La banda era riuscita a impadronirsi di etichette pregiatissime, soprattutto Bordeaux. Gli inquirenti: “Una ventina di persone, strutturate in modo molto professionale, grandi esperti e con una tecnica raffinatissima”
Una maxi-operazione della polizia francese ha permesso di sgominare una banda di ladri-enologi che, in nove mesi, erano riusciti a impadronirsi di bottiglie di vino pregiato, soprattutto Bordeaux, per un valore complessivo di più di un milione di euro. Il gruppo, a detta di un portavoce degli inquirenti «molto ben strutturato e professionale», si componeva di una ventina di persone che sono state tutte arrestate, dai cinque capi che ideavano le ruberie ai corrieri che piazzavano poi la refurtiva, presso negozi al dettaglio d’alto livello o semplici appassionati facoltosi. Teatri principali dei colpi, susseguitisi dal giugno dell’anno scorso alla media di uno ogni quindici giorni, il circondario di Parigi e il sud-ovest del Paese.
La tecnica era sempre la stessa: i malviventi individuavano cantine dove erano custoditi vini prodotti in annate eccellenti, il cui prezzo andava da un migliaio di euro la bottiglia in su, anche parecchio in su. Da bravi esperti, sceglievano sempre i cru più rari e ambiti. Quindi le svaligiavano e, prima di allontanarsi a bordo di veicoli rubati, innaffiavano i siti visitati con candeggina così da cancellare qualsiasi traccia. Per ragioni di rispetto della privacy, di cui i produttori viti-vinicoli sono particolarmente gelosi, non sono state rese note le proprietà prese di mira dai banditi: si sa però che hanno ripulito tra l’altro ben tredici `chateaux´.
L’allarme tra gli operatori del settore era diventato rosso a tal punto che, per debellare i ladri, sono stati impiegati più di trecento agenti specializzati. Recuperato gran parte del bottino oltre a ingenti somme di denaro contante, confiscate pistole e altre armi da fuoco. Proprio nel giugno 2013 a Bordeaux gli inquirenti avevano ritrovato cinquecento bottiglie dell’omonimo vino trafugate da un deposito di periferia. La vicenda però non sarebbe collegata alle imprese della banda: si trattava infatti di etichette sì prestigiose, ma non abbastanza per lor signori.
( Fonte la Stampa )