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Prosegue la protesta degli agricoltori italiani contro la burocrazia e la dematerializzazione dei registi vitivinicoli.

COMUNICATO STAMPA ASS. CONTADINI CRITICI- VIGNAIOLI UNITI

 

Prosegue la protesta degli agricoltori italiani contro la burocrazia e la dematerializzazione dei registi vitivinicoli. Prosegue la campagna di Disobbedienza Civile, ed i numeri dell’iniziativa ce li fornisce il direttore Agea, Papa Pagliardini, in un’intervista pubblicata sul numero odierno del quotidiano Italia Oggi: <<…neppure un terzo delle aziende vinicole obbligate alla tenuta del registro telematico del vino detiene un proprio registro on line. Eppure quasi tutte le imprese obbligate (17 mila su 19 mila complessive) si sono iscritte al Sian e sono già abilitate alla loro tenuta…>>

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Ma l’iniziative non finiscono qui: l’associazione marchigiana, I Piceni, ha inviato al Ministro Martina una nuova lettera firmata da oltre 50 aziende. Ecco il testo:

“Alla Cortese Attenzione del Ministro Agricoltura Dott. Martina e viceministro Dott. Oliviero

 

-Sistema italiano dei “Registri Telematici” per i vini

 

Egregio Sig. Ministro e Viceministro,

 

Premesso che ci scusiamo per la presente, ma siamo ormai arrivati all’esasperazione e vorremmo porre alla Vostra attenzione la nostra preoccupazione per questa nuova imposizione che ci sta logorando mentalmente ed economicamente.

Siamo una cantina vitivinicola che opera nel Piceno, per noi è sempre più difficile far quadrare il bilancio aziendale, stiamo lottando con notevoli sacrifici per continuare a tenere in piedi un’attività che si tramanda da padre in figlio e che ci distingue per passione, qualità e tutela del territorio ma che oggi sentiamo minacciata da un’imposizione che ci è stata presentata come semplificazione ma che in realtà si sta dimostrando come ulteriore danno economico.

 

Il progetto della dematerializzazione dei registri – lo saprete meglio di noi – parte nel 2015 con il DM 20/03/15. All’art 8 tale decreto recita come di seguito riassunto:

– i registri sono resi disponibili sul portale SIAN, e sono utilizzabili in test fino al 31/08/15, dal 31/08/15 al 31/12/15 sono facoltativi, e dal 01/01/16 saranno resi obbligatori.

La realtà, invece, è che sul portale SIAN nulla è esistito fino a inizio 2016.

 

Un embrione del portale s’è visto per la prima volta, nella primavera 2016, e solo nell’ estate 2016 erano state implementate le principali causali: il tutto era ancora ben lontano, però, dall’essere completo.

Ci siamo comunque attivati per provare a gestire la nuova imposizione, e dopo aver impiegato tempo per configurare i prodotti il Ministero, il mese scorso, si è accorto di aver inserito la tabella dei codici dei vini errata costringendoci a dover riprendere il lavoro e ad oggi la tabella non è ancora completa.

 

Vi chiediamo di considerare le valutazioni di seguito riportate:

 

– I costi della tenuta dei registri.

 

Certo il ministero ha predisposto un programma gratuito ad uso delle cantine, ma di fatto impossibile da usare se non da persone esperte e preparate, cosa che non si può chiedere a chi deve preoccuparsi ogni giorno di svolgere ciò che sa fare meglio nel vigneto e in cantina e che aveva imparato fino ad oggi a gestire i registri di cantina in autonomia e senza costi.

 

I registri telematici non solo impressionano per la suddetta enormità di dati da riportare obbligatoriamente in essi, ma il peggio sta nel fatto che per compilarli è necessario avere una grande dimestichezza con il più avanzato linguaggio tecnico-telematico.

 

Per risolvere il problema siamo costretti a due soluzioni:

– far seguire speciali corsi ai propri collaboratoriche già hanno una buona infarinatura di telematica, oppure

– ricorre a servizi esterni: e tali servizi, proprio perché complessi, avranno un costo sproporzionato al sempre più risicato margine di guadagno!

 

Come si può pensare che le piccole aziende reggeranno l’urto?

Perché non si valuta profondamente il danno che si sta andando ad arrecare ai produttori vitivinicoli?

Chi difende il reddito agricolo di base, quello di chi lavora la campagna con il sole e con la pioggia?

Perché una volta tanto non possiamo contare su uno Stato che dà ascolto direttamente ai produttori e non alle lobbies che fingono di tutelare gli interessi degli agricoltori ma in realtà tutelano solo i propri?

 

– Semplificazioni fasulle:

con grande enfasi era stato scritto che questi registri dovevano semplificare la tenuta dei normali registri cartacei o con software personalizzato.

Ebbene, a nostro parere è una presa in giro, fra l’altro perché è innegabile che i telematici devono contenere una massa di informazioni “aggiuntive”rispetto a quelle attuali imposte dalla UE.Il che significa l’esposizione a una più che probabile alluvione di contestazioni causate da imprecisioni involontarie. E, ricordiamolo bene – sbagliare anche una sola indicazione/codice, che sarà inesorabilmente evidenziata dal software obbligatorio, per tutte le aziende – grandi, medie, piccole e piccolissime – significa dover prepararsi a bilanci preventivi con la voce “pagamento sanzioni”, le quali si tradurranno in un incubo per la salute degli addetti alla tenuta di queste documentazioni.

