Riforma vino: la voce delle imprese al convegno di Coldiretti
Alba – Cambiare si può e si deve, limportante è come. Questo è il messaggio che emerge dal convegno OCM, quale vino domani?, realizzato venerdì 2 marzo da Coldiretti Cuneo.
Lorario dellincontro non era quello consueto serale, lontano dai lavori quotidiani nelle vigne e nelle cantine, tuttavia il centro congressi non ha assicurato un posto a sedere a tutti i numerosi presenti. La sala era gremita di giovani già a capo di unazienda o in procinto di esserlo: un tangibile segno di continuità nel settore.
Qualificata la presenza anche della Scuola Enologica di Alba, punto di riferimento formativo dei ragazzi che spesso, dopo gli studi e la necessaria gavetta, prendono il timone dellazienda vitivinicola della famiglia, oppure diverranno dirigenti nelle case industriali del vino.
Al convegno sono stati affrontati i punti chiave della riforma dellOrganizzazione Comune di Mercato, ed approfonditi grazie al contributo degli esperti Carmelo Troccoli e Paolo Castelletti, rispettivamente dellUfficio di Rappresentanza di Bruxelles e dellUfficio Vitivinicolo Nazionale Coldiretti.
Interrotto due volte dagli applausi, lintervento del presidente della Consulta Vitivinicola Provinciale Mario Boschis sta a dimostrare che la Consulta stessa ha saputo leggere ed interpretare correttamente le esigenze delle imprese, avendo chiare le idee su quali dovranno essere impegni e strumenti per affrontare il mutato contesto del mercato.
Oggi, infatti, il bilancio italiano tra vino esportato ed importato, chiude a pareggio. Nonostante possiamo contare su importanti mercati esteri, primo gli USA, in futuro necessiterà essere più presenti e competitivi allinterno dellUE, e più aggressivi nel resto del mondo, Cina ed India compresi.
Considerando le reali e profonde differenze tra le viticolture europee, Coldiretti mette in luce lassoluta necessità di prevedere una flessibilità delle misure applicative, seppur nel contesto generale delle regole comuni. Inoltre tra i chiaro scuro della riforma presentata dalla Commissione Europea, evidenzia linefficacia della massiccia estirpazione dei vigneti annunciata e, comunque lesigenza di salvaguardare aree particolari. Lestirpazione sarebbe ancor più inutile ed inconciliabile con la completa liberalizzazione degli impianti nel 2013. Su questo ultimo punto si è molto critici e più orientati a mantenere lattuale regime, applicando deroghe mirate ai giovani e per situazioni specifiche, secondo il principio di flessibilità suddetto. Trova condivisione la spinta riformistica in ordine alla conversione anche graduale delle attuali misure di mercato (distillazioni, aiuti ai magazzinaggi e mosti concentrati) che oggi assorbono due terzi delle risorse assegnate al settore e creano distorsioni da eliminare, anche secondo gli accordi internazionali.
Non sarà facile convincere francesi e tedeschi a rinunciare allo zuccheraggio. La soluzione ottimale indicata è comunque di fare in modo che gli aggiustamenti del grado divengano eccezionali, limitati e non convenienti. A tale scopo occorre promuovere la qualità allorigine nelle uve e ribaltare un principio: premiare chi produce qualità. In talune aree del nord Europa, oggi il grado del vino è per metà ottenuto dal saccarosio.
E le risorse non dovranno essere tagliate, anzi vanno aumentate tenendo conto dellingresso dei nuovi Paesi e vanno erogate in modo più diretto alle imprese, secondo obiettivi precisi.
Basta alla confusione tra vino e bevande alcoliche; occorre una netta distinzione ed una apposita campagna comunicativa che induca al consumo moderato e consapevole. Su questo fronte Coldiretti ha già realizzato iniziative con proprie risorse, ora occorre massimo impegno istituzionale. Difesa senza indugio delle Denominazioni dOrigine e no alla omologazione con i vini da tavola. A chi pretende di scrivere in etichetta il vitigno anche sui vini da tavola generici (si sa, senza regole e controlli) va posta una semplice domanda: perché non risolve il problema producendo un vino a DOC o DOCG?
Basta poi ai bastoni nelle ruote che oggi fanno cadere la possibilità, in sfregio ai principi di libera circolazione delle merci, di vendere un cartone di vino ad un cittadino residente in Europa.
Su questi aspetti i vari interventi che si sono susseguiti: Giulio Porzio presidente di Vignaioli Piemonte, Luigi Cabutto coordinatore delle enoteche regionali, Giovanni Minetti presidente del Consorzio Tutela, Giacomo Ballari presidente Ceja di Bruxelles, Giuseppe Messa movimento Consumatori, Federico Vacca delegato Giovani Impresa Coldiretti ed ora anche presidente di Zona di Alba, nonché lAssessore Mino Taricco con una intervista registrata ed i rappresentanti dei politici assenti per i concomitanti impegni di votazione della fiducia al Governo, hanno espresso pieno assenso e sostegno. Il presidente provinciale Marcello Gatto ha chiuso la tavola rotonda affermando che emerge la consapevolezza che la nostra vitivinicoltura dovrà continuare a giocare la partita nel campo della qualità e del valore aggiunto del territorio, ed ha assicurato che la generale condivisione nel difendere tali valori, insieme allattenzione alle imprese ed ai diritti dei consumatori sarà un importante punto di forza durante le future trattative per la riforma vitivinicola. Coldiretti non farà mancare limpegno in tal senso e vigilerà affinché la voce del territorio giunga forte a Roma e a Bruxelles.
( Fonte grandain.com )