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Anche l’Indipendent di Londra parla del caso Sardegna

Care e cari, vi giro la traduzione dellarticolo che è uscito laltro giorno sullIndipendent di Londra sulla mobilitazione in corso in Sardegna. Grazie a Rino Sanna, Roberto Spigarolo, Francesca Febbraro e Kriss del Genzano SF per le loro traduzioni. Ne abbiamo fatto un mix che giriamo sulle liste. Larticolo originale lo trovate a questo link http://news.independent.co.uk/europe/article3052376.ece.


 Ecco la traduzione dell’articolo:


I pastori sardi attuano uno sciopero della fame per sottolineare la fine del loro mondo


Di Peter Popham da Rome


Pubblicato: 12 ottobre 2007


Silvano Pistis avrà a breve molto da fare. Fra poche settimane inizia la stagione dellagnellatura sullisola di Sant’Antioco, a largo della Costa sud-occidentale della Sardegna. E il periodo più duro per il sig. Pistis, i suoi due fratelli e la famiglia tutta perché bisogna svezzare e ingrassare gli agnelli per Natale. Il lavoro della terra ce lhanno nel sangue e non cè nulla di più tradizionale in Sardegna dellallevamento delle pecore ma per la famiglia Pistis in questi giorni sembra tutto inutile.


“Non ce la facciamo ad andare avanti,” dice il sig. Pistis desolato. “Le grandi aziende che comprano il latte delle nostre pecore per il formaggio lo pagano 70 cent al litro sono 30 anni che il prezzo non sale. Ma tutto il resto è centuplicato. Avevamo dei sussidi dallUnione europea 4.000 o 5.000 Euro lanno ma lanno scorso sono stati soppressi. Non possiamo più andare avanti. Non facciamo una lira. Se continua così non avremo più un lavoro, la terra e finiremo per strada.”


Oggi mr Pistis, un uomo di 27 anni con il mento sporgente ed un’espressione seria sul suo viso arrossato, e’ a Roma. La scorsa settimana insieme ad altri pastori e pescatori sardi hanno attuato uno sciopero della fame negli uffici comunali di un paese della Sardegna meridionale per attirare lattenzione della Regione e del Governo sulla loro situazione.


Ora hanno portato la loro lotta nella capitale perché le fosche previsioni del sig. Pistis si stanno per avverare. Lui e la sua famiglia potrebbero perdere tutto ciò che possiedono pecore, terra, ovili, foraggio, le stalle, tutto. Andrà tutto allasta per ripianare almeno parte dei 120.000 Euro  (£83,900) che debbono alle banche.


Tutto ebbe inizio quando nel 1988 il governo regionale della Sardegna propose loro un bellaffare, come quelli che si offrivano allora ai contadini europei nel periodo delle vacche grasse della Politica Agricola Comunitaria grandi prestiti ad un interesse fisso molto basso per modernizzare le aziende agricole. Quattro anni dopo, laffare si sgonfiò platealmente quando lUE lo dichiarò illegale sostenendo che i bassi tassi di interesse andavano contro le regole della corretta competizione.


Ma a quel punto i prestiti erano già stati spesi e quando le banche alzarono i tassi di interesse, i contadini cominciarono lentamente ad affondare nei debiti. Oggi circa 50.000 proprietari di terra sono debitori alle banche per circa Euro 700 milioni (£490m). La loro unica speranza è quella di convincere il governo centrale ad adottare delle misure di emergenza per fermare il sequestro e la vendita allasta delle loro terre. Ma la speranza si accompagna alla paura.


La settimana scorsa ad un contadino in sciopero della fame è stato dato fuoco allazienda e Riccardo Piras, uno dei leader del gruppo che si oppone alle svendite, ha ricevuto una lettera con il disegno di una bara: Ti spariamo nella schiena e incendiamo la tua terra, minacciava.


Un avvertimento per fermare la campagna volta a sensibilizzare il governo sui problemi dei contadini. Le splendide coste sarde fanno gola allindustria del turismo mediterraneo e, man mano che le lagnanze dei contadini si amplificano, gli sciacalli della finanza speculativa si organizzano. Il sig. Pistis non ha dubbi che se lui e la sua famiglia venissero sbattuti fuori dalla loro azienda agricola, qualche albergatore si aggiudicherebbe la terra a prezzi convenienti per costruirci un villaggio turistico.


La crisi sarda è uno dei sintomi di una più vasta malattia dellagricoltura italiana. Gianni Fabbris, leader di Altra Agricoltura, un gruppo di pressione che sostiene le famiglie sarde, così dice: “Per tagliare I fondi destinati allagricoltura, lUE vuole ridurre il numero delle aziende agricole, in particolare quelle dove si concentra il maggior numero di addetti. Vale a dire le terre del Mediterraneo e lItalia in particolare.”


Questa politica è un enigma. La pasta, il prosciutto, i formaggi, lolio doliva e altri prodotti italiani sono molto richiesti in tutto il mondo, e tuttavia produrre in Italia data la volatilità dei sussidi e lapertura alle importazioni da tutto il mondo è diventato maledettamente caro. Alcuni dei celebri produttori di prosciutto italiano allevano i maiali in Romania a costi di molto inferiori per poi riportarli in Italia negli ultimi 3-4 mesi di vita per poterli certificare come italiani. Il grano duro usato per fabbricare la famosa pasta italiana può essere coltivato in Ucraina o in altri Paesi meno cari.


Nel frattempo i contadini italiani sono con le spalle al muro. Il sig. Fabbris prevede che entro il 2013, quando cesseranno i sussidi dellUnione Europea, il 40% del milione di aziende agricole del Paese potranno considerarsi estinte

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Giudice degustatore ai Concorsi Enologici Mondiali più prestigiosi tra i quali:

» Il Concours Mondial de Bruxelles che ad oggi ha raggiunto un numero di campioni esaminati di circa n. 9.080, dove partecipo da 13 edizioni ( da 9 in qualità di Presidente );

>>Commissario al Berliner Wine Trophy di Berlino

>>Presidente di Giuria al Concorso Excellence Awards di Bucarest

>>Giudice accreditato al Shanghai International Wine Challenge

ed ai maggiori concorsi italiani.