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Le linee guida dell’Unesco dividono i produttori di vino

Al centro del dibattito la variante del Comune di La Morra

 

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La presentazione, da parte del Comune di La Morra, della proposta di variante del primo Piano regolatore tarato sulle linee guida dei paesaggi patrimonio dell’umanità rischia di incrinare la luna di miele tra i produttori vitivinicoli e l’Unesco. Dopo le riunioni della scorsa settimana, le singole cantine e i rappresentanti degli agricoltori stanno esaminando i documenti messi a disposizione dall’amministrazione comunale e hanno messo al lavoro i tecnici per presentare le loro osservazioni alla proposta.

 

«RISPETTARE LE ESIGENZE»

«Abbiamo registrato un diffuso disagio tra i nostri iscritti – dicono da Coldiretti -, per questo interverremo con una serie di controproposte». Lo stesso faranno congiuntamente Cia e Confagricoltura, che sottolineano: «Nessuno vuole mettere in discussione la necessità di tutelare il paesaggio, ma vanno anche rispettate le esigenze delle imprese agricole. Altrimenti si rischia di incrinare il rapporto virtuoso e dinamico che ha consentito a queste colline di raggiungere i risultati che sono sotto gli occhi di tutti».

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Un dei punti più controversi riguarda il fatto che la variante vorrebbe introdurre una differenziazione tra aziende vitivinicole e aziende agricole, collocando l’attività delle prime in un contesto commerciale, con il conseguente pagamento di oneri al Comune. Il nuovo piano regolatore proporrebbe poi un’equivalenza tra «area vitata» e «cru», estendendo a tutti i vigneti lamorresi i vincoli finora previsti solo per le sottozone di particolare pregio. Infine, i produttori contestano la rigidità con cui la proposta tecnica stabilisce le aree in cui non si può costruire e delimita le zone in cui l’azienda può ampliarsi al massimo per il 50% dei volumi già esistenti.

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«Con un simile vincolo, per un giovane sarà impossibile costruire una nuova cantina» dicono i viticoltori. Accuse alle quali il Comune replica aprendo al dialogo e ribadendo che «l’obiettivo è quello di approvare un Piano innovativo che tenga in considerazione le esigenze di tutti e la salvaguardia del territorio». Ma se a muovere le critiche più pesanti sono stati nomi di rilievo come Roberto Voerzio e Alberto Cordero di Montezemolo, c’è anche chi invita a non estremizzare le posizioni.

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UN COMPROMESSO

«Ci vuole un buon compromesso – dice Giacomo Oddero dall’alto della sua lunga esperienza -. L’Unesco offre molti vantaggi e sta dando buoni frutti, ma comporta anche dei sacrifici. Le cantine devono esserne consapevoli e operare con senso di responsabilità, guardando non solo al presente, ma al futuro di queste meravigliose colline».

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Bruno Ceretto è meno diplomatico: «Se a Barolo ci fosse stato un piano regolatore più rigido, non avremmo assistito allo sradicamento di alcuni filari nel cuore di Cannubi per far spazio a una nuova e discutibile cantina. In Borgogna non sarebbe mai successo e se a La Morra si doteranno di uno strumento in grado di impedire cose simili, non possiamo che esserne contenti. A me pare che questa polemica sia più politica che di sostanza, o forse in Langa siamo diventati troppo ricchi ed egoisti».

 

 

( Fonte La Stampa )