Il vino rosato, considerata una tipologia meno frequentata tra i vini italiani perch ritenuta (a torto) meno interessante e qualitativa, in questi ultimi anni oggetto di una riscoperta e sta trovando una sua giusta collocazione nel panorama vinicolo italiano. Tutto questo grazie all’impegno dei produttori che hanno creduto nel rosato, che vogliono spazzare via il luogo comune che i vini rosati siano soltanto “vini da sete”, e che con tempismo hanno saputo interpretare questa tendenza. Nella sede del Gambero Rosso, a Roma, stata presentata la terza edizione dei vini rosati proprio per supportare e riconoscere gli sforzi dei produttori che credono in questo vino: 316 i vini segnalati su oltre 300 aziende vitivinicole. In Europa il vino rosato non mai stato considerato un vino inferiore ai rossi e ai bianchi. In Italia, sino a qualche anno fa, invece c’era una sorta di ritrosia, un impedimento culturale che ora venuto meno. Quasi tutta la penisola italiana attraversata dalle zone classiche della produzione del rosato con una particolare ricchezza di definizioni che accompagna i vini rosati, indicati con nomi diversi da regione a regione, a volte onomatopeici, altre volte legati al procedimento di vinificazione oppure al colore del vino, cosicch in Piemonte troviamo il ciaret, il chiaretto in Lombardia e Veneto, il kretzer in Trentino e Alto Adige, in Toscana il vin ruspo e in Abruzzo il cerasuolo, il pesti ‘mbotta in Sicilia, il vino delle donne o rosadu in Sardegna . Tra le novit di questa edizione, si segnala il premio riservato al miglior rosato dell’anno assegnato all’azienda vinicola Cataldi Madonna con il Montepulciano d’Abruzzo Cerasuolo Pi delle Vigne 2004, un vino di grande carattere e di straordinaria bevibilit con un prezzo che si aggira sui 10 euro. Credo di essere stato uno dei pochissimi che ha creduto nel vino rosato, il primo a farne due di cerasuolo sottolinea il proprietario, il professore universitario Luigi Cataldi Madonna (insegna Filosofia all’Universit dell’Aquila). E oggi l’Azienda vinicola con i suoi 27 ettari vitati di Ofena, piccolo comune di 600 abitanti in provincia dell’Aquila. ( Fonte Il Tempo ) |