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Sicilia, tutta la modernità del Marsala: Florio vive una seconda giovinezza

Lo storico vino liquoroso cerca di rinascere, anche grazie all’enoturismo: “Un prodotto da bere in vari momenti della giornata, non usatelo solo per cucinare”

 

“Un po’ fresco va bene insieme al Gorgonzola, a temperatura ambiente con il cioccolato o con la pasticceria secca, altrimenti da solo, sempre freddo, come aperitivo”: Benedetta Poretti, direttore della comunicazione, terza generazione della famiglia Reina, proprietaria della Illva Saronno, holding che possiede Duca di Salaparuta Spa – alla quale fanno capo i brand Florio, storico marchio di Marsala, nonché le cantine Corvo e Duca di Salaparuta – ci conduce in un viaggio del gusto alla ricerca dell’abbinamento giusto che ha fatto di questo celebre vino liquoroso, spesso usato solo in cucina, un prodotto da gustare in tutto l’arco della giornata.

 

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“Il Marsala è un prodotto moderno, versatile, vivo e con un futuro”, afferma Benedetta Poretti – lo provano i 2 milioni di bottiglie esportate, soprattutto negli Usa, ma anche in Europa, specialmente in Germania, ai quali si aggiunge 1 altro milione tra passiti e moscati”.

“La nostra cantina di Marsala ha lavorato moltissimo – incalza Poretti – in questi anni abbiamo allargato la gamma di prodotti liquorosi e passiti e, contemporaneamente, stiamo puntando molto sull’enoturismo. Con 53mila visitatori all’anno in cantina siamo una tra le più grandi mete enoturistiche della Sicilia, in crescita del 17% sul 2014”.

 

Tra Marsala semisecchi, secchi e dolci ripartiti in riserve oltre i 6 anni di invecchiamento, riserve oltre 10 e riserve storiche, vini passiti e liquorosi, e ora anche uno spumante aromatico a base di Moscato, si può spaziare da etichette easy to drink fino a bottiglie da meditazione. Non basta fare buoni vini, l’Italia è un paese ricco di territori vitivinicoli e per imporre un brand e le sue varie etichette bisogna attirare visitatori, far provare dal vivo cosa si percepisce nel calice. La base sapida che ti porta alle saline di Motia, lì, vicino alla costa, il profumo delle zagare, la pastosità dei fichi secchi, l’accenno balsamico degli eucalipti, le note speziate, lo Zibibbo: lo spettacolo di questo angolo di Sicilia.

 

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Spettacolo della natura che si ripete in scena, nella sala di degustazione, concepita come un set teatrale. Ricavata da una delle navate in tufo delle Cantine Florio, fondate nel 1832, è limitata da una quinta di botti di rovere, con un allestimento che attraverso un sapiente gioco di luci e ombre, una sala cinematografica in 4D, allestimenti che sposano il design alle più moderne tecnologie. Anche le più sostenibili, con sistemi Led stagni per tenere a bada la forte umidità e la polvere di tufo presenti.

“Realizziamo 130 eventi all’anno, con musica e altri spettacoli”, spiega Poretti. Ai wine lover in visita entro l’anno saranno riaperte anche le altre due cantine storiche del gruppo, Corvo e Duca di Salaparuta, a loro volta trasformate in strutture d’avanguardia per offrire esperienze indimenticabili.

 

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I turisti arrivano da tutto il mondo e l’enoturismo ha messo in moto oltre un milione di euro di fatturato, piccola parte ma in forte crescita sui 40 milioni totali della Duca di Salaparuta Spa. Senza contare l’eco che produce il racconto di chi torna a casa, e cerca tra enoteche e supermercati – o sul sito e-commerce del gruppo – le emozioni che ha provato in vacanza. Corvo, come il Marsala, ha iniziato ad essere venduto all’estero, soprattutto Usa, a metà dell’800. L’export rappresenta il 30% delle vendite, per il 10% coperte da Florio, venduto in 55 paesi. L’obiettivo, ora è proprio l’estero. Trentasei milioni di investimenti in dieci anni: l’impegno economico che è servito per traghettare nei nuovi trend di mercato marchi che affondano le loro radici nella storia. A Marsala, provincia di Trapani, è sbarcato Garibaldi, nel 1860, ma un secolo prima, nel 1773, era approdato il mercante inglese John Woodhouse: sbattuto da una tempesta scopre il vino locale e ne intuisce le potenzialità nei ricchi salotti inglesi. Preoccupato di come avrebbe potuto sostenere il viaggio, Woodhouse aggiunge dell’acquavite.

