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Iwb e la scommessa finanziaria sul vino

LA PRIMA QUOTAZIONE NEL SETTORE E L’INGRESSO DI FONDI DI PRIVATE EQUITY IN REALTÀ IMPORTANTI SONO IL SEGNALE DELL’ATTENZIONE VERSO QUESTO ASSET. COSTITUITI VEICOLI FINANZIARI AD HOC PER CANTINE E DISTRIBUZIONE

 

Roma «Io non sono un grande esperto di vini ma da quando conosco questa realtà ho imparato a distinguere il buono dal cattivo»: parole di Alessandro Benetton, presidente di Benetton Group, raccolte dalla stampa nel corso della cena al Vinitaly di Verona, la scorsa settimana, per presentare la prima vendemmia di Farnese Group, il gruppo vitivinicolo abruzzese che per il 60% fa capo a 21 INVESTIMENTI, il braccio di private equity del gruppo di Ponzano Veneto. Il vino italiano è la nuova frontiera degli investimenti. L’export al galoppo e la forte tenuta anche nei momenti peggiori della crisi confermano la solidità di questo asset del Made in Italy. Ma il matrimonio vino- finanza segue strade tutte sue. Dipende dalla fisionomia stessa del nostro mercato. I principali gruppi per dimensioni di fatturato sono cooperative, storicamente poco familiari con le idee di capitali e Borse. Mentre i privati, anche i più grandi, restano legati al concetto di business di famiglia. Lo scoglio più arduo da superare è la quotazione. Quest’anno è approdata a Piazza Affari la prima azienda produttrice di vino, Iwb, Italian Wine Brands, che ha messo assieme Giordano Vini, piemontese, e Provinco Italia, trentina. Iwb è arrivata all’Aim, la piattaforma per le piccole e medie imprese attraverso il pre-booking di Ipo Challenger, evoluzione della Spac, special purpose acquisition company: le Spac sono in pratica delle casse per operazioni di fusioni e acquisizioni, a limitato

profilo di rischio, con un vincolo temporale ben definito, hanno potenzialità di guadagno anche molto rilevanti, sostengono gli esperti di Borsa. Dopo un mese il 10% delle azioni che costituiscono il capitale flottante di Iwb risultava scambiato, sia per la parte azionaria, sia per i warrant, con un valore superiore di circa 18-20% rispetto alla sottoscrizione A convincere il mercato la specificità di Iwb: «Aggrega già da subito non vigne, ma winerycon capacità produttiva importante e quote di mercato significative in Italia e in Europa», spiega Simone Strocchi, vicepresidente di Iwb. Gli asset a maggior valore aggiunto, infatti, sono gli impianti e le reti di vendita. Nell’indice mondiale delle quotate di Mediobanca figurano colossi come l’americana Constellation Brands, la sud africana Distell, l’australiana Treasury Wine e la cinese Yantai, come dire gigantesche linee di imbottigliamento e network distributivi globali. Agli antipodi rispetto ai nostri produttori: tanti, piccoli, legati alla vigna, alla terra, che segue logiche di rendita differenti e immobilizza grossi capitali. Attraverso fusioni e acquisizioni molti gruppi sono cresciuti e anche il business si fa più complesso. A Cascina Val di Pesa, Firenze, la nuova cantina della dinastia toscana degli Antinori, tra i primi produttori in Italia, nasconde una piattaforma logistica da far invidia a una multinazionale. E per garantire il controllo del gruppo di famiglia e assicurare stabilità gestionale e certezza nelle successioni, è stato varato un trust. Anche sul versante della distribuzione, ancora molto frammentato, si assiste a processi di consolidamento. Luciano Benetton, padre di Alessandro, patron di Villa Minelli, altra cantina del gruppo, è da poco diventato socio attraverso un aumento di capitale di Cuzziol GrandiVini, insieme a un partner di primo piano, Bruno Paillard, “monsieur champagne”, come lo chiamano tutti. Erano clienti in esclusiva di Cuzziol. Ora sono la leva della crescita.

 

 

( Fonte Repubblica )