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Il vino simbiotico è un alimento nutraceutico

Dopo 30 anni di praticantato, direttamente sul campo, non avevo mai letto e nemmeno degustato ” un vino simbiotico e nutraceutico ” !

Vorrei sperare che tutto ciò fosse una cosa seria, certificata, alla portata di tutte le tasche e non una moda passeggera , messa in essere solo per attirare l’attenzione e cavalcare l’onda del biologico, biodinamico, vegano e chi piu’ ne ha….piu’ ne metta !

Spero solo che questi vini ” simbiotici/nutraceutici ” siano anche buoni da bere !

Buona lettura

Roberto Gatti

 

 

” Chi lo avrebbe mai detto che il vino simbiotico sarebbe stato iscritto fra gli alimenti a valore “nutraceutico”?

 

Nutraceutico è un neologismo molto di moda oggi che sta a identificare quegli alimenti nutrizionali con possibile effetto farmaceutico, cioè benefici per la salute dell’uomo. Si parla quindi di alimenti naturali, ricchi in fibre, proteine, in grassi polinsaturi invece che saturi, con attività contro i radicali liberi ecc.

 

Una recente ricerca pluriennale ad opera del Consiglio Nazionale delle Ricerche (CNR), Istituto di Biologia e Biotecnologia Agraria (IBBA) dell’ Unità di Pisa e del Dipartimento di Chimica e Chimica Industriale dell’Università di Pisa, riconosce il valore “nutraceutico“, appunto, del vino simbiotico.

 

Questa interessante analisi certifica, innanzitutto, che il VINO prodotto con la viti-enologia simbiotica ha ragione di chiamarsi SIMBIOTICO in quanto realmente diverso da un vino prodotto con tecniche convenzionali. La sua diversità è relativa ad “una maggiore presenza di composti bioattivi ed ad una maggiore stabilità all’ossidazione“. Sull’uomo queste caratteristiche si traducono in una “maggiore attività antiossidante cellulare sia in termini di scavenger dei radicali che di resistenza all’emolisi, rispetto a quello dei vini convenzionali”, e cioè con una maggiore attività antiossidante cellulare, in grado sia di bloccare l’attività negativa dei radicali liberi, sia di prolungare la vita dei globuli rossi nel sangue, rispetto a quella dei vini convenzionali.

 

Che il vino assunto quotidianamente in quantità modeste non facesse male e che quello rosso in particolare fosse benefico a livello cardio-circolatorio lo si sapeva da tempo, ma che “l’utilizzo nei vigneti di consorzi microbiologici (ndr: agricoltura simbiotica) rappresenta una soluzione ecologicamente ed economicamente rilevante per la produzione di vini ad alto valore nutrizionale e nutraceutico, riducendo al tempo stesso l’uso di trattamenti chimici” è un dato importantissimo che ci spinge sempre più verso la ricerca di soluzioni sempre più naturali in vigna e cantina.

 

 

( Fonte bonvivre.ch ) “

 

Approfondimento – Il segreto dei “vini simbiotici”

L’agronomia anche della vite si è occupata principalmente della pianta (fusto e foglia) considerando il suolo unicamente come un mero substrato nutrizionale. In realtà la pianta è un’unità funzionale, che ha il suo fondamento nel rapporto con il suolo e con gli organismi che in esso vivono. Qui vivono microorganismi, che vengono solitamente individuati nel “consorzio microbiologico” della rizosfera (cioè la porzione di suolo che circonda le radici delle piante, da cui assorbono i nutrienti essenziali e l’acqua necessaria per crescere. Presenti nella rizosfera oltre alle radici, ulteriori componenti biotiche quali ad esempio: microorganismi simbiotici, batteri benefici e patogeni, funghi micro e macroscopici). Grazie a questa moltitudine di agenti simbiotici (che vivono quindi in stretto legame con la pianta, la quale li mantiene in vita e alla quale apportano dei giovamenti), la vite ottiene maggiore resistenza agli stress idrici, maggiore capacità di produrre antiossidanti, maggiore resistenza agli attacchi dei patogeni. In questo senso, è dunque possibile ridefinire la vocazionalità di un terroir nell’interazione fra “suolo-clima-varietà-gestione”. Se, infatti, la zonazione, attraverso la comparazione tra i dati climatico-ambientali e quelli organolettico-qualitativi dei vini prodotti in un determinato luogo, ci aiuta ad intuire se un territorio è più o meno vocato per la viticoltura, ancora non riusciamo però a cogliere appieno il motivo per cui un determinato territorio sia vocato o perché lo sia in modo nettamente superiore ad un territorio geograficamente molto vicino, ma qualitativamente assai più scadente. Insomma, non possiamo raggiungere una piena comprensione di questa dinamica soltanto considerando i dati climatici, geologici, chimici e strutturali di un dato ambiente pedoclimatico. Nasce da qui l’idea di Francesco Iacono, enologo di Arcipelago Muratori, di approfondire operativamente il mondo microscopico della rizosfera per una completa comprensione della vocazionalità di un terroir e per produrre vini qualitativamente sempre più importanti e pienamente originali. La tecnica è molto semplice: si opera un inoculo di batteri e funghi micorrizici nel terreno che circonda le radici della vigna. Questo trattamento di arricchimento del suolo, proprio nella zona radicale della pianta, porta tutta una serie di miglioramenti sia alla saluta della pianta stessa che alla sua capacità di restituire dei frutti qualitativamente superiori.

L’uso e il potenziamento dei “consorzi microbiologici” (micorrize (particolare tipo di associazione simbiotica tra un fungo ed una pianta superiore, localizzata nell’apparato radicale e che si estende, alla rizosfera e nel terreno circostante) funghi e batteri che naturalmente costituiscono la rizosfera) determinano un equilibrio della vita microbiologica del terreno e un minore uso di sostanze esogene in viticoltura che, a sua volta, determina una maggiore espressione dell’ambiente e della naturalità. Ma anche l’arricchimento di sostanza organica per il terreno, l’aumento dell’estensione radicale delle viti fino, l’aumento dell’assorbimento radicale di macroelementi e microelementi presenti nel terreno (anche quelli non accessibili direttamente dall’apparato radicale delle piante stesse), la riduzione della necessità di concimazione minerale, la riduzione del dilavamento e quindi la diminuzione dell’inquinamento della falda acquifera, un maggiore sviluppo vegetativo, un aumento della tolleranza delle viti alla siccità, un aumento delle capacità immunitarie delle viti e l’uso di soli microrganismi per la difesa della vite e quindi assenza di qualsiasi composto chimico nel terreno.

Questo il know how che sta dietro i vini “simbiotici” prodotti dall’Arcipelago Muratori e che di fatto rappresenta un inedito modo di intendere una viticoltura e un’enologia “eco-friendly” a partire da quello che non si vede e cioè il sottosuolo che nutre sostiene e sviluppa le viti e i suoi frutti.

 

 

( Fonte ArcipelagoMuratori.it )