 

Nasce così il Marsala, che viene definito anche un vino fortificato. Sulla scia di Woodhouse arrivano a Marsala diversi produttori inglesi, finché, nel 1832, spunta il primo imprenditore italiano, Vincenzo Florio. I Florio, ricca famiglia di industriali e armatori, portano il Marsala in ogni parte del mondo a bordo della flotta della Compagnia Florio. Nel 1920, ancora col vento in poppa, Florio viene ceduta alla Cinzano. Nel 1988 la Cinzano la cede a sua volta all’Illva di Saronno, famosa per l’Amaretto. Nel 2001 l’Illva ha ampliato il portafoglio dei vini siciliani con Corvo e Duca di Salaparuta: un gruppo nato dalla fusione della tenuta Corvo in Casteldaccia e da Duca di Salaparuta, fondate in provincia di Palermo nel 1824 da Giuseppe Alliata di Villafranca e sua moglie, Agata Valguarnera, cantine finite poi, per diverse vicissitudini, alla Regione Sicilia.

 

Un tempo, oltre al Marsala, in Sicilia, c’erano solo Corvo e Duca di Salaparuta, primi e unici brand, pionieri tra i viticoltori che vendevano ettolitri di vino sfuso ai produttori del nord Italia, che usavano il vino siciliano per rinforzare i propri vini. Fertile, vulcanica, con il sole tutto l’anno, la Sicilia, che produceva vino fin dai tempi della dominazione greca, oggi è piena di cantine famose.

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Corvo e Duca di Salaparuta, per un lungo periodo messi in ombra dai concorrenti più giovani, hanno rialzato la testa. Corvo è tra i più venduti nella grande distribuzione, dove la gente che normalmente chiede “uno chardonnay”, con Corvo sa di comprare un “brand quotidiano”. Duca di Salaparuta, più nobile, è dedicato invece alla ristorazione. Il Duca Enrico, a base di Nero d’Avola e Bianca di Valguarnera, a base di Insolia, sono le icone che fanno perno sui vitigni autoctoni. C’è una linea specifica dedicata ai territoriali, Calanìca, che sposa l’Insolia all’internazionale Chardonnay, Il Nero d’Avola al Merlot, Il Grillo al Viognier, il Frappato al Syrah.

Tra i Corvo, oltre ai classici che tutto il mondo conosce, spicca la linea “raccolti a mano”, Imàna, Igp Grillo, Igp Nero d’Avola con Frappato, Imàna Fiore, blend di varietà siciliane a spiccato aroma primario. Zibibbo e Moscato Bianco sono invece i vitigni base dei vini liquorosi e passiti. Mentre per il Marsala Florio predilige Grillo e Catarratto: una volta vinificati vengono messi ad affinare nelle botti, con invecchiamento per singole annate. È lo stile della casa. Più raffinato del cosiddetto “soleras”, a cascata, usato anche in Spagna per lo Sherry e in Portogallo per il Porto, con botti sovrapposte dalle quali il vino viene fatto passare dopo un certo tempo in quelle sottostanti.

 

 

( Fonte Repubblica )

 

 

Annotazioni

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Entusiasmante conoscere la storia del Marsala, uno dei migliori vini oggi prodotti in Italie e nel mondo. Andiamo alla ricerca delle marsale di qualità e le sorprese non finiranno di stupirci. Siamo ancora troppo, ed erroneamente, ancorati alle marsale all’uovo usate in cucina, non sono queste le marsale che dobbiamo degustare !

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Un vino creato e pensato ” in ossidazione e fortificato “, per questo interminabile, se ben conservato durerà anche centinaia di anni !

RG