Home News “A proposito della visita in Valtellina del Commissario UE”

“A proposito della visita in Valtellina del Commissario UE”

 

Sondrio, novembre 2006 Pochi giorni orsono la Valtellina ha avuto lonore di ospitare il Commissario Europeo allAgricoltura e allo Sviluppo Rurale, la danese Mariann Fischer Boel. Sicuramente un plauso va fatto alla Coldiretti di Sondrio per avere permesso al Commissario UE di potere prendere contatto, seppure per un arco di tempo limitato, con il territorio e le produzioni valtellinesi. In particolare il prestigioso ospite ha avuto la possibilità, sorvolando in elicottero la provincia, di ammirare i terrazzamenti vitati dai quali è rimasta impressionata. Tutto positivo, ma le dichiarazioni rilasciate dal Commissario nel corso della visita, fanno nascere delle riflessioni e delle considerazioni sul comparto vitivinicolo, che, con il duro lavoro dei suoi operatori, ha fatto sì che lintera cultura della provincia si identificasse nei secoli con i suoi terrazzamenti vitati, consentendoci di ammirare e beneficiare di uno spettacolo unico al mondo. Secondo il Commissario lunica possibilità di salvezza per realtà come la nostra è rappresentata dallinvestire sulla qualità, e solo questa potrà permettere allagricoltura valtellinese, e quindi anche alla vitivinicoltura, di reggere la concorrenza. Certamente il suo ragionamento non si riferiva solo alla Valtellina, ma il Commissario intendeva coinvolgerla nella tematica dei problemi di competitività che tutte le zone di piccole dimensioni e in condizioni svantaggiate stanno affrontando nel mercato globale. Non si può certo obiettare a questa tesi, purtroppo però ritengo che la qualità da sola non sarà sufficiente al settore vitivinicolo valtellinese per salvarsi ed anzi rilanciarsi. Troppi sono i problemi strutturali dellagricoltura di montagna e le condizioni di svantaggio che deve affrontare la coltivazione della vite in provincia di Sondrio. Solo partendo dal riconoscimento, in primis sociale, poi culturale e soprattutto economico, del beneficio che la collettività trae dal patrimonio terrazzato, sarà possibile un rilancio della vitivinicoltura valtellinese e il mantenimento dei vigneti. Una Valtellina senza terrazzamenti, o con unestensione ridotta e disordinata degli stessi, non significherebbe solo perdere una grande produzione enologica, ma infliggere un danno, diretto o indiretto, a tutte le attività economiche e sociali della nostra provincia. Il primo settore a soffrirne sarebbe il comparto turistico, ma non solamente quello enogastronomico. La scomparsa del panorama terrazzato dal tragitto che porta alla vacanze, date le note difficoltà logistiche che devono sostenere i turisti per raggiungere le nostre località di villeggiatura, finirebbe per essere un ulteriore incentivo a non affrontare un viaggio così disagevole. Tornando al tema della qualità trattato dal Commissario, la qualità della produzione viticola valtellinese è ormai fuori di discussione. I nostri vini vincono spesso le sfide con altre blasonate produzioni nazionali ed internazionali. Inoltre le case vinicole locali fanno man bassa di premi in Italia ed allestero e da anni, con determinazione, stanno cercando di superare, proprio attraverso la qualità, i grandi svantaggi competitivi di cui soffrono. Ma questo non basta. Il rischio di uscire dal mercato incombe sulle aziende nostrane e questo problema appare di non facile risoluzione. Il prezzo delle uve pagato dalle aziende agli agricoltori valtellinesi è più che legittimato dallo sforzo che richiede la coltivazione della vite sui terrazzamenti. Dallaltra parte i costi che vengono sostenuti dalle case vinicole per lacquisto delle uve sono ormai altrettanto eroici del lavoro che i viticoltori svolgono sui vigneti. Questa affermazione può risultare forte, ma basta paragonare i prezzi pagati dalle nostre aziende con quelli applicati in Piemonte, dove si produce Nebbiolo, o con il Chianti, il cui nome travalica i confini nazionali per rendersi conto dello sforzo che le stesse stanno sopportando da anni. Le difficoltà che incontra la commercializzazione dei nostri vini derivano anche da questo fatto: esistono ormai sul mercato bottiglie di vino di buona qualità il cui costo finale per il consumatore è poco superiore al prezzo della sola uva pagata dalle nostre aziende per produrre una bottiglia di Valtellina!  Proprio per questo la Fondazione ProVinea, insieme a Provincia di Sondrio, Banca Popolare di Sondrio e Consorzio di Tutela dei Vini di Valtellina si sta impegnando da alcuni anni per cercare di permettere alla viticoltura di non scomparire, facendo leva sulla candidatura del versante Retico per il Patrimonio Mondiale UNESCO. La sfida è riuscire a convincere il consumatore, anche locale, che è giustificato pagare qualche euro in più per acquistare una bottiglia di Valtellina, perché la coltivazione della vite in questa zona consente il mantenimento di un territorio unico e soprattutto perché solo da quel territorio terrazzato possono essere prodotti vini così eccezionali per sapori e caratteristiche. In questa operazione di mark-up la candidatura UNESCO si sta rivelando utile. Mai come in questo ultimo periodo si è parlato dei terrazzamenti valtellinesi e dei vini che da questo territorio vengono prodotti. La larghissima condivisione delle attività di ProVinea, la base associativa della Fondazione, il supporto ottenuto da tutti i settori economici e culturali valtellinesi, lappoggio di personalità note in tutto il mondo, le centinaia di articoli che hanno parlato e parlano del nostro patrimonio terrazzato sono di per sé un obiettivo raggiunto. Ma tutto questo non è sufficiente. Perché si possa continuare a vedere quelle lunghe, infinite file di filari ordinati, curati, che cambiano colore nellarco delle stagione e sui quali si ammirano uomini che come arrampicatori salgono e scendono i vigneti sotto lacqua, il sole cocente, la neve e il vento, la provincia di Sondrio dovrà vincere una battaglia che non si annuncia né facile, né breve. Sto parlando del riconoscimento da parte dello Stato e dellUnione Europea che il lavoro dei viticoltori non crea solo ricchezza per gli agricoltori stessi, i produttori di vino ed eventualmente ristoratori ed albergatori che di questo prodotto fanno un elemento di richiamo (anche se questo punto si dovrebbe aprire un lungo discorso che occuperebbe troppo spazio). Tutta la popolazione locale e tutti coloro che trascorrono in Valtellina anche solo unora o che ne osservano una foto o un filmato traggono un vantaggio dalla presenza dei terrazzamenti vitati, anche solo semplicemente per le emozioni che questi luoghi sanno offrire. Senza dimenticare il ruolo che i terrazzamenti svolgono come elemento fondante degli assetti ambientali e paesaggistici e come fattore chiave per la tutela del territorio ed il mantenimento della sua integrità. I vigneti terrazzati sono un pilastro della tutela del territorio, salvaguardandolo da frane, inondazioni e altre calamità naturali e quindi da costi e perdite connesse. Proprio dalla collettività deve essere riconosciuto ai viticoltori un contributo economico per la manutenzione dei muretti a secco, che sono un bene di interesse comune e non solo degli agricoltori, ai quali spetta un giusto corrispettivo, dovuto per il semplice fatto della coltivazione della vite, di per sé motivo più che sufficiente a giustificare, in provincia di Sondrio, un incentivo allo svolgimento dellattività agricola. I viticoltori grazie a questo contributo verranno alleggeriti di un costo improprio che appartiene ad

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