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Il vino di Andrea

Il racconto di Roberto Fresco di Pasian di Prato

 

Ricordo mio nonno. Era del ‘12. Si chiamava Andrea e lavorava nella cartiera di Tolmezzo. Era un uomo piuttosto basso, con una faccia da pugile, il torace a botte, e i capelli candidi come la neve. Ogni sera, prima di andare a dormire, andava in cucina e prendeva un bicchiere dalla vetrinetta. Era uno di quelli col vetro spesso e l’orlo arrotondato come si usava una volta. Prendeva il bicchiere e se lo riempiva di tocai. Per finire bene la giornata, diceva nonno Andrea. Se ci penso lo rivedo come adesso sedersi a un capo del tavolo, accendersi quell’ultima nazionale senza filtro, fissare con gusto quel bicchiere pieno fin quasi all’orlo e sorseggiarlo, alla fine, con una soddisfazione che io a quei tempi non sapevo comprendere.

Per certo non lo potevo comprendere quando ero ancora un bambino, ma anche più in là, quando ero diventato più grande e frequentavo la scuola superiore, quel suo fare mi sembrava solamente una delle sue tante stramberie. Senti che rosolio, mi diceva con la sua voce bassa e rauca, quando alla fine appoggiava alla tavola il bicchiere vuoto e lentamente si alzava per andare a letto.

Terminato il liceo mi iscrissi all’università. Agraria con indirizzo enologico. In quei tempi mi capitava ogni tanto di parlare di vino con lui. Vuoi perché a lezione avevamo assaggiato un prodotto singolare o perché visitando cantine qualche cosa mi aveva colpito o semplicemente perché papà aveva aperto una bottiglia di pregio. Al nonno piacevano quelle chiacchiere e volentieri mi stava ad ascoltare, ma alla fine rimaneva sempre dell’idea che quel vino di damigiana, ossidato, scuro e viscoso come il miele di castagno rimanesse comunque il vino più buono del mondo. E così, forse per convincermi, o forse semplicemente per accompagnarmi bonariamente verso una verità che a lui pareva ovvia, riempiva un paio di quei bicchieri spessi, uno per me ed uno per sé, che poi sorseggiava con me come se stesse degustando uno Chardonnay della Borgogna. Senti… senti che bontà, mi diceva serio, senti il profumo della mandorla.

Una volta, forse perché lui era più stanco del solito, o forse perché io ero stato più petulante di sempre nell’elencare i difetti del suo ‘rosolio’, invece di alzarsi come usava fare, si era fermato. In silenzio mi aveva guardato per un lungo attimo dritto negli occhi e poi aveva detto: “Senti ragazzino, quando sei tutto il giorno in un buco profondo come un monte, a picconare carbone, sperando, e pregando, che vada tutto bene e alla fine del turno risali, e rivedi la luce, e tu sei nero come il carbone che hai scavato, con il fiato che fatica a venirti e l’aria polverosa che manca, e poi finalmente torni nella tua baracca, allora, solo allora capisci che un bicchiere di vino, di quello che con la corriera di Olivo, la tua donna ti ha mandato da casa, è il bicchiere del vino più buono del mondo”.

Poi aveva lasciato la tavola e senza dire una parola di più era andato a dormire. Sul momento pensai che nonno Andrea si fosse risentito delle critiche che gli avevo fatto o che si fosse arrabbiato con me per la mia saccenza. Per questo mai più commentai il suo vino né lui, peraltro, più mi parlò del Belgio e delle sue miniere.

Qualche anno dopo il nonno Andrea morì. A quel tempo si era parlato di silicosi, adesso non so.

Anche ora, che ho passato i cinquanta e che sono io quasi nonno, ogni tanto mi torna il pensiero a nonno Andrea e a quello che disse quella notte.

Forse voleva dirmi, adesso lo capisco, che un vino, per essere davvero buono, non basta che sia un buon vino. Ma piuttosto che deve raccontare una gente, una terra, un tempo. Deve raccontare una casa, un sogno, un desiderio, una speranza. Deve alla fine contenere non solo l’uva ma anche il sudore, le lacrime e la gioia di chi lo ha fatto.

E questo, allora, non capivo.

 

 

( Fonte Il Friuli )

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Giudice degustatore ai Concorsi Enologici Mondiali più prestigiosi tra i quali:

» Il Concours Mondial de Bruxelles che ad oggi ha raggiunto un numero di campioni esaminati di circa n. 9.080, dove partecipo da 13 edizioni ( da 9 in qualità di Presidente );

>>Commissario al Berliner Wine Trophy di Berlino

>>Presidente di Giuria al Concorso Excellence Awards di Bucarest

>>Giudice accreditato al Shanghai International Wine Challenge

ed ai maggiori concorsi italiani.