Vino Clinto. La storia di un vino proibito
Provenienza e normative che riguardano il vino Clinto
Si dice che tutto quello che amiamo di più o è illegale o è immorale o fa ingrassare. Questo è anche il caso dell’uva Clinto, arrivata sul vecchio continente dall‘America, intorno all’anno 1820. Si ottiene dall’incrocio diretto tra Vitis riparia e Vitis labrusca.
Il vitigno Clinto è, dunque, un produttore diretto ibrido, non innestato, caratterizzato da una grande resistenza alle malattie crittogamiche e alla fillossera. In Veneto è meglio conosciuto con il nome di Clintòn (Crinto, Grintón o U Grintu).
Di fatto, il Clinto è leggermente diverso dal Clintòn e molti estimatori di vino lo considerano addirittura superiore e con un gusto più amabile. Arrivata in Italia come soluzione ai problemi dei vitigni di allora, prima con l’oidio e con la peronospora (due funghi patogeni) e poi con la fillossera (un insetto della famiglia dei Phylloxeridae), l’uva Clinto si è subito diffusa minacciando i vitigni nostrani.
Per questo, il 23 marzo del 1931, fu emessa la Legge n. 376 che vietava sia la coltivazione sia la commercializzazione dell’uva prodotta dai vitigni ibridi. Questo divieto si riferiva in particolare al vino Clinto e Bacò. In seguito, il 2 aprile del 1936, con la Legge n. 729, il divieto è stato esteso anche alla vite Isabella (con la quale si produceva il Fragolino). Era permessa solo la coltivazione di questi vitigni allo scopo di produrre uva destinata al consumo diretto. Ma le cose non finiscono così.
PERCHE’ E’ STATO PROIBITO
Il 12 febbraio del 1965, l’art. 22 del D.P.R. n. 162 indica la Vitis Vinifera come unica pianta dalla quale si può ricavare il vino, escludendo così il vino Clinto e gli altri (il vino Bacò e il Fragolino) dal mercato. Di questo problema si sono occupati anche i Regolamenti n. 822 del 1987 e n. 1493 del 1999, richiesti dall’entrata in vigore delle nuove normative europee, che stabiliscono che i vitigni non viniferi Clinto, Isabella e Bacò devono essere estirpati. Fanno eccezione solo quei vitigni che producono uva destinata esclusivamente al consumo familiare.
2. Caratteristiche e diffusione sul territorio
Vino Clinto uve – EFW
Dopo le ultime normative il vino Clinto è quasi sparito dalle tavole degli italiani, rimanendo, però, nella loro memoria. Si possono ancora trovare dei vitigni di Clinto in giro per il bel paese, coltivati con cura da nostalgici produttori che apprezzano le sue particolari caratteristiche organolettiche.
LA FESTA DEL VINO CLINTO
Una gran parte di questi vitigni si trovano in Veneto, specialmente nella zona di Vicenza. Il paese di Villaverla dedica a questo vino una festa che, ogni anno, viene organizzata nella Villa Ghellini. In quest’occasione viene premiato il miglior vino prodotto con l’uva Clinto e si assaggiano i prodotti tipici locali (cucinati con questo vino o con l’uva).
Alcuni dicono che la scelta di vietare la produzione di questo vino è stata dettata dalla necessità di eliminare la concorrenza, questo vitigno proveniente dal territorio americano che poteva abbassare la qualità dei vini nostrani, favorendo una sovrapproduzione di vini scadenti.
VIENE SPACCIATO PER NOCIVO
In realtà, l‘alto contenuto di tannini e la sua buccia, ricca di sostanze potenzialmente tossiche, lo rendono un pericolo per la salute umana, se viene consumato in quantità elevate. Infatti, se lavorato nel modo errato, il vino prodotto con l’uva Clinto ha un’alta quantità di metanolo. Come riconoscere questo vino proibito? Il suo gusto è inconfondibile: intenso, acidulo e grezzo, con un profumo forte e avvolgente.
Il suo colore rosso, molto scuro, quasi violaceo, lascia tracce sui bicchieri, sulle bottiglie e macchia tutto quello che tocca. Questo colore è talmente intenso che nemmeno la digestione riesce ad alterarlo.
3. Il Clinto, questo famoso sconosciuto
La legge vieta di produrre questo vino per venderlo ma non impedisce agli appassionati di consumarlo. È vero che non ci sono mai stati, né in America né in Italia, casi di persone avvelenate bevendo questo vino. Facendo attenzione e consumandolo in piccole quantità chiunque può assaggiare il suo sapore volpino, unico nel suo genere e apprezzare il suo profumo fruttato. Per questo, il vino prodotto con l’uva Clinto può essere trovato in tutta l’Europa, specialmente nei paesi nordici, coltivato e venduto fuori dal mercato.
Fonte Immagini: fitisafeministissue.com, clintonvineyards.com
( Fonte enjoyfoodwine )
Commento a margine
Graziano Lazzarotto -14/08/2016
Consulente d’impresa presso Mastra
Non è vero niente che il clinto contiene metanolo ed è dannoso per la salute.Non si può generalizzare, ho svolto approfondite ricerche sul tema. Il motivo della sua proibizione (commercializzazione) è regolamentare: la vite non è considerata dal disciplinare europeo come vitis vinifera in quanto ibrido produttore diretto.
Ho fatto analizzare al Cerletti di Conegliano, una decina di anni fa, 3 campioni diversi di vino clinto prodotti per autoconsumo 3 vecchi agricoltori del Quartier del Piave, e dalle analisi il prodotto è risultato perfettamente compatibile e vino in regola su tutti i parametri.
Il clinto nel Quartier del Piave è un pezzo per certi versi sofferto (clinto=miseria=pellagra) della storia e della cultura rurale-contadina dell’area. Andrebbe riabilitato se non altro per questo, e consentito come elemento di tipicità locale, senza dover temere interventi dei NAS.