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Irpinia, territorio “di vino” non di petrolio

Qual è l’idea di sviluppo che c’è per questa terra? Anzi, esiste un’idea alla base delle politiche seguite? Esiste un progetto complessivo? La risposta è no

 

Una provocazione, un’idea diversa di Irpinia. È quella per la quale si battono i Comitati “NoTriv” che si sono ritrovati in Piazza a Gesualdo per riaccendere i riflettori su una questione rispetto alla quale la politica, NAZIONALE e regionale, sembra avere emesso la sentenza definitiva. Quella che per i movimenti dell’Alta Irpinia e dell’intera provincia risuona come una insindacabile condanna a morte, una violazione inaccettabile di quella verginità.

 

Un’idea diversa di Irpinia e di futuro, un’idea diversa di sviluppo che passi attraverso una valorizzazione di quel che c’è al di sopra di una terra feconda e non al di sotto di essa: la sua uva, coi suoi vini, i pascoli che alimentano le greggi dal cui latte nascono formaggi eccellenti. Per i “NoTriv”, non è certo il nero letale del petrolio. Un’idea diversa di Irpinia simboleggiata dal vino “estratto” da quella trivella in legno montata, per gioco e per provocazione, appunto, dagli organizzatori del corteo. Uno strumento simbolico e innocuo contrapposto agli infernali mostri in acciaio che dovrebbero squarciare il ventre della terra irpina.

 

Una battaglia, quella condotta a difesa degli equilibri dell’“ecosistema Irpinia”, che si inserisce nel più ampio quadro delle tante lotte che si conducono a difesa dell’ambiente in altri punti di una regione sofferente come la Campania. La Campania dell’emergenza rifiuti, degli inceneritori e, ora, anche la Campania del petrolio. C’è un unico filo conduttore che attraversa e tiene insieme tutte queste proteste, queste battaglie, la mobilitazione di fette agguerrite di popolazione da una provincia all’altra: qual è l’idea di sviluppo che c’è per questa terra? Anzi, esiste un’idea alla base delle politiche seguite? Esiste un progetto complessivo elaborato a partire da una visione globale delle potenzialità che la Campania avrebbe da sfruttare e valorizzare, sia sul piano artistico-culturale che naturalistico ed eno-gastronomico? A guardare le condizioni in cui versa il tessuto economico campano appare evidente che la risposta è no. Di esempi se ne possono fare tanti per ricordare quello che la politica, in tanti anni, non ha fatto.

 

Una politica, fatte salve alcune eccezioni, sostanzialmente assente ieri a Gesualdo. Assente perché per molti si tratta di una battaglia ormai persa, una partita per la quale è inutile cercare di tirare fino al novantesimo: il risultato è segnato. Assente anche perché non avrebbe potuto esserci. Era assente il Pd dello Sblocca-Italia, provvedimento del Governo Renzi col quale il risultato di quella partita è stato deciso.

 

Eppure i colori e le voci di Gesualdo, ancora una volta, ci hanno riconsegnato il ritratto di un’Irpinia tenace e che cerca di resistere a quelli che percepisce come i guasti prodotti da un’azione politico-amministrativa poco lungimirante, soprattutto come sviluppatasi a partire dal terremoto e dalla successiva ricostruzione. Gesualdo, ancora una volta, ci ha consegnato l’immagine di una comunità militante, capace di mobilitazione e di rivendicazione.

 

E, seppure possa essere tardi per dire no al petrolio, l’esperienza maturata in quel senso potrebbe in qualche misura restituirci un modello di partecipazione necessario a tenere vivo lo spirito e il senso civico di una terra che ha bisogno di svegliarsi e di riscoprirsi, di ridestare la propria consapevolezza per concretizzare quell’idea alternativa di sviluppo simboleggiata dalla trivella che estrae vino e non petrolio.

 

 

( Fonte orticalab.it )