Bruxelles Il vino europeo è salvo. Dopo lipotesi di estirpare vigne su una superficie di 400mila ettari, per ridurre la produzione ed ottenere una migliore qualità, la Commissione Europea, è tornata sui suoi passi. Infatti un calo programmato della produzione vinicola, non avrebbe aiutato i produttori europei visto che il Vecchio Continente sta subendo lassalto dei vini provenienti dal Cile, dallArgentina, dalla California o dallAustralia al punto tale che limport nellUnione Europea è in aumento al ritmo del 10% annuo (11 milioni 800mila ettolitri nel 2005).
Così lEuroparlamento, ha adottato la relazione Batezli, eurodeputato greco, che ha espresso parere negativo a procedure di espianto di vigne. Non solo. È stato mantenuto il sostegno economico a chi fa uso di mosto concentrato, che in precedenza si voleva eliminare. Un controsenso se pensiamo che, invece, si permetteva ai viticoltori del Nord Europa, di continuare a inserire lo zucchero alla loro produzione. Dopo una decisione iniziale proposta da Fisher Boel, commissario per lagricoltura, che eliminava le pratiche di arricchimento del vino, tutto è tornato in discussione per le pressioni dei venti Paesi del nord e dellest europeo, oltre ai sette Paesi mediterranei. Per correre ai ripari su questo ritorno di fiamma, sta emergendo lipotesi di imporre una tassa per chi utilizza lo zucchero per arricchire il vino ed una simile iniziativa non darebbe grandi risultati pratici. Infatti, solo il 20% dei vini europei, diverrebbero competitivi con la concorrenza extracomunitaria. La viticoltura italiana, rappresentata da 1 milione 600mila aziende con 3 milioni 400mila ettari vitati per una produzione di 160 milioni di ettolitri, in questi anni ha raggiunto il vertice europeo fra i produttori. LItalia, occupa il terzo posto come superficie occupata, dietro a Spagna e Francia, mentre in quanto a resa, è nella piazza donore dietro i francesi e davanti agli spagnoli. E se lEuropa concorre con oltre il 70% del commercio mondiale del vino, il prodotto italiano vi partecipa con una quota del 20%.
Il vino made in Italy, ha registrato un boom nel valore delle esportazioni ( 6,4%), con un grande successo negli Stati Uniti ( 5.7%) ed in Paesi emergenti come India ( 60,5 %) o Cina ( 141,7%). Il nostro Paese, è diventato il primo esportatore mondiale di vino con un valore corrispettivo di 2 miliardi 800 milioni di euro, 250% in più rispetto al 1986, anno del disastro metanolo.
Il fatturato nellanno appena trascorso, ha toccato i 9 miliardi di euro ( 260%, rispetto a venti anni prima). Il dibattito sulla riforma dellorganizzazione del mercato del vino, non si è ancora risolto. Intanto deve essere identificato il principale obiettivo che è quello di rilanciare la competitività dei vini europei, poi si interverrà sulle misure da adottare in favore del prodotto.
( Fonte Ilmeridiano )