Home Curiosità Il Madeira: il vino viaggiante

Il Madeira: il vino viaggiante

Chi avrebbe mai pensato che 35 milioni di anni dopo quella eruzione vulcanica che ha dato vita alle Isole Incantate, quella più grande, Madeira, scoscesa come un iceberg e verde come uno smeraldo, sarebbe diventata famosa per uno dei migliori vini fortificati della terra?

 

 

Certamente non Joao Gonçalves Zarco, esploratore portoghese, che solcando l’Atlantico scoprì per primo questo splendido arcipelago nel 1418; né i primi coloni lusitani, membri della nobiltà portoghese, che nel 1420 occuparono l’isola, distruggendo col fuoco parte della lussureggiante foresta per potervisi installare. Questi attirati da privilegi ed agevolazioni economiche sfruttarono il suolo dell’isola per la coltivazione prima dei cereali e della canna da zucchero e dopo qualche tempo della vite.

 

La canna da zucchero fu introdotta per la prima volta dalla Sicilia nel 1425; clima umido e caldo, terra vulcanica fertile favorirono la vigoria di questa coltivazione tanto che in pochi anni tutte le colture vennero soppiantate. Il commercio dei prodotti derivati dalla canna, cioè zucchero ed acquavite distillata, fecero le prime fortune dell’isola.

 

Inizialmente destinati alla madre patria, nel giro di pochi anni presero la via delle coste africane fino al Golfo del Kenya per estendersi nel Mediterraneo fino al Nord Europa, facendo così dell’isola un porto commerciale di riferimento. Fu a Madeira che venne inventato il primo mulino meccanico ad acqua proprio per la lavorazione dello zucchero e questo accrebbe enormemente la produzione che all’inizio del 1500 era di circa 1.500 tonnellate. Per l’isola questa fu una vera e propria “età dell’oro” tanto da farla conosceree in tutto il mondo.

 

Lo stesso Cristoforo Colombo nel 1478 arrivò sull’isola per acquistare zucchero ed ironia della sorte fu proprio a causa sua che un secolo dopo le esportazioni subirono un grosso calo a causa dello zucchero proveniente dal Brasile che surclassò la produzione del piccolo isolotto, e la rese risibile sui mercati in quanto a costo e quantità. Che fare a questo punto?

 

vite

L’attenzione si sposta su un altro tipo di coltura: la vite. Accanto alle viti che gli stessi coloni portarono dalla regione del Minho, quali Bual, Verdelho, Terrantez e Sercial, dai documenti storici del navigatore veneziano Alvise da Mosto, conosciuto come Luís de Cadamosto risalenti al 1450, si scopre che altre viti furono introdotte da Creta. Il navigatore afferma che “…tra le varie caste, il principe Enrico aveva piantato terreno con Malvasia che è stato inviato da Candia (la capitale di Creta) e stanno sviluppando molto bene…”, tessendone lodi per la buona qualità del vino e le sue crescenti esportazioni.

 

Per tutto il XV secolo la vite guadagna sempre più spazio nelle terrazze di Madeira con il conseguente aumento della produzione e delle esportazioni. Il vino tuttavia era ben lungi dall’essere quel meraviglioso prodotto che conosciamo oggi; era una specie di succo di frutta dolce per il caldo tropicale e con una gradazione alcolica inesistente a causa delle abbondantissime piogge. Ma per quanto poco gradevole possa apparire nel nostro immaginario ricordiamo che la maggior parte dei vini del passato erano un prodotto grossolano, di struttura eccessiva tanto da doverli diluire con l’acqua per poterli bere e che il gusto dolce era molto gradito, soprattutto presso le corti europee.

