Home News Rivoluzione nel vigneto

Rivoluzione nel vigneto

Eugenio Sartori – La viticoltura sta vivendo una stagione innovativa come non si vedeva da un secolo. E i Vivai di Rauscedo sono in prima linea

 

 

C’è molta innovazione dietro a un settore apparentemente tradizionale come quello vitivinicolo. Infatti, la crescita esponenziale di superfici vitate in nuovi Paesi, da una parte, e anche le esigenze in quelli più consolidati di colture a basso impatto ambientale spingono la ricerca verso varietà rinnovate, che rispondano alle nuove richieste di produttori e, indirettamente, di consumatori. In prima linea su questo fronte troviamo i Vivai cooperativi di Rauscedo (Vcr), un’eccellenza tutta friulana con un orizzonte mondiale, che si avvale anche dell’importante collaborazione di centri di ricerca locali, in particolare in seno al mondo accademico. Si è aperta, infatti, una nova stagione per il settore caratterizzata da una spinta tecnologica che da un secolo non si vedeva, come sottolinea il direttore della cooperativa Eugenio Sartori.

 

Dove sta andando la viticoltura in generale?

“L’odierna viticoltura, nel corso dell’ultimo secolo, si è profondamente trasformata sia in riferimento alle caratteristiche dei vigneti dei Paesi tradizionalmente viticoli, pensiamo ad esempio ai vigneti consociati e strutturati con tutori vivi dei nostri nonni, sia in riferimento agli areali di coltivazione. Negli ultimi anni si è, infatti, assistito a un progressivo decremento della superficie tradizionalmente viticola in Francia, Italia e Spagna, compensato dall’incremento in Paesi come Cina, Turchia, Stati Uniti, Argentina e Cile”.

 

Qual è il trend, appunto, nei Paesi emergenti?

“Secondo gli ultimi rapporti dell’Oiv, negli ultimi anni si è assistito a una crescita continua della superficie vitata in Cina e America del Sud, a eccezione del Brasile dove si sta attuando un’importante ristrutturazione dei vigneti, al punto che il vigneto cinese è diventato il secondo al mondo dopo la Spagna, con quasi 800 migliaia di ettari.

Tutte queste trasformazioni, impongono la necessità di riconsiderare i modelli viticoli fino a oggi proposti e pensare nuove tecniche di coltivazione, nuove varietà e nuovi portinnesti che si adattino alle diverse condizioni pedoclimatiche delle nuove aree vitate”.

 

Che impatto potrà avere la commercializzazione dei dieci vitigni resistenti alle malattie selezionati in Friuli?

“Le varietà resistenti, selezionate dall’Università di Udine e dall’Istituto di genomica applicata, possono rappresentare una delle risposte alle nuove esigenze della viticoltura: per la loro resistenza alla peronospora e oidio, possono essere utilmente utilizzate in particolar modo in quelle aree che presentano condizioni climatiche particolarmente favorevoli allo sviluppo di questi patogeni, per esempio il Rio Grande do Sul in Brasile, l’Abkazia, ma anche le nostre aree prealpine. Come anche in aree in cui la viticoltura si è sviluppata su basi di elevata competitività di prezzo, come la Mancha, Sud Africa e Cina, oppure in zone vitate contigue a insediamenti abitativi, per esempio la zona del Prosecco, quella del Cava in Spagna oppure lo stesso Collio. Più generalmente da tutti quei viticoltori che vogliono rispondere a un’esigenza sempre più sentita del consumatore di attenzione all’ambiente e di riduzione dell’utilizzo di fitofarmaci. Per la loro resistenza alle basse temperature, in alcuni casi fino a meno 24°C, possono anche essere utilizzate nelle aree pedemontane marginali a rischio abbandono, offrendo agli agricoltori una possibilità più remunerativa di utilizzo di quest’aree”.

 

Quali sono le nuove frontiere della selezione varietale?

“Le dieci varietà resistenti selezionate dai ricercatori friulani e iscritte al Catalogo nazionale delle varietà, accanto ai nuovi portinnesti selezionati dall’Università di Milano, rappresentano i primi importantissimi passi verso una nuova stagione della ricerca in viticoltura: dopo oltre un secolo, durante il quale la selezione di nuove varietà sia da uva sia portinnesti era rimasta pressoché immobile, ora, anche sulla scorta degli ottimi risultati ottenuti con le nuove ibridazioni, molti centri di ricerca, sia in Italia sia all’estero, stanno approntando nuovi incroci, sia da tavola sia da vino, e nuovi portinnesti.

Le nuove tecniche di genomica quali la cisgenesi o il genome editing potrebbero, inoltre, essere impiegate per ottenere in un futuro, anche se non imminente, varietà resistenti alle diverse malattie pur mantenendo inalterate le caratteristiche varietali”.

 

Cambiando le viti, cambierà anche il vino che beviamo?

“Le nuove varietà resistenti alle malattie, dal punto di vista enologico, presentano un livello qualitativo del tutto comparabile, se non addirittura superiore al parentale di vinifera, tanto che in degustazioni alla cieca non sono stati riconosciuti come altre varietà. Dal punto di vista salutistico, poi, presentano livelli di alcol metilico bassissimi, molto al di sotto dei limiti fissati dalla normativa nazionale e comunitaria”.

 

Chi sono oggi i vostri concorrenti?

“Con la commercializzazione di circa 76 milioni di barbatelle nella campagna vendite in corso, di cui quasi la metà destinate all’estero, Vcr si mantiene la prima azienda vivaistico-viticola al mondo. I concorrenti con i quali ci dobbiamo confrontare sono circa 400 vivaisti viticoli in Italia e altrettanti in Francia.

Si tratta, tuttavia, di aziende a conduzione familiare o piccole cooperative che riescono a garantire produzioni massime dell’ordine di 10–12 milioni di barbatelle, quantità nettamente inferiori a quelle che riesce a produrre una cooperativa quale Vcr, che può contare sul lavoro e la professionalità di ben 250 associati”.

 

Quale strategia state adottando per rimanere competitivi?

“Da sempre la ricerca e l’innovazione sono stati per Vcr fondamentali per diventare azienda leader mondiale del settore vivaistico viticolo ed è la strada che intendiamo continuare a percorrere per mantenere le nostre posizioni di mercato. Ampliando il nostro Centro sperimentale e dotandoci di nuovi laboratori e attrezzature, intendiamo continuare a operare nella ricerca e sperimentazione, sia autonomamente sia a fianco dei più importanti Centri di ricerca nazionali e internazionali. Vogliamo in questo modo continuare ad assicurare agli operatori del settore vivaistico-viticolo una gamma di prodotti sempre più ampia e rispondente alle mutevoli esigenze del mercato”.

 

 

( Fonte Il Friuli )

 

http://qui.uniud.it/notizieEventi/ricerca-e-innovazione/presentati-i-primi-vitigni-resistenti-alle-malattie/#null