Home News Harry, l’uomo che lanciò il Brunello negli Usa

Harry, l’uomo che lanciò il Brunello negli Usa

È stato l’uomo del successo americano del Lambrusco e del Brunello di Montalcino. Harry Mariani è morto a Huntington, New York. La notizia è stata data da Wine Spectator. Aveva 78 anni. Con il fratello John era presidente onorario di Castello Banfi, l’azienda di famiglia in Toscana.

 

( Harry Mariani )

Tutto è iniziato con una piccola società che importava vini e cibi per gli italo americani di New York. La aprì il padre dei due fratelli, nel 1919, nel Greenwich Village. Nel 1964 Harry diventò il presidente, il fratello l’amministratore delegato. Il primo era attento ai conti e pacato. Il secondo estroverso e pieno di idee. I due si misero alla ricerca di nuovi mercati. E si imbatterono a Milano in un partigiano, Walter Sacchetti, senatore e «ambasciatore» delle coop emiliane nel mondo. Era il 1967: il compagno Spartaco convinse John Mariani a portare il Lambrusco in America. Fu un successo: 11 milioni di casse l’anno, grazie alla spinta delle Cantine Riunite, guidate proprio da Sacchetti. Gli americani volevano «The Italian Coca Cola», come definì Harry il Lambrusco, rendendolo più facile, dolce e frizzante. Nel 1983 diventò il primo vino italiano consumato negli States. Finì persino in lattina. Poi la discesa.

Harry e John, con le casse piene grazie al Lambrusco, sbarcarono a Montalcino nella metà degli anni 70. Diventando da importatori a produttori. Si vendevano, allora, solo 300 mila bottiglie di Brunello, era uno sconosciuto per i consumatori statunitensi (l’ultima annata sul mercato, la 2010, ha superato i 9,2 milioni di bottiglie). L’enologo dei Mariani, Ezio Rivella, ha raccontato nel suo libro Io e Brunello (Baldini Castoldi Dalai) che la zona dove stava per nascere Castello Banfi era «desolata». Harry voleva grandi spazi e Rivella comprò «a prezzi irrisori», 2.830 ettari, di cui 850 a Sangiovese e Moscadello, e il castello medievale di Giovanni Mastropaolo.

Castello Banfi (Foto Franchini)

 

La cantina, aperta con una festa hollywoodiana, era in grado di produrre il doppio di tutti gli altri vignaioli di Montalcino messi assieme. L’ostilità iniziale («fate il vino dolce per gli americani») sparì quando il milione di bottiglie di Castello Banfi consacrò il lancio del Brunello nel mondo. Ora Montalcino ha perso un pezzo della sua storia novecentesca.

È stato l’uomo del successo americano del Lambrusco e del Brunello di Montalcino. Harry Mariani è morto a Huntington, New York. La notizia è stata data da Wine Spectator. Aveva 78 anni. Con il fratello John era presidente onorario di Castello Banfi, l’azienda di famiglia in Toscana.

 

Castello Banfi (Foto Franchini)

Tutto è iniziato con una piccola società che importava vini e cibi per gli italo americani di New York. La aprì il padre dei due fratelli, nel 1919, nel Greenwich Village. Nel 1964 Harry diventò il presidente, il fratello l’amministratore delegato. Il primo era attento ai conti e pacato. Il secondo estroverso e pieno di idee. I due si misero alla ricerca di nuovi mercati. E si imbatterono a Milano in un partigiano, Walter Sacchetti, senatore e «ambasciatore» delle coop emiliane nel mondo. Era il 1967: il compagno Spartaco convinse John Mariani a portare il Lambrusco in America. Fu un successo: 11 milioni di casse l’anno, grazie alla spinta delle Cantine Riunite, guidate proprio da Sacchetti. Gli americani volevano «The Italian Coca Cola», come definì Harry il Lambrusco, rendendolo più facile, dolce e frizzante. Nel 1983 diventò il primo vino italiano consumato negli States. Finì persino in lattina. Poi la discesa.

Harry e John, con le casse piene grazie al Lambrusco, sbarcarono a Montalcino nella metà degli anni 70. Diventando da importatori a produttori. Si vendevano, allora, solo 300 mila bottiglie di Brunello, era uno sconosciuto per i consumatori statunitensi (l’ultima annata sul mercato, la 2010, ha superato i 9,2 milioni di bottiglie). L’enologo dei Mariani, Ezio Rivella, ha raccontato nel suo libro Io e Brunello (Baldini Castoldi Dalai) che la zona dove stava per nascere Castello Banfi era «desolata». Harry voleva grandi spazi e Rivella comprò «a prezzi irrisori», 2.830 ettari, di cui 850 a Sangiovese e Moscadello, e il castello medievale di Giovanni Mastropaolo.

La cantina, aperta con una festa hollywoodiana, era in grado di produrre il doppio di tutti gli altri vignaioli di Montalcino messi assieme. L’ostilità iniziale («fate il vino dolce per gli americani») sparì quando il milione di bottiglie di Castello Banfi consacrò il lancio del Brunello nel mondo. Ora Montalcino ha perso un pezzo della sua storia novecentesca.

 

 

( Fonte Divini corriere )

 

Annotazione a margine

Questa storia raccontatami personalmente da Ezio Rivella, enologo di fama mondiale e direttore/fondatore di Castello Banfi, ha dell’incredibile, sembra una fiaba d’altri tempi. Consiglio ad ogni appassionato del buon vino e della storia della viticoltura ilcinese, la lettura del libro autobiografico di Rivella ” Io ed il Brunello “

Buona lettura

Roberto Gatti

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Giudice degustatore ai Concorsi Enologici Mondiali più prestigiosi tra i quali:

» Il Concours Mondial de Bruxelles che ad oggi ha raggiunto un numero di campioni esaminati di circa n. 9.080, dove partecipo da 13 edizioni ( da 9 in qualità di Presidente );

>>Commissario al Berliner Wine Trophy di Berlino

>>Presidente di Giuria al Concorso Excellence Awards di Bucarest

>>Giudice accreditato al Shanghai International Wine Challenge

ed ai maggiori concorsi italiani.