 

I produttori portoghesi di Madeira, che non fecero eccezione nelle pratiche del tempo, dolcificavano e fortificavano il vino con lo zucchero e l’acquavite, che tra l’altro giacevano invenduti in magazzino, per renderlo più conservabile, come i cugini di Porto, ma lontano dall’avere la stessa qualità. Tant’è che dopo il picco iniziale delle richieste, frutto più di modaiole curiosità di corte, il mercato europeo inizia a subire grosse perdite per cui, come per tutti i prodotti per i quali non c’è più domanda, si diversifica il mercato prendendo la direzione di Africa, India e la nuova America scoperta grazie anche al periodo di pace tra Portogallo ed Impero Britannico. E fu così che attorno al 1600 ci si accorse che questo vino, in realtà imbarcato più per soddisfare le misere esigenze della ciurma, durante la lunga traversata si trasformava da brodaglia a bevanda prelibata.

 

madeira isola

 

Paradossalmente tutto quello che in genere un vino non deve subire per invecchiare decentemente, si scoprì fare molto bene al Madeira: l’agitazione, il dondolìo continuo, il caldo tropicale ed equatoriale, addirittura l’esposizione all’aria, tutto quanto vietato agli altri vini, insomma, contribuiva a migliorare il Madeira, che diventò ben presto un prodotto rinomatissimo e molto richiesto. Questo divenne così il vinho do roda, o vinho da volta cioè il vino viaggiante. Enormi barili furono costruiti per trasportare più Madeira possibile in giro per il mondo, su ogni nave che fosse disponibile a passare l’Equatore, se andata e ritorno meglio, il che rendeva il vino straordinario e la sua qualità venne presto definita in base al numero delle sue traversate oceaniche (segnate con un marchio sulla botte). Fu così che, invece del vigneto o della zona di produzione, il madera incominciò a essere imbottigliato col nome della nave che lo aveva trasportato.

 

Per tutto il XVII secolo la produzione e l’esportazione di Madeira aumentò notevolmente, addirittura triplicata. La scena commerciale, neanche a dirlo, era dominata dall’ombra di sua maestà britannica. Le concessioni commerciali ai mercanti inglesi -nonché produttori- residenti sull’isola, attribuirono loro una posizione privilegiata nel commercio, sopratutto con le Indie e le Americhe, avendo questi nuovi mercati soppiantato l’importanza del Brasile che fino ad allora era stato il più grande mercato coloniale di esportazione del vino Madeira. Fu così che nacque un commercio triangolare tra Madeira, il Nuovo Mondo e l’Europa (in particolare la Gran Bretagna), triangolo questo che comprendeva anche il trasporto delle merci dalle colonie portoghesi e britanniche verso l’ Europa.

 

Il famoso trattato di Methuen (1703) tra Inghilterra e Portogallo, attraverso il quale i vini portoghesi avrebbero pagato meno di un terzo dei dazi doganali nei traffici verso l’Inghilterra rispetto ai vini di altri paesi, a fronte dell’abolizione dei dazi doganali dei tessuti inglesi verso il Portogallo, inibì il commercio del Madeira verso l’Europa, che diventò mercato secondario, e incrementò ancora di più quello coloniale.

 

george washington

La ricerca del Vino di Madeira non è mai stata così ricca come in questo momento. La vicinanza del vino Madeira con il Nord America è testimoniata dalla celebrazione della Dichiarazione di Indipendenza degli Stati Uniti d’America, del 4 Luglio 1776, quando il suo primo presidente George Washington brindò proprio con un Madeira. Ma i risvolti negativi non mancano: le contraffazioni. Vini scadenti della parte nord dell’isola vennero immessi sul mercato insieme ad imitazioni di scarsissima qualità provenienti da altri paesi rischiando di danneggiare l’immagine del prodotto tanto che per tutto il XVII secolo si moltiplicarono gli sforzi per tutelare il vino attraverso l’introduzione delle prime forme di una rigorosa regolamentazione della produzione.

