, un valore simbolico, e il piacere che procurava bevendolo, non era semplicemente organolettico. Determinava, insomma, un diverso livello di consapevolezza, sensoriale, ovviamente, ma anche intellettuale, culturale.


 


Forse è proprio quello il vero significato del vino, e una considerazione del genere in un momento nel quale si parla di trucioli, di barriques, di marketing, di esportazioni in Cina o in altri mercati emergenti, forse va sottolineata e rispolverata. Se dietro a ogni atto che ha a che vedere con il vino non cè la convinzione che si sta parlando anche daltro, e non solo di una bevanda, alla fine vinceranno coloro che faranno bevande e non vini.


 


La polemica eterna che Veronelli scatenava contro lindustria, la sua apparentemente paradossale affermazione secondo cui il miglior vino non poteva che farlo il contadino, non erano altro che la conseguenza di tutto questo. E tutto corrispondeva concretamente al suo straordinario talento nel raccontarli, i vini, nello scrivere di luoghi e di personaggi, nel trovare agganci con altre espressioni della cultura umana, dalla musica alla letteratura, alla pittura.


 


Da Egon Schiele, che adorava, al Brunello di Montalcino. Dalla passacaglia alle vigne di picolit della Rocca Bernarda. E quando cerco di ripercorrere, con meno talento e meno cultura, quei passi, beh, il fiato del Barolo non può che tornarmi potentemente in mente.


 


( Fonte Daniele Cernilli- Gamberorosso )

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Giudice degustatore ai Concorsi Enologici Mondiali più prestigiosi tra i quali:

» Il Concours Mondial de Bruxelles che ad oggi ha raggiunto un numero di campioni esaminati di circa n. 9.080, dove partecipo da 13 edizioni ( da 9 in qualità di Presidente );

>>Commissario al Berliner Wine Trophy di Berlino

>>Presidente di Giuria al Concorso Excellence Awards di Bucarest

>>Giudice accreditato al Shanghai International Wine Challenge

ed ai maggiori concorsi italiani.