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Toscana, l’annata nera del vino

Gelate tardive, siccità e ungulati hanno portato a una perdita di produzione di oltre il 40% rispetto al 2016, con punte sopra il 50% per alcune denominazioni. E nonostante la qualità sia buona, le ripercussioni negative per le aziende potrebbero protrarsi anche nel tempo

 

Tempo di bilanci per la viticoltura toscana dopo un’annata, quella del 2017, segnata da gelate tardive e siccità. E il clima ha fatto sentire pesantemente le sue conseguenze, non sulla qualità che anzi pare promettere molto bene, ma sulla quantità di prodotto.

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Secondo la Confagricoltura regionale nell’anno appena trascorso sono state prodotte 145 milioni di bottiglie di vino in meno rispetto al 2016, un calo che in termini economici si traducono in circa 480 milioni di euro svaniti.

 

Nel 2016 infatti erano stati prodotti 268.649.321 litri di vino, mentre nel 2017 si è scesi a 160.649.514 litri, oltre il 40% di produzione in meno.

 

E se in alcune zone gli effetti della meteorologia avversa si sono fatti sentire meno, come ad esempio in Val di Cornia, protetta dal suo microclima peculiare, in altre zone le conseguenze sono state pesanti.

 

Il territorio più colpito è stato quello della Docg del Morellino di Scansano, in provincia di Grosseto dove la produzione rispetto allo scorso anno appare più che dimezzata con una perdita di oltre il 56% di prodotto.

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( Grappoli compromessi dalla siccità, in Toscana perso oltre il 40% della produzione di vino

Fonte foto: Matteo Giusti – Agronotizie )

Altre denominazioni particolarmente colpite sono state il rosso di Montepulciano, con un calo produttivo del 53%, seguito poi dalla Doc Maremma toscana con quasi il 43% di perdite, il Carmignano rosso in provincia di Prato e il Chianti Docg, con oltre il 39% di prodotto in meno, il rosso e il Brunello di Montalcino con perdite rispettivamente del 39% e del 34%, il Nobile di Montepulciano che perde oltre il 31% di prodotto, il Chianti Classico con un calo del 27% e la Vernaccia di San Gimignano e la Doc di Bolgheri, che hanno perso oltre il 25% di produzione.

 

Perdite quelle delle Doc e delle Docg che sono perdite nette e non declassamenti, infatti la qualità tiene e allo stesso tempo l’Igt Toscana, l’indicazione geografica dove potrebbero confluire eventuali lotti declassati, segna già una pedita di produzione di oltre il 48%.

 

Così il 2017 si presenta come una annata tra le peggiori di sempre, dovuta alle anomalie climatiche ma anche a un altro fenomeno sempre più centrale per la viticoltura toscana e non solo: il problema degli ungulati.

 

Un problema che da alcuni anni comporta perdite di prodotto considerevoli, diventando una vera e propria avversità colturale, al pari o peggio di peronospora e odio, una problematica che lo scorso anno il presidente del consorzio del Chianti Classico, Sergio Zingarelli considerava il principale fattore limitante del suo territorio.

 

Il vino sul mercato probabilmente non mancherà, compensato dalle produzioni delle annate precedenti non ancora vendute, che secondo una stima di Confagricoltura costituirebbero un volume di oltre 5 milioni di ettolitri.

 

Gli effetti negativi per i viticoltori invece non si faranno attendere, nonostante la buona qualità e un aumento di prezzi ipotizzato secondo le prime stime tra il 25% e il 30%.

 

Le problematiche da sostenere per le aziende ora sono la copertura dei costi imprevisti, come l’aumento delle lavorazioni per cercare di alleviare lo stress idrico delle viti o le irrigazioni di soccorso soprattutto nel caso dei nuovi impianti.

 

Una situazione difficile che ha portato anche a delle soluzioni economiche particolari, come nel caso della convenzione ad hoc tra Consorzio Vino Chianti e il Monte dei Paschi di Siena per attivare un pacchetto di servizi finanziari rivolti alle aziende vitivinicole.

 

E anche la politica regionale si è mossa con la richiesta al governo del riconoscimento dello stato di calamità.

 

 

 

( Fonte Agronotizie )