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PROSIT AL VINO BIODINAMICO (SE È BUONO)







Pi valore al terroir















 






Sempre pi appaiono nelle contro etichette dei vini scritte inusuali: biodinamico, biologico, naturale. Cosa sta succedendo nel mondo del vino? C’ chi invita a un ritorno alle origini e chi cerca sofisticati apporti chimico tecnologici per rispondere alla domanda globale di un vino morbido, rotondo, fruttato. Una tendenza in crescita, l’applicazione della biodinamica all’agricoltura: una vera e propria filosofia di vita ideata dallo scienziato e filosofo austriaco Rudolf Steiner nel 1924. Dalle sue idee testamento nato un movimento nel settore vinicolo che, dopo la Francia, ha ispirato anche in Italia diversi produttori. L’agricoltura che si rif al filosofo austriaco ritiene la terra un organismo vivente e cerca di rinnovare il terreno in modo tale da produrre frutti vitali e nutrienti, tenendo altres conto dell’interdipendenza fra gli elementi della terra e della loro corrispondenza con i ritmi del cosmo.

Secondo Stefano Belotti, produttore di vini quali Gavi Filagnotti di Tassarolo, Barbera Moub, Dolcetto Nibio, non esistono vini biodinamici, bens uve ottenute da terreni trattati con metodo biodinamico, i cui vini possono essere certificati da protocolli privati, quali ex Aiab, attualmente Icea, e la certificazione Demeter, che per riguarda solo le uve prodotte.

Belotti, insieme all’azienda Nuova Cappelletta di Vignale Monferrato, produttrice di Barbera, pu considerarsi un antesignano nell’applicazione dei principi biodinamici, secondo i quali la fattoria deve essere in grado di riciclare le sue forze vitali, prima fra tutti il letame, da impiegarsi nella concimazione. Ispirata dagli stessi principi, l’azienda agricola “la Raia” (Strada di Monterotondo 79, Novi Ligure) di Giorgio Rossi Cairo,condotta dalla figlia Caterina e dal marito Tom Dean, che produce Gavi Pis, Gavi terrebianche e barbera. Alessandro Sgaravatti, dell’azienda Castello di Lispida di Monselice, ( vedi mio articolo al linK:


http://www.winereport.com/winenews/scheda.asp?IDCategoria=8&IDNews=994


invece seguace delle teorie di Masanobu Fukuoka, microbiologo giapponese.

Ci sono poi produttori viticoltori che non si definiscono “bio”, ma puntano a ottenere un vino in assenza di accelerazioni e stabilizzazioni, recuperando il miglior equilibrio tra l’azione dell’uomo e i cicli della natura. Sono il gruppo “vini veri” di cui fanno parte alcuni famosi produttori italiani, i cui vini hanno raggiunto grande attenzione fra i critici e i consumatori. Tra questi il friulano Stanko Radikon, il toscano Fabrizio Niccolaini di Massavecchia, il veneto Giampiero Maule, l’umbro Giampiero Bea, i marchigiani Casolanetti e Rossi di Oasi degli Angeli ( con il loro rosso Kurni). In particolare Radikon sostiene che la vite e il vino hanno secoli di vita e la naturalit dei vini si pu ottenere anche per altre strade, come quella tracciata dal gruppo “vini veri”.

Questi produttori hanno sottoscritto delle regole per garantire la naturalezza dei loro vini. Il numero di produttori intenzionati ad abbandonare l’uso della chimica cresce in maniera esponenziale: la loro attivit si basa su una concezione armonica del ciclo produttivo che sia in grado di restituire un ruolo di protagonista alle caratteristiche del “terroir” di appartenenza. altres vero che anche tra i vini da uve biodinamiche o i vini veri o i vini ottenuti con metodi naturali ci sono quelli buoni e quelli cattivi…


 


( Fonte Il Sole 24 Ore )