Home News In Val Tidone la riscoperta della Verdea passa attraverso un Valla

In Val Tidone la riscoperta della Verdea passa attraverso un Valla

Davide Valla, giovane viticoltore della Val Tidone, ha deciso di recuperare un vitigno che stava per essere estirpato del tutto per lasciare spazio alle uve da vino.

 

 

Ziano Piacentino (PC) Ottobre 2015 – Prima di incontrare Davide Valla, la Verdea per me era “l’uva del nonno” perché solo gli anziani dei paesi e delle frazioni avevano mantenuto qualche filare giusto per avere gli “acini portafortuna” da mangiare a capodanno. Davide, invece, giovane viticoltore della Val Tidone, in provincia di Piacenza, ha deciso di recuperare un vitigno che stava per essere estirpato del tutto per lasciare spazio alle uve da vino, più remunerative e meno impegnative in termini di lavorazione.

 

Si tratta di un’uva molto antica. Le prime testimonianza scritte risalgono addirittura al ‘300. Coltivata per lo più a cavallo tra Lombardia e Emilia e in Toscana, a seconda delle località, ha assunto denominazioni diverse. La più diffusa era quella di “San Colombana”: la leggenda fa risalire la coltivazione di questo vitigno al monaco irlandese Colombano, che si dice la portò in Val Trebbia quando giunse dall’Irlanda. Con il tempo le varie sinonimie sono state poi riassunte sotto il termine “Verdea”. All’inizio del ‘900 la provincia di Piacenza aveva notevole importanza nella coltivazione delle uve da tavola, che venivano esportate per lo più in Svizzera e Germania, oltre che a Milano e Genova, e tra queste uve la più rinomata e la più coltivata era proprio la Verdea.

 

Lanciando il guanto di sfida a se stesso e ai suoi colleghi della valle, Valla ha riportato in auge non solo una tradizione che stava scomparendo, ma anche un’uva da tavola buona, che non ha nulla da invidiare alla molto più diffusa “Italia”, anzi! Gli acini, non troppo grandi e tondi, sono un concentrato di polpa morbida, succosa e molto dolce, quasi come i frutti dei vitigni del sud, essendo la Verdea un’uva che ha bisogno di molto sole. Altra sua particolarità è che al sole, però, non ci deve rimanere esposta troppo perché, avendo la buccia piuttosto sottile, rischia di venire bruciata. Davide, che rappresenta la terza generazione di una famiglia dedita alla viticoltura dal 1950, tutto quello che sa in materia di vino lo deve al nonno Francesco e al papà Edmondo. Dopo aver fatto esperienza al di fuori della cantina di famiglia – la VitiVinicola Valla – al momento opportuno ha deciso di subentrare al padre portando con sé quel giusto mix tra tradizione e innovazione che oggi sta facendo la fortuna di questa realtà di soli quattro ettari e settanta.

 

 

 

( Fonte http://notizie.tiscali.it/ )

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