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LA TUTELA DELL’ ALBERELLO PUGLIESE








 

Per chi non sapesse chi Angelo Maci,  lo presento io : il presidente della Cantina Sociale Due Palme di Cellino San Marco, che diversi anni fa ho conosciuto ad un Vinitaly, una persona preparata, molto legata alla sua terra che la magnifica terra di Puglia, e che in pochi anni riuscito a portare i prodotti di questa grande realt Cooperativistica, ai massimi livelli di qualit . Questi vini che conosco bene da molto tempo hanno fatto incetta di premi in molti concorsi enologici nazionali ed internazionali, basta leggere tra i premiati dell’ultimo Vinitaly, o i risultati del Concorso dello Chardonnay du Monde in Francia, di cui al link:


https://www.winetaste.it/ita/anteprima.php?id=1719


Vi riporto quanto scritto dal Presidente Maci a proposito del pericolo che sta incontrando l’alberello pugliese ( antico sistema di allevamento della vite ) che da origine ad uve di qualit nettamente superiore rispetto ai sistemi tradizionali. Vorrei aggiungere che, purtroppo, sono a rischio anche molti ulivi centenari della Puglia e della Calabria, quando invece non si dovrebbero nemmeno sfiorare, in quanto a mio avviso sono  PATRIMONIO DELL’UMANITA’ da lasciare ai nostri figli e nipoti.


Buona lettura


Roberto Gatti


 


Vorrei rendervi partecipi di una mia riflessione scaturita dal costante esame da me condotto sul territorio viticolo della Provincia di Brindisi.Mi riferisco alla pesante situazione che di qui a breve si creer a seguito del paventato abbandono dei vigneti allevati secondo la tecnica colturale del cosiddetto alberello: un processo lungi da me auspicato – che sul nostro territorio salentino sar quasi certamente a breve incentivato dallentrata in vigore della nuova OCM mirata a estirpare i vigneti tradizionali a fronte di un congruo contributo. Pensando di confrontarci con alcuni stereotipi produttivi della viticoltura mondiale che trasmettevano e trasmettono impianti atti alla meccanizzazione estrema, gestibili a volte con appena 100 ore di lavoro per ettaro, abbiamo finito col depauperare il nostro territorio del portato storico della viticoltura, non raggiungendo comunque lobiettivo della diminuzione dei costi oltre certi limiti (almeno 6 volte superiori). Il fatto che siamo forzati a emulare una filosofia e una prassi vitivinicola del tutto altra che la nostra. Bisogna individuare le caratteristiche del territorio e proteggerlo cos come si fatto per gli oliveti secolari nella zona di Fasano e Ostuni; cos come si fatto e si fa per le aree protette di Torre Guaceto; per le saline; per tutti gli altri areali ritenuti importanti per la tutela di un ambiente e di un paesaggio unici al mondo; per le specie animali e vegetali che li popolano. La coltivazione della vite ad alberello in Puglia si giustifica dal fatto che tale forma di allevamento proteggeva la stessa dai forti venti e dalla siccit: le strategie di vendita del vino delle nostre cantine salentine passano attraverso il territorio; lunica arma per poter vendere il vino con ricavi dignitosi passa attraverso il racconto del territorio di produzioneApparir evidente, pertanto, che il mercato per noi verte e si gioca su questo duplice, inscindibile nesso concettuale: il binomio vite/vita. La politica viticola operata nellultimo ventennio con la prima ondata di estirpazioni pilotate dallUnione Europea ha prodotto un incredibile e paradossale risultato: lo spostamento delle stesse superfici vitate in un altro angolo del globo. Oggi si propone una nuova raffica di estirpazioni senza che a ci corrisponda una regolazione dei nuovi impianti nel resto del mondo. Per anni si sono ripetuti aiuti al reimpianto dove la Regione Puglia ha deliberatamente escluso dallaccesso ai finanziamenti gli impianti allevati ad alberello. Credo che sia giunto il momento di riconoscere incentivi ai viticoltori che scelgono di non abbandonare i vigneti allevati ad alberello. Sono consapevole del fatto che a molti tutto questo apparir clamoroso: lUnione Europea concede incentivi allestirpazione, mentre io rivendico che ce ne siano e a buon diritto verso chi conserva le tradizionali modalit dimpianto. Ma come Vice Presidente del Consorzio di Tutela del Salice Salentino Doc ho il dovere di contribuire alla difesa della dignit di un territorio che ha una storia, una genealogia e un lignaggio nella coltivazione della vite. Anche in nome di questo retaggio atavico ho appoggiato e posso affermare di esserne stato un protagonista insieme al Consigliere Provinciale di Lecce Roberto Schiavone la nascita del Parco del Negroamaro che ormai una realt. La sua costituzione avvenuta il 15 dicembre scorso. Non aspettiamo di veder toccare al nostro territorio la stessa sorte della Murgia barese e della Valle dItria dove i vigneti non fanno pi parte del paesaggio agrario. Lestirpazione massiccia e indiscriminata, cos come proposta, inefficace nellambito di unEuropa commercialmente aperta al mondo, e di un territorio quello del Salento che fonda la propria immagine e la propria appartenenza sulla storia e sullalberello pugliese. Se cos fosse, il segnale dato ai nostri concorrenti sarebbe controproducente. La cantina da me rappresentata intende individuare unarea distintiva della coltivazione della vite con forma di allevamento ad alberello pugliese nellambito delle nostre zone di produzione, per intraprendere un percorso a cominciare dallanno prossimo che punti al riconoscimento di una maggiorazione del prezzo delle uve conferite che compensi i maggiori costi per lottenimento delle stesse. La OCM 2001/2006 ha finanziato il reimpianto di nuovi vigneti solo a spalliera: ci ha comportato la perdita di un autentico patrimonio viticolo ad alberello. Un intero capitale identitario ha iniziato io spero non inevitabilmente a estinguersi. Se cos fosse, avremmo di fronte a noi un paesaggio viticolo depauperato e omologato, fotocopia di quello del Nuovo Mondo. Ai nostri importatori non saremmo pi in grado di narrare la nostra storia. La mia esortazione di portare avanti questo progetto di difesa di un intero retaggio e di un intero territorio. Diversamente il Salento perder un pezzo importante della propria storia, e non solo viticola.


Angelo Maci


Annotazione


Vedasi anche al link:


http://puglialive.net/home/news_det.php?nid=4906


il convegno organizzato per trattare dell’argomento

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Giudice degustatore ai Concorsi Enologici Mondiali più prestigiosi tra i quali:

» Il Concours Mondial de Bruxelles che ad oggi ha raggiunto un numero di campioni esaminati di circa n. 9.080, dove partecipo da 13 edizioni ( da 9 in qualità di Presidente );

>>Commissario al Berliner Wine Trophy di Berlino

>>Presidente di Giuria al Concorso Excellence Awards di Bucarest

>>Giudice accreditato al Shanghai International Wine Challenge

ed ai maggiori concorsi italiani.