-Se veramente è una semplificazione, allora che sia facoltativa la scelta, almeno così sarà l’azienda a decidere.

 

– Perché solo noi in tutta Europa?

Si vuole far credere che i registri telematici siano imposti dalla UE.Non è vero, tant’è che la stessa UE ha diplomaticamente affermato che la normativa italiana è sopra le righe,per la UE i registri telematici sono solo e inequivocabilmente alternativi

– ai registri cartacei (ora in uso)

– e a quelli computerizzati (ora in uso), come da art. 38/1 del Regolamento n. 436/09.

 

Quindi per la UE se ne può fare tranquillamente a meno e continuare nei modi attuali.

Sempre per la UE, il loro contenuto, dovrebbe essere il medesimo dei registri cartacei/computerizzati, mentre il Decreto 20 marzo 2015 impone assai di più.

Malgrado sia solo una facoltà, il Mipaaf a nostro avviso li sta adottando in violazione anche al principio fondamentale UE della proporzionalità ed equità delle norme nazionali derivate dal diritto UE.Già è dura competere con la concorrenza dei produttori internazionali ed europei, perché dobbiamo aiutarli ulteriormente aggiungendo nuovi costi?

 

Sia chiaro che non vogliamo sottrarci al nostro dovere di rispetto delle regole e siamo propensi a tutti i cambiamenti che garantiscono un miglioramento della qualità del lavoro, ma crediamo che questo stravolgimento del telematico, non sia stato valutato con la giusta conoscenza delle realtà vitivinicole, che comunque necessitano di un tempo più lungo di sperimentazione visto che lo stesso portale dal 2015 ad oggi non è ancora in grado di garantire affidabilità.

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– Ci siamo permessi di far giungere direttamente a Voi tutti questi dubbi, certi di una Vostra obbiettiva e imparziale valutazione, Voi siete il nostro Ministro, il garante della tutela di tutti gli operatori agricoli piccoli o grandi che siano, al di sopra di tutti gli interessi delle lobbies che invece fingono di tutelarci con l’unico scopo di costringerci a ricorrere al loro assistenzialismo.

Inoltre l’associazione Contadinicritici Vignaioli uniti non avendo avuto risposta alla lettera inviata al Mipaaf ai primi di marzo u.s., ha deciso di inviare 10 domande presso il nuovo servizio messenger della pagina ufficiale del Mipaaf su Facebook (https://www.facebook.com/politicheagricole). Ecco le dieci domande:

1) Nell’ottica della semplificazione,nei controlli alla produzione, alle aziende, perchè avere dieci organismi diversi, che controllano le medesime cose, e non un unico organismo?

2)Perchè i titolari di aziende agricoli devono pagare il costo dei corsi di aggiornamento obbligatori(fitofarmaci, haccp, trattori, ecc), alle proprie associazioni di categoria, quando queste ultime hanno i costi di realizzazioni dei corsi pagati dalle Regioni con Fondi Europei? Perchè un servizio è pagato due volte?

3)Perchè un agricoltore a tempo pieno, un imprenditore agricolo che svolge questa attività da oltre 5 anni, deve frequentare dei corsi teorici sull’uso dei mezzi agricoli? Non è possibile sostituirli con delle autocertificazioni?

4)Perchè un’agricoltore la cui azienda è controllata e certificata biologica, pur utilizzando esclusivamente sali di rame e zolfo puro deve fare corsi e conseguire il patentino fitofarmaci?

5)Per quale motivo sono ancora in vigore le norme sulle prestazioni viniche obbligatorie? Norme pensate e volute nel periodo dell’autarchia del ventennio fascista?

6)Per le aziende che producono vino certificato bio, perchè non è possibile riportare in etichette le pratiche in campo ed in cantina e la lista degli ingredienti?

7) Il Mipaaf cosa pensa di rispondere alle sollecitazioni della Commissione Europea sull’adeguamento dell’etichettatura del vino al regolamento europeo sull’etichettatura degli alimenti?

8)Registri dematerializzati vino: come mai dopo un anno e mezzo di sperimentazione, al varo del progetto, nel gennaio scorso, il sistema informatico non funziona? Quanto denaro pubblico è costato questo periodo di sperimentazione? Quanto costerà il bando e il nuovo programma informatico?

9)Perchè in presenza dei registri telematici, non si sono abolite le tradizionali dichiarazioni di produzione uve (dicembre) e giacienze vini (dicembre)?

10) Perchè per i piccoli produttori, non si sono studiati dei registri telematici, GRATUITI (senza il ricorso ad interfaccia con software esterni), di FACILE UTILIZZO, a COMPILAZIONE TRIMESTRALE, e che SOSTITUISCANO OGNI ALTRO REGISTRO O PRATICA BUROCRATICA?

 

Ci risponderà questa volta il Ministro Martina?

28 giugno 2017 contadinicritici@inventati.org