Inaugurato a novembre 2017, il mega parco della filiera dell’alimentare chiamato FICO, acronimo di Fabbrica Italiana Contadina, non è mai decollato come era nelle previsioni del patron Oscar Farinetti.
Una iniziativa lodevole, dal punto di vista della divulgazione, istruzione e conoscenza della filiera agroalimentare italiana. L’ingresso ai padiglioni completamente gratuito, interessante una giornata trascorsa al suo interno, specialmente per i piu’ piccoli ed i ragazzi, in modo da fare toccare con mano ( ed occhi ) come avviene la produzione e la nascita dei nostri meravigliosi ed unici prodotti agroalimentari.
Ma fin dai primi tempi la struttura non è mai decollata, probabilmente per la grande crisi sopravvenuta negli ultimi anni, per i prezzi esorbitanti qualora ed ovviamente ci si fosse fermati per consumare un pranzo o un aperitivo, ed anche per acquistare i prodotti in vendita. Poi la mazzata finale, a questa grande e bella iniziativa, l’ha data il Covid-19.
L’idea è di non restare inerti nell’emergenza sanitaria, che ha contribuito a rendere ancora più complicata una situazione già difficile. «Sfruttiamo minuto per minuto per lavorare sul futuro di Fico» , spiega Tiziana Primori, attuale ad di Fico, affiancata da Cigarini, che guida anche Cinecittà World. Il parco ha chiuso il 2019 con una perdita di oltre 3,1 milioni e fatica più del previsto ad attrarre visitatori. A questo si è aggiunta l’epidemia, che l’ha costretto alla chiusura già nella prima ondata e poi anche dal 26 ottobre scorso.
Ora la riapertura viene ipotizzata a primavera 2021, Covid permettendo, ma nel frattempo si lavora al piano di rilancio quinquennale. Tutta la struttura verrà ripensata con un’identità più definita da parco divertimenti, con sette aree tematiche ( salumi, pasta, vino, latte e così via), più eventi d’intrattenimento e una spinta sui congressi, che finora hanno funzionato bene.
Al suo interno dovrebbe anche nascere un vero e proprio Museo della gastronomia italiana, mentre proseguirà la costruzione dell’albergo. Tutto il parco poi sarà oggetto di un restyling generale per rendere più chiara la sua identità, visto che uno dei problemi emersi da un’indagine di Nomisma è che i visitatori lo vedono come un ibrido incerto fra ristorante, centro commerciale e parco.
Rimarranno i locali, nonostante le difficoltà patite dagli operatori: al momento le disdette sono sei, fra cui Naturovo, Antica Ardenga, Camst e Parmigiano Reggiano, alcuni dei quali rimasti aperti con una nuova gestione. Si valuta anche l’introduzione di un biglietto d’ingresso.