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Veneto. Alla scoperta delle terre del prosecco

La bellezza dei vigneti e quella del borgo medievale di Conegliano e del suo castello. Un paesaggio affascinante, non solo a settembre. E poi, tutta la parte slow, dalla visita a una delle innumerevoli cantine alla degustazione

 

Con mezzo miliardo di bottiglie prodotte da oltre 8000 cantine, il prosecco è certamente l’ambasciatore dei vini italiani nel mondo intero. La DOC di produzione istituita nel 2009 comprende quasi tutto il Veneto e tutto il Friuli Venezia Giulia, ma indubbiamente il prodotto di maggiore qualità e notorietà è identificato dalla Docg Prosecco Conegliano Valdobbiadene, cui fanno capo 150 cantine in 15 comuni nell’Alta Marca Trevigiana. Questa tranquilla zona del Veneto centrale, facilmente raggiungibile in autostrada uscendo a Vittorio Veneto, si trova a mezz’ora da Mestre sulla direttrice nord che porta a Belluno e poi a Cortina. E’ una meta gradevole in tutte le stagioni per una gita alla scoperta di un territorio in cui vigneti e cantine sono indubbiamente i protagonisti, accompagnati prelibatezze gastronomiche di lunga tradizione, ma non mancano ricordi storici e culturali come ville venete e castelli, né paesaggi verdi di boschi e colline dove è piacevole passeggiare o andare in bicicletta. Dalla cima di questi colli lo sguardo spazia a perdita d’occhio sul panorama della pianura veneta fino a scorgere il mare Adriatico nelle giornate nitide.

 

Non è solo in tempo di vendemmia che si apprezza questo microcosmo annidato intorno a Conegliano, cittadina cresciuta dal X secolo intorno al suo castello, attuale Museo Civico. Tutta l’area del vivace centro cittadino di impianto medioevale è ancora in parte cinta dalle antiche mura, mentre altri luoghi d’interesse artistico sono monasteri, chiese maestose e alcune ville venete ben conservate. Attivo centro commerciale e industriale, secondo solo a Treviso nella provincia, Conegliano è oggi sede della prima Scuola Enologica italiana. Le escursioni in macchina o in bicicletta sulle stradine provinciali portano a scoprire piccoli borghi e frazioni dove il tempo scorre più lentamente e l’amore per il vino e la buona tavola è diventato regola di vita e motore dell’economia locale.

 

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I vigneti di glera, il vitigno da cui si ottiene il prosecco, sono dappertutto in lunghi filari, a volte controllati da droni per monitorare dall’alto la maturazione delle uve. Il panorama è straordinario dall’elicottero, dove si apprezza l’armonia di un paesaggio fortemente antropizzato e segnato dal lavoro contadino di tanti anni, in cui però i vigneti e i boschi mantengono un proporzionato equilibrio. Un sorvolo dei vigneti fa capire a colpo d’occhio la differenza tra prosecco e prosecco superiore: quest’ultimo derivante da vigneti abbarbicati sui fianchi di ripide colline, assai difficili da lavorare senza ricorso a macchine e trattori. Nei vigneti in quota l’escursione termica tra giorno e notte è più marcata e il microclima permette alle uve di acquisire sentori particolari che si riflettono nel vino.

 

In un’escursione anche breve nella terra del prosecco non può mancare naturalmente la visita di una o più cantine, con spaccio annesso, come Le Manzane a San Pietro di Feletto. E’ anche l’occasione per osservare e conoscere la metodologia di produzione di questo vino spumante prodotto con il metodo charmat in grandi contenitori di acciaio: la fermentazione avviene in autoclave, molto più velocemente rispetto al metodo classico che prevede invece la fermentazione in bottiglia. Ad ogni angolo del percorso si trovano osterie e ristoranti dove la tradizione della cucina è un punto d’orgoglio: al ristorante e wine bar Al Capitello in località Corbanese di Tarzo la sala è ricavata dal restauro di un Canevòn, un’antica cantina per la maturazione dei vini.

 

 

Lo chef Tiziano Poloni raccoglie personalmente erbe spontanee, funghi e castagne. Nei menù hanno ampio spazio ortiche, bruscandoli, tarassaco e asparagi a chilometro zero: il piatto più tipico sono le rosette di pasta fresca alle rosoline di campo, ricotta di capra e semi di papavero. Per pernottare da queste parti non ci sono alberghi a cinque stelle, bensì simpatici agriturismi o alberghi con poche camere a gestione familiare. Tra questi a San Pietro di Feletto la Villa del Poggio con il suo ristorante Ca’ del Poggio sono ben conosciuti nell’ambiente sportivo tra i ciclisti: sul suo muro si sono svolte le ultime faticose pedalate di memorabili tappe delle edizioni del giro d’Italia e del campionato italiano professionisti di ciclismo di passaggio da queste parti. Dalle terrazze dell’hotel sulla cima di una collina alta 200 metri sul mare si vedono borghi, vigneti, il mare in lontananza e le montagne sullo sfondo.

 

Info: www.prosecco.it

 

 

( Fonte La Repubblica )

 

Annotazione a margine

Tra i tanti prosecchi degustati, ne ricordo qualcuno in modo particolare, per l’eccellente qualità :

Marsuret azienda di Marsura Valter 

Ruggeri Vecchie Viti

Al Canevon

Pederiva Walter e Mariangela

Malibran di Maurizio Favrel

Agostinetto Valter

Bortolin Angelo

Col Vetoraz