Accanto alle golose specialit e ai prodotti tipici, i vini Doc e Docg bianchi e rossi dellEmilia Romagna rendono davvero irresistibile lofferta gastronomica di questa Regione. Quattro i principali comprensori vinicoli, densi di storiche tradizioni
Tra i fiori allocchiello dellenogastronomia emiliano-romagnola spiccano golosit come le paste ripiene (agnolotti e cappelletti), i salumi (Culatello e Prosciutto di Parma), gli insaccati (cotechino e zampone), la piadina, laceto balsamico, il formaggio di fossa o le ciliegie di Vignola. Ma un capitolo a parte meritano i vini Doc e Docg bianchi e rossi, famosi gi presso etruschi e romani e prodotti nei quattro comprensori vinicoli della regione: Colli di Parma e Piacenza, Terra del Lambrusco, Colli bolognesi e Vini di Romagna.
I Colli di Piacenza e Parma
Il primo dei quattro comprensori vinicoli della regione si caratterizza in prevalenza per la produzione di Barbera, Bonarda, Gutturnio e per laromatica Malvasia. La viticoltura piacentina deriva per impostazione dalla tradizione greca, mentre la sua collocazione collinare rivela unorigine romana. Gli antichi Liguri importarono i principi greci della coltura della vite da Massaglia (attuale Marsiglia) alla Liguria e al Piemonte, che includeva allepoca anche i Colli Piacentini. La presenza etrusca sul territorio piacentino testimoniata dal ritrovamento del famoso fegato etrusco in bronzo, che reca scritto il nome di Fufluns , divinit del vino presso gli Etruschi. La cultura enologica romana invece legata al Gutturnium, un boccale usato dai Romani per la degustazione del vino.
Vini D.O.C. dei Colli Piacentini
Nelle vigne occidentali si producono Barbera, Bonarda e Gutturnio, questultimo considerato il vino pi importante della zona. Cabernet Sauvignon e Pinot nero sono D.O.C. recenti ma importanti per il mercato internazionale. Fra i bianchi si segnala la terna Malvasia, Trebbiano e Ortrugo, vitigno autoctono che d corpo al Trebbianino Val Trebbia, mentre assieme al Moscato danno origine al Monterosso Val dArda. Il Vin Santo di Vigoleno viene preparato con le uve autoctone Marsanne e Berverdino. Infine tra i bianchi si evidenziano il Sauvignon, lo Chardonnay, il Pinot grigio e tra i rossi Barbera e Bonarda.
Vini D.O.C. dei Colli di Parma
Il parmense larea di produzione di un prosciutto ed un formaggio rinomati in tutto il mondo, e di gustosi salumi quali il Culatello di Zibello, il Salame di Felino e la Spalla di San Secondo. Nelle valli racchiuse tra i fiumi Enza e Stirone, il Rosso Colli di Parma deve la sua origine al felice connubio dei rossi Barbera e Bonarda, mentre tra i bianchi risaltano la Malvasia e il Sauvignon. Altre info>>>
Tra Reggio e Modena, nella terra del Lambrusco
Il Lambrusco uno dei vini pi consumati sulle tavole della nostra penisola e vanta una storia che pochi D.O.C. possono raccontare. Dal paesaggio collinare alle distese che preannunciano il Po, questo vino che i buongustai a ragione definiscono eclettico, deriva dal vitigno labrusca, gi conosciuto presso i Galli Liguri, quindi gli Etruschi ed i Romani. Reperti fossili di viti che producevano questuva si sono rinvenuti in terreni pliocenici di milioni di anni fa nellarea del Reggiano e del Modenese. Catone nel II secolo a.C. ne parla nella sua opera il De Agri Cultura. Columella e il medico greco Dioscoride, nel I secolo lo citano frequentemente, mentre Plinio il Vecchio ne evidenzia le propriet curative: singulare remedium ad refrigerandos in morbis corporum ardores. Dal Medioevo fino allet moderna, si succedono le prestigiose testimonianze che attestano la presenza del Lambrusco sul territorio. Ne danno notizia lagronomo bolognese Piero de Crescenzi nel 1303; Andrea Bacci, medico di papa Sisto VI; il bolognese Vincenzo Tanara nellopera Leconomia del cittadino in villa del 1644; e persino Lucrezia Borgia che lo nomina in alcune sue ricette conservate nellarchivio estense. La presenza del Lambrusco alla corte ducale si consolider a partire dalla prima met del XVIII secolo, mentre oltre un secolo dopo il suo gusto frizzante inebrier il palato del poeta Giosu Carducci.
Modena: il Lambrusco si fa in tre
La viticoltura modenese produce tre variet di Lambrusco. Nella piana tra il Panaro e il Secchia nasce il Lambrusco di Sorbara dal gradevole profumo di viola; a nord-ovest di Modena e nella Bassa laustero Lambrusco Salamino di Santa Croce; dalla collina alla Via Emilia infine il sapido e armonico Lambrusco Grasparossa di Castelvetro.
