Toscana, Aquitania, Hessen, La Rioja
Ottobre 2006 – Bruxelles – I presidenti delle regioni Toscana, Aquitania, Hessen e La Rioja – Claudio Martini, Alain Rousset, Volker Hoff e Pedro Sanz Alonso – hanno firmato a Bruxelles una posizione comune sulla proposta della Commissione europea di riforma dell’Organizzazione comune di mercato (OGM) Vino, che hanno inviato al commissario all’Agricoltura, Mariann Fischer-Boel, al presidente della commissione Agricoltura del Parlamento europeo, Joseph Daul, e ai due parlamentari Giuseppe Castiglione e Katerina Batzeli, relatori rispettivamente sulla proposta e sulla comunicazione della Commissione.
Toscana, Aquitania, Hessen e La Rioja sono quattro regioni europee in cui la coltura della vite non rappresenta solo un’attività economica, ma anche una realtà patrimoniale ed ambientale, frutto di una storia e di una civiltà comuni, caratterizzate da una produzione vinicola riconosciuta ed apprezzata sul mercato europeo e mondiale. Si tratta dunque di quattro motori della produzione vinicola europea di qualità , che hanno deciso di assumere una posizione comune per pesare in positivo sull’iter del provvedimento, cercando di migliorarne alcuni punti per scongiurare il rischio di una penalizzazione dei vini di qualità .
Dalle quattro regioni arriva un appello a Bruxelles: non fare dell’estirpazione dei vigneti l’asse centrale della riforma, quando il budget a disposizione potrebbe essere più utilmente indirizzato ad altri obiettivi, come la ristrutturazione e la riconversione, l’informazione e la promozione: l’estirpazione non potrà essere che uno degli elementi di un piano globale fissato a livello regionale. Le regioni ritengono anche che dedicarle 2,4 miliardi di euro, cioè il 60 per cento dell’intero bilancio, sia del tutto sproporzionato in rapporto sia al budget che alle reali necessità del settore.
Legate allo sviluppo di una produzione di qualità , le quattro regioni non possono che opporsi alle proposte di deregulation nei campi delle etichette e delle pratiche enologiche: allineare, con una standardizzazione verso il basso, le pratiche europee a quelle dei concorrenti extra-europei finirebbe per indebolire un settore in cui la competitività si basa soprattutto sulla qualità dei prodotti. In questo spirito, e per un dovere di trasparenza nei confronti dei consumatori, le regioni chiedono con forza che le pratiche non tradizionali vengano menzionate sulle etichette, sia per i prodotti europei che per quelli dei paesi terzi.
Le regioni chiedono anche che venga mantenuto il divieto della vinificazione dei mosti provenienti dai paesi terzi ed il taglio dei vini europei con vini extra-europei, sempre per garantire la trasparenza nei confronti del consumatore.
Uno dei punti sui quali le regioni insistono di più riguarda il mantenimento delle misure attuali per la ristrutturazione e la riconversione, giudicate indispensabili per garantire la qualità del vino lungo tutto il ciclo di produzione e per far fronte alle esigenze poste dalla rapidità dello sviluppo scientifico e tecnologico e al rispetto dell’ambiente.
Le regioni, dopo aver deplorato che la Commissione non menzioni il finanziamento delle misure di ricerca/innovazione e di sperimentazione, essenziali per lo sviluppo e la competitività del settore, chiedono con grande forza la loro introduzione e s’impegnano a dar vita ad azioni significative in questo campo.
Poiché i vigneti hanno una valenza culturale e storica, ma anche ecologica, le regioni ritengono necessario valorizzare gli effetti della viticoltura sull’ambiente, specialmente nel caso della viticoltura minore delle piccole isole e delle altre zone svatnaggiate.
Accanto ai rilievi critici, non mancano però i punti di accordo con la proposta della Commissione. Le regioni concordano con l’abolizione degli aiuti comunitari alla distillazione, un aiuto che ha dimostrato negli anni la sua inefficacia e che si è rivelato fonte di distorsioni del mercato. D’accordo anche con la proposta di mettere a disposizione una dotazione finanziaria per ciascun stato membro, a patto di specificare con chiarezza le misure finanziabili, in modo che i fondi siano effettivamente assegnati al settore.
( Fonte sabaudiain.it)