 

Il XVIII secolo inizia all’insegna del miglioramento della qualità e del carattere del vino con l’introduzione di nuove tecniche di vinificazione con particolare riguardo alla fortificazione e alle particolarissime tecniche di invecchiamento. Con la Guerra di Indipendenza degli Stati Uniti la distribuzione delle importazioni alla fine del secolo cambiano. Molti cittadini britannici tornano in Inghilterra, spostando così l’ago della bilancia e restituendo dimensione al mercato europeo. Ma il boom con il quale ha avuto inizio il XIX secolo ben presto si affievolisce. Le continue guerre tra Inghilterra e Francia, la depressione economica conseguente, la riapertura dei porti francesi e spagnoli, sottraggono al vino Madeira quei privilegi di cui aveva goduto fino ad allora e nonostante fosse ancora di gran moda tra i governanti questo non fu sufficiente a salvarlo da un certo declino.

 

Altre furono le vicende contingenti che appesantirono la situazione. Oltre all’apertura del Canale di Suez nel 1869 che facilitò il passaggio delle navi dirette verso Ovest che non facevano più scalo a Madeira, arrivarono a fine secolo Oidio e Fillossera che devastarono i vigneti, anche se piccole produzioni da Malvasia furono preservate dai padri gesuiti.

 

Instituto do Vinho Madeira in Funchal

Nel XX secolo la situazione rimane stabile con un cambiamento di rotta commerciale a favore dei paesi scandinavi a cavallo delle due guerre mondiali. Questo è il secolo degli sforzi normativi per migliorare la qualità del Madeira; quello delle fusioni tra produttori portoghesi e compagnie britanniche che cambiano completamente lo scenario del business. La rivoluzione del 1974 e poi l’ingresso del Portogallo nell’Unione Europea ha portato ad un nuovo sviluppo per la regione che ha avuto impatto anche nel settore vitivinicolo. Da un lato, il rafforzamento del controllo della qualità diventa una priorità nelle politiche governative e, dall’altro, si assiste ad uno sviluppo significativo e sano dell’industria del vino. Nel 1979, venne fondato l’Istituto del Vino di Madeira (lnstituto do Vinho da Madeira). Il suo scopo era quello di osservare attentamente e dirigere la produzione del vino di Madeira, controllandone tutte le fasi, dalla piantagione alla fermentazione fino all’ultimo passo, il riempimento delle bottiglie, dopo di che avrebbe concesso il timbro ufficiale di qualità. Una fama che attraversa orgogliosamente i suoi cinque secoli di storia.

 

Shakespeare ne parlò nell’Enrico IV nella scena in cui Falstaff, è accusato di vendersi l’anima per una coscia di pollo arrosto e un bicchiere di Madeira. A Londra, nel 1478, quando George duca di Clarence, fratello di Edoardo IV, fu condannato a morte dall’Alta Corte per aver complottato contro la Corona, scelse di finire i suoi giorni affogato in una grande botte piena di Madeira. A Napoleone Bonaparte, condotto in esilio nell’isola di S. Elena, quando la nave si fermò a Madeira, non gli fu concesso di scendere ma il console inglese gli fece visita portandogli una buona scorta di vino locale. Soltanto Madeira beveva re Giorgio V d’Inghilterra e in pochi anni il vino diventò il più caro e il più venduto a Londra.

 

Winston Churchill, che andava a Madeira in vacanza, si riposava, dipingeva, fumava i suoi sigari, scriveva e… beveva del buon Madeira e sembra che durante un banchetto dato in suo onore quando gli fu servita una bottiglia di Bual 1792 ne fu deliziato e commentò così: «Pensate che questo vino è stato fatto quando la regina Maria Antonietta di Francia era viva!». Una storia di 500 anni di un vino che ama il mare, nato per caso.

 

 

 

( Fonte Eventidop )

Website | + posts

Giudice degustatore ai Concorsi Enologici Mondiali più prestigiosi tra i quali:

» Il Concours Mondial de Bruxelles che ad oggi ha raggiunto un numero di campioni esaminati di circa n. 9.080, dove partecipo da 13 edizioni ( da 9 in qualità di Presidente );

>>Commissario al Berliner Wine Trophy di Berlino

>>Presidente di Giuria al Concorso Excellence Awards di Bucarest

>>Giudice accreditato al Shanghai International Wine Challenge

ed ai maggiori concorsi italiani.