Lambrusco Reggiano e Colli di Scandiano e Canossa
Dal rosso rubino al rosa, il Lambrusco presente nella provincia di Reggio Emilia in prevalenza nella variet Marani, anche se non mancano antichi vini locali in ripresa quali il Marzemino e il Malbo Gentile. Altre info>>>
I Colli Bolognesi e la Valle del Reno
Dai Gessi Bolognesi alla pianura attraversata dal Reno e dai suoi affluenti, tra le valli dellIdice, del Savena, del Lavino, del Samoggia, del Panaro e, naturalmente, del Reno stesso, crescono le uve bianche che danno origine a vini di antica tradizione, quali il Pignoletto e il Montuni. Era il 1033 quando lAbbazia di Nonantola concesse in enfiteusi alcuni vigneti, richiedendo in cambio un canone annuale pari a otto moggi di vini boni e di mosti, lavorati dagli stessi monaci. Qualche secolo dopo, nel 1596, il gi menzionato studioso Andrea Bacci, pubblica un trattato, che avr in seguito molta fortuna, dal titolo De naturali vinorum historia, in cui un intero capitolo, Bononiae vina, viene per lappunto dedicato ai vini bolognesi, coltivati secondo lautore in apricis collibus e sub Appennini radicibus. Bacci infine cita il Trebulano (il Trebbiano) e il Pinet, padre con ogni probabilit di quel Pinot che ritroveremo fra questi colli tre secoli dopo.
Vini D.O.C. dei Colli Bolognesi
Le vigne adagiate sulla collina, e in particolare il centro produttivo di Monte San Pietro, offrono uve a bacca bianca, dalle quali si ricavano vini quali il Sauvignon, lo Chardonnay, il Pinot bianco, il Riesling italico e il Pignoletto, vitigno autoctono di antiche origini. Tra i rossi si segnalano le produzioni di Barbera, Merlot e Cabernet Sauvignon.
Vini D.O.C. del Reno
Il tratto inferiore del Reno, quello che interessa la zona a nord di Bologna fino quasi a Pieve di Cento, si identifica dal punto di vista enologico con la bacca bianca Montuni, di antica tradizione e presente in parte anche nei territori di Modena e Ravenna. Per gli appassionati delle tradizioni vitivinicole, consigliamo di non perdere una visita al Museo della Civilt Contadina di Bentivoglio, dotato di una raccolta molto ricca e varia. Altre info>>>
I Vini di Romagna da Forl a Ferrara
Dalla media collina alla pianura fin nei pressi di Lugo, protagonista indiscusso della viticoltura romagnola il Sangiovese. Secondo unantica leggenda, il nome di questo vino, che in dialetto rende come Sanzvs, deriverebbe da Sanctus Zeus, il dio Giove della mitologia romana. Secondo una differente interpretazione, il nome Sangiovese prenderebbe origine da Monte Giove, una collina di Santarcangelo di Romagna. Suscita simpatia il generoso nome del Pagadebit, che tradotto vuol dire: paga i debiti. La solidit dei suoi acini, faceva s che anche nelle annate in cui le condizioni atmosferiche erano avverse, il vigneto riusciva a produrre quella quantit di vino sufficiente al vignaiolo per pagare i debiti derivati dalla vigna. Un altro vino di queste terre la Cagnina, di origini incerte. Secondo alcuni troverebbe le sue radici in epoca bizantina. A Bertinoro, lorigine del nome legato a varie leggende popolari. La pi amata narra che Galla Placidia, assaggiato un sorso di dolce Albana, offertole in una brocca, abbia esclamato: Non di cos rozzo calice sei degno, o vino, ma di berti in oro. Caratterizzato da una morfologia completamente pianeggiante, il ferrarese vanta una prestigiosa tradizione nella produzione vinicola. Attivi promotori della coltivazione della vigna furono i Benedettini, che stabilitisi fra il X e lXI secolo a Pomposa, intrapresero unazione di bonifica delle paludi circostanti labbazia. La diffusione del vitigno Fortana o Uva dOro, diede limpulso determinante alla produzione enologica dellarea. Il prodotto sembra sia arrivato a Ferrara nel 1528, recato in dote dalla duchessa Renata di Francia per le nozze con il duca estense Ercole II.
Romagna, terra di tradizioni
Rosso rubino, dal profumo delicato, il Sangiovese accompagna il pasto della tavola romagnola, affiancato, tra i bianchi, dal Trebbiano e lAlbana, unico vino D.O.C.G. della regione, che la tradizione farebbe discendere da un ceppo importato in et Romana. Concludono la geografia ampelografica della zona il rosso Cagnina e il bianco Pagadebit.
Vini D.O.C del Bosco Eliceo
Il termine ci riporta alla memoria le abbazie medievali che sorsero in prossimit del Delta del Po, sebbene la produzione interessi tutta la fascia costiera di Ferrara e una piccola parte del ravennate. Il vitigno pi importante lUva dOro, che d un rosso ideale da abbinare allanguilla di Comacchio.
Fonte: Appenninoverde.org.