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Confagricoltura: “È ora di dire sì al mais Ogm”

L’associazione degli agricoltori: “Benefici per l’ambiente e per la bilancia commerciale regionale”

 

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Se ne discute da decenni, l’Italia ha già preso più volte una posizione netta e contraria, ma Confagricoltura Emilia Romagna oggi rilancia e chiede di dire finalmente “sì al mais Ogm”.

 

“Il via libera della scienza al mais Ogm deve responsabilizzare tutti – afferma l’associazione di agricoltori, tramite il presidente regionale Gianni Tosi -. Occorre un nuovo approccio e un impegno da parte delle istituzioni affinché il consumatore sappia ciò che fa davvero male alla salute e riponga piena fiducia nella scienza e nella ricerca. È il momento di dire basta alle fake news e alle bufale, che hanno fortemente condizionato il trend dei consumi e le scelte politiche. Peraltro ne trarrebbe beneficio sia l’ambiente, in termini di riduzione dell’uso di acqua e di fitofarmaci, che la bilancia commerciale regionale: nel 2016 l’Emilia-Romagna ha importato, in valore, più di 121 milioni di euro di mais, che significa un + 33,4 per cento di incremento percentuale nel periodo 2015-2016; per quanto concerne le sementi di mais, il valore delle importazioni si aggira sui 36 milioni di euro ed ha registrato un balzo del 40,7% sul 2015 (dati Unioncamere E-R)”.

 

Lo spunto arriva dalla pubblicazione sul giornale Scientific Reports di un grande studio svolto dalla Scuola Superiore Sant’Anna e dall’Università di Pisa che ha analizzato gli effetti di 21 anni di coltivazioni di mais Ogm nel mondo, giungendo alla conclusione che non è rischioso per la salute umana.

 

Il mais Ogm, o mais-Bt, è un mais ingegnerizzato con l’inserimento di un gene (chiamato Cry1Ab) proveniente dal Batterio di Turingia (Bacillus thurigensis, da cui mais-Bt) in modo che esprima da solo delle proteine tossiche per alcuni insetti che attaccano e rovinano le coltivazioni e che sono usate da tantissimi anni come ‘insetticida naturale’, ironia della sorte, a partire dall’agricoltura biologica.

 

Secondo lo studio – che ha analizzato precedenti ricerche svolte a partire dalla commercializzazione delle colture Ogm nel 1996 fino al 2016 – il mais Ogm consente di produrre tra il 5.6 e il 24,5% in più rispetto al mais non Ogm, esponendo i consumatori a concentrazioni molto minori di micotossine (-28,8%), fumonisine (-30,6%) e tricoteceni (-36,5%), ovvero sostanze chimiche tossiche – e potenzialmente cancerogene – che si sviluppano nel mais a causa dei funghi generati nei tunnel scavati dalla piralide, insetto contro il quale il mais Ogm è resistente.

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Nell’agosto scorso la Cia aveva definito il 2017 “l’anno nero del mais” nella provincia Ferrarese, dove si concentra il 40% della produzione regionale, per via del dimezzamento della produzione – soprattutto nell’Alto Ferrarese – dovuto ai fattori climatici, che hanno reso le piante più deboli e più esposte proprio alle micotossine (una vera e propria bestia nera per il mais italiano), presenti in valori oltre i limiti di legge in circa più della metà della produzione.

 

 

( Fonte Estense.com )

 

Leggi anche qui : http://www.repubblica.it/ambiente/2018/02/15/news/mais_ogm_nessuna_evidenza_di_rischi_per_la_salute-188912173/

 

 

e qui :

 

 

 

http://www.lastampa.it/2018/02/16/italia/cronache/ora-ci-sono-le-prove-il-mais-ogm-non-nocivo-Z4JWQhnc6qRED3wlOAB9zO/pagina.html

 

 

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Giudice degustatore ai Concorsi Enologici Mondiali più prestigiosi tra i quali:

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>>Giudice accreditato al Shanghai International Wine Challenge

ed ai maggiori concorsi italiani.