“La disaffezione dal vino? I prezzi sono troppo alti”. Il presidente di Piemonte Land sul calo dei consumi

Francesco Monchiero si rivolge ai produttori e agli operatori della ristorazione: “In questo momento, un passo indietro da parte di tutti non guasterebbe”

 

Appello alla moderazione in materia di ricarichi sul vino sia ai produttori vitivinicoli sia al mondo della ristorazione da parte di Francesco Monchiero, che con la Monchiero Carbone winery ha ottenuto il premio speciale della Guida vini d’Italia 2026 del Gambero Rosso per il bianco dell’anno, con il suo Arneis. Il produttore, che dal 2023 è anche presidente del consorzio promozionale Piemonte Land, ha condiviso alcune riflessioni sul rapporto tra calo dei consumi nel fuori casa e politiche di prezzo. Secondo l’imprenditore, oggi si nota una «disaffezione del pubblico ai vini di media qualità. Ovvero, proprio i vini più importanti – ha spiegato – grazie ai quali l’Italia è diventata famosa nel mondo. Una disaffezione determinata proprio dai forti ricarichi».

 

Le “responsabilità” dei produttori

L’ex presidente dell’ente di tutela della Dop Roero, ha rilevato come alcuni rincari sui vini siano arrivati proprio dal mondo dei produttori vitivinicoli, per il forte aumento dei costi di produzione nel post-pandemia: «Ma questa è una piccola parte. Capiamo – ha osservato – che i nostri colleghi della ristorazione, importantissimi per noi, hanno subito eccessivi incrementi dei costi, come bollette, affitti, plateatici. E capiamo che da qualche parte debbano ribaltare queste spese. Tuttavia, mi sento di fare un appello come imprenditore vitivinicolo al nostro mondo produttivo, affinché si venda il vino con un rapporto qualità-prezzo tale da consentire ai ristoranti di comprarlo a prezzi giusti».

 

 

Le “colpe” dell’Horeca

Monchiero, entrando nel dibattito interno alla filiera stimolato recentemente anche dal settimanale Tre Bicchieri, si è rivolto al comparto Horeca. «Alla ristorazione – ha affermato – chiedo di calcolare molto bene i costi che si vanno a scaricare sui prodotti in vendita. E di valutare se ci sia la possibilità di andare a riprendere tutti insieme certe fasce di mercato. Proprio quelle che si sono impoverite a causa di questi aumenti». Insomma, secondo Francesco Monchiero, un passo indietro da parte di tutti «non guasterebbe».

Il cambiamento dei consumi

Il momento generale resta di «grande incertezza», ha rilevato l’enologo piemontese, evidenziando l’effetto delle tensioni internazionali sulla diminuzione dei consumi di vino a livello globale. Ma per i vini di qualità il quadro sembra non essere così fosco. «Siamo di fronte a un cambio di abitudini, nel senso che si sta perdendo quella fascia di popolazione – ha spiegato Monchiero – che beveva abitualmente vino generico durante i pasti e tra le mura domestiche». Diverso è, invece, il discorso per il vino di qualità: «Ritengo che questa fascia possa tenere, perché oggi il consumo di vino concentra al ristorante, nell’aperitivo, in momenti conviviali e non più nel quotidiano».

 

 

Negli Usa, per ora, cali contenuti per i piemontesi

Mentre in molti si aspettavano una debacle, i dazi negli Stati Uniti hanno finora provocato «un calo che potremmo definire quasi fisiologico» all’export dei vini piemontesi. «Avevamo molta paura che il Piemonte risultasse fortemente penalizzato. Ma in questo momento, coi dati che abbiamo a disposizione, relativi ai primi 9 mesi del 2025, questo contraccolpo non è stato ancora così forte». Monchiero ha rilevato come la diminuzione delle esportazioni per questa regione sia contenuta al di sotto del 5 per cento.

Le strategie promozionali del Piemonte

Intanto, il comparto vitivinicolo regionale prosegue il lavoro per una promozione di squadra anche nelle etichette dei vini, col progetto annunciato in primavera che prevede l’inserimento della menzione Piemonte all’interno delle Dop. «I Consorzi di tutela stanno modificando i 60 disciplinari delle denominazioni per poter arrivare a una menzione geografica ampliata. Scrivere “Barolo Piemonte” forse è scontato, ma scrivere “Erbaluce di Caruso Piemonte” o “Pinerolo Piemonte” è meno scontato. Il percorso è iniziato da circa sei mesi e posso già dire – ha annunciato Monchiero – che quasi il 70% delle Dop ha portato a compimento tale modifica, con l’ok dei produttori nelle rispettive assemblee».

( Fonte Gamberorosso.it )

 

Annotazioni a margine

Condivido in linea generale quanto espresso nell’articolo di cui sopra. Non possiamo spendere al ristorante cifre folli per il vino, molto spesso al pari dell’intero pranzo. Si vedono in carta vini che in cantina, o sullo scaffale, costano 8/10 euro ad oltre 30 euro.

Se siamo in 4 al tavolo ci può anche stare una bottiglia da 30 euro, ma una coppia con la compagna che al limite beve poco, dovendo poi guidare al ritorno, è molto improbabile che venga ordinata e tanto meno consumata una bottiglia costosa.

Tanti anni fa, durante i corsi Ais, per conseguire il diploma da Sommelier, ricordo che le indicazioni erano di raddoppiare il costo del vino, ecco che allora una bottiglia pagata dal ristoratore 8/10 euro, la troveremmo in carta a 16/20 euro !

Ho sempre sostenuto che è sbagliato pensare di fare l’incasso giornaliero principalmente con il vino, che dovrebbe essere complementare a quanto proposto dalla cucina e non diventare la voce principale ! Il risultato è questo : invece di ordinare due o tre bottiglie, molto spesso se ne ordina una a malapena ! Ci sarebbe molto da riflettere !

Roberto Gatti