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Nasce in Cile un vino coi fiocchi

Sta andando bene l’avventura cilena di Patrick Valette, l’enologo francese di fama mondiale che anni fa abbandonò le vigne transalpine per occuparsi di un nuovo progetto nel paese sudamericano.

 

Appartenente a una famiglia di viticoltori originaria di Saint-Emilion, terra di grandi Bordeaux, Valette in realtà nacque in Cile, dove i suoi genitori si erano trasferiti, per poi fare ritorno in Francia a occuparsi delle proprietà paterne e dell’etichetta Chateau Pavie, il primo cru classificato di Saint-Emilion.

 

Ma nel 1997, a causa di un disaccordo familiare, i marchi Chateau Pavie, Pavie-Decesse e La Clusière furono venduti a Gérard Perse, un imprenditore della grande distribuzione.

 

 

Un errore madornale, secondo Valette, che però non poté far nulla per impedire questa decisione. Di qui la scelta di tornare in Sudamerica.

 

In Cile suo padre aveva avviato una nuova iniziativa nella valle di Maipo, che però venne interrotta improvvisamente con la sua morte avvenuta nel 1999. In seguito Patrick Valette fu ingaggiato come consulente nell’azienda Vina Neyen di Apalta, dove lanciò il primo millesimato quattro anni più tardi. Si affezionò a Carmenère, il vitigno simbolo del Cile, in virtù del suo gusto speziato e degli aromi speciali.

 

A poco a poco, dopo aver portato in Cile la sua famiglia (moglie e nove figli), l’attività di Valette si ampliò: arrivarono altre consulenze come quelle per Chocalan, Domus Aurea, Santa Rita e Terra Mater, oltre a una piccola produzione in Francia di merlot puro presso Chateau Rougerie, sempre in zona Bordeaux.

 

La svolta avvenne nel 2005, quando Valette fu contattato da Alexander Vik, un miliardario norvegese che viveva a New York, attivo nei settori dell’informatica e della ricettività alberghiera.

 

 

Vik lo incaricò di produrre un grande vino in Argentina, che potesse fare concorrenza ai premier cru francesi. Ma, a causa della burocrazia di Buenos Aires, l’enologo tornò in Cile dove scoprì un angolo inesplorato nel territorio di Colchagua, a 200 chilometri da Santiago. Si tratta esattamente della valle di Millahue, che si estende su 4 mila ettari in un’area calda. Essa, però, beneficia durante il giorno dei venti dell’Oceano Pacifico e nelle ore notturne di quelli provenienti dalle Ande. La temperatura passa dai 33 gradi diurni ai 12 della notte e il clima fresco permette di mantenere l’acidità dell’uva.

 

Non si è comunque trattato di una passeggiata: sono state necessarie 6 mila prospezioni del suolo per capire come fosse il terreno. Così è stata piantata una prima tranche di 300 ettari, che aveva due caratteristiche. La prima è l’elevata densità, pari a 7.500-8.500 piante per ettaro, molto al di sopra della media di 3-4 mila tipica del Sudamerica. Una densità alta favorisce un’uva qualitativamente migliore. L’altra peculiarità è che viene praticato l’innesto: Valette ha spiegato che, pur non essendo attualmente presente in Cile la filossera, un insetto che attacca mortalmente la vite, si vuole evitare il ripetersi dell’esperienza californiana, dove tutti i vigneti sono stati ripiantati. Inoltre l’innesto porta a un adattamento migliore al terreno e a una raccolta più omogenea.

 

Ma il progetto di Vik non si ferma alla produzione vinicola e prevede la creazione di un intero sistema: un lago artificiale, 2 mila ettari di bosco, tre colline e un complesso dedicato all’enoturismo. Poi sorgerà un albergo e anche un villaggio per accogliere gli operai. L’investimento ammonta ad almeno 20 milioni di dollari (15,8 mln euro). La cantina, disegnata dall’architetto cileno Smiljan Radic, sarà inaugurata a breve e avrà una capacità di 3 milioni di litri.

 

Il vigneto di Millahue è costituito per il 50% da cabernet sauvignon, per un altro 35% da carmenère, per l’8% da cabernet franc, per il 6% da syrah e per l’1% da merlot. La raccolta dell’uva avviene manualmente nelle ore notturne, così da mantenerne la freschezza. Il primo millesimato è stato prodotto nel 2009 e i risultati sono considerati positivi. Quanto al possibile ritorno in Francia, Valette non lo esclude: egli possiede ancora una grande casa nella regione Entre-deux-Mers e qualche vigneto. A Bordeax, la passione di sempre.

 

 

( Fonte Italiaoggi )

 

Annotazioni a margine

 

Ho avuto l’opportunità di recarmi sul posto nel 2010 e toccare con mano, naso e palato , questa grande e belle realtà cilena. Per chi volesse approfondire l’argomento un mio articolo in anteprima nazionale del 2010, al link :

http://www.vinit.net/vini/Le_Mie_Degustazioni/MY_BEST_WINE_OF_2010_IS__VIK_2009_7549.html

 

( la vallata con oltre 4000 ha di terreni, sullo sfondo le Ande innevate )

( un vigneto di circa 120 anni di cabernet-sauvignon su piede franco, tra i piu’ antichi del mondo )

 

Buona lettura

Roberto Gatti

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Giudice degustatore ai Concorsi Enologici Mondiali più prestigiosi tra i quali:

» Il Concours Mondial de Bruxelles che ad oggi ha raggiunto un numero di campioni esaminati di circa n. 9.080, dove partecipo da 13 edizioni ( da 9 in qualità di Presidente );

>>Commissario al Berliner Wine Trophy di Berlino

>>Presidente di Giuria al Concorso Excellence Awards di Bucarest

>>Giudice accreditato al Shanghai International Wine Challenge

ed ai maggiori concorsi italiani.