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In Russia meno Wodka , piu’ vino

Mosca Dati nettamente positivi per l’Italia vinicola nel mondo. Emergono da uno studio della Coldiretti sui mercati di sbocco delle bottiglie nazionali nel 2005 . “Con un aumento record delle esportazioni del 50,7%, e un valore che ha raggiunto i 31,5 milioni di euro la Russia il mercato di consumo emergente che ha fatto registrare la migliore performance per il Made in Italy “, spiegano da Coldiretti.
Un risultato positivo anche secondo le istituzioni tricolore. “La tendenza degli ultimi anni stata confermata spiega infatti Fabrizio Camastra, Vice direttore dell’ufficio moscovita dell’Istituto per il Commercio Estero (ICE) e che corrisponde mediamente a quella di tutto l’agroalimentare. C’ da dire, per, che la quota marginale delle nostre vendite in Russia favorisce queste alte percentuali”. I dati ICE parlano di un aumento medio tra il 7 e il 10%, registrato contemporaneamente a un regresso netto del consumo di vodka. “I russi bevono meno ma meglio”, dice ancora Camastra. “Per il 60% vini rossi, per il 35% bianchi e il rimanete per il ros, oggi di moda “.
Tra i motivi di questo boom, rileva lo studio, in particolare “l’aumento del turismo verso l’Italia e la possibilit di conoscere le qualit della produzione italiana, che hanno favorito una rapida crescita della domanda interna “. Il soggiorno negli agriturismo del Bel Paese e nelle sedi della cantine risulta spesso determinante per le decisioni d’acquisto.
L’aumento della richiesta stato notato anche dalle aziende italiane di settore, come la fiorentina Tenute Pierazzuoli, attiva nel campo da oltre 30 anni, e produttrice di circa 120.000 bottiglie annue. “Noi cresciamo localmente del 20-30% annuo rivela Dario Pierazzuoli, il titolare e abbiamo quindi deciso di iniziare a vendere anche l’olio extra-vergine. Il consumatore ex-sovietico cerca la qualit, ma si fida solo dei premi ricevuti e delle stelle delle guide pi prestigiose, non dei consigli degli importatori”. In Russia Pierazzuoli vende oggi il 15% della sua produzione .
Un’abitudine confermata anche dall’ICE, e dovuto secondo il Vice direttore “alla scarsa cultura del vino, e alla bassa produzione che storicamente viene realizzata nel Paese”. I consigli giusti su cosa comprare e dove sono quindi oggetto di incontri e di iniziative che l’ICE stesso organizza da tempo, prevalentemente all’interno dei ristoranti tricolore.
E i dati potrebbero essere ancora migliori nel prossimo futuro. Infatti, lo scorso 27 marzo, la Russia ha adottato formali misure restrittive attuate nei riguardi di Moldavia e Georgia le cui produzioni alcoliche erano destinate alla Russia rispettivamente per l’85 e per l’80%, “per presunti motivi sanitari connessi alla presenza di pesticidi “.
Una decisione che potrebbe favorire molte aziende italiane, in particolare quelle produttrici di vini non autoctoni come merlot, cabernet sauvignon, che non avranno pi la concorrenza di vini simili venduti per a prezzi molto pi accessibili.
La Russia quindi il mercato in cui si registra il pi rilevante e concreto segnale positivo per il vino Made in Italy tra i nuovi mercati: in Cina le vendite sono pari ad appena 4,7 milioni di euro (pari al +63,6%), e in India non raggiungono il milione di euro.
Il principale sbocco in assoluto sono gli Stati Uniti, che nel 2005 hanno raggiunto un valore delle esportazioni in crescita del 4,2% – secondo le rilevazioni Istat e un totale di 771,3 milioni di euro, pari a un quarto del valore delle esportazioni.
Dati meno confortanti arrivano invece da due mercati “storici” per l’Italia, Germania e Giappone. Sul fronte tedesco si segna in valore una riduzione del 4,5%, con un totale 694,2 milioni di euro , mentre sul versante nipponico il calo del 9,4%, per un valore sceso a 94,7 milioni.
Il vino Made in Italy nel 2005 ha raggiunto, in assoluto, un fatturato “record di 9 miliardi di euro, con buone prospettive per l’anno in corso grazie a una produzione di buona qualit contenuta a 48,1 milioni di ettolitri della quale quasi un terzo, per un totale di 15 milioni di ettolitri, destinata a vini Doc o Docg “, concludono da Coldiretti.
Ed esistono ancora molti margini di miglioramento, come dice il dirigente ICE, specie per i vini di fascia media: “E’ il momento giusto per insistere “, assicura.

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Giudice degustatore ai Concorsi Enologici Mondiali più prestigiosi tra i quali:

» Il Concours Mondial de Bruxelles che ad oggi ha raggiunto un numero di campioni esaminati di circa n. 9.080, dove partecipo da 13 edizioni ( da 9 in qualità di Presidente );

>>Commissario al Berliner Wine Trophy di Berlino

>>Presidente di Giuria al Concorso Excellence Awards di Bucarest

>>Giudice accreditato al Shanghai International Wine Challenge

ed ai maggiori concorsi italiani.