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QUASI LIBERI DA OGM? NO, GRAZIE

Oggi gli concediamo lo 0,9%, domani l’1,5%, dopodomani il 2%; e così via finché lentamente il cancro non inizia a contagiare tutte le cellule sane, compromettendone irreparabilmente il funzionamento.


 


Già, perché non crediamo di usare dei toni forti descrivendo gli ogm come una malattia incurabile che lentamente si fa largo e distrugge l’organismo che la sta ospitando. L’agricoltura biologica, in questa parafrasi del mondo, rappresenta quella parte della società che, più di altri, cerca di prendersi cura del proprio corpo, evitando di entrare a contatto con “organismi infetti”. Ebbene, l’istituzione preposta a occuparsi della tutela di questa società cosa fa? Invece di promuovere comportamenti responsabili dice: “Il problema esiste, perciò facciamocene una ragione”. Anzi, va oltre e afferma: “Se accidentalmente l’organismo sano venisse contagiato, ma solo accidentalmente e solo nella misura dello 0,9%, permettiamogli pure di sostenere di fronte agli altri che è sano”. Un discorso che, per chi ha fatto della difesa del proprio corpo il motivo fondante della propria esistenza, suona evidentemente come assurdo.


 


E’ naturale che l’istituzione di cui stiamo parlando è l’Unione Europea e lo strumento di cui si avvale è un nuovo regolamento per il biologico che, in sostituzione dell’attuale CEE 2092/91, prevede l’introduzione di una soglia di contaminazione ogm nei prodotti bio pari allo 0,9%. La nota preoccupante è che, il giorno 27 febbraio, la Commissione Agricoltura si è pronunciata a favore di tale introduzione con l’appoggio inspiegabile dei distributori del biologico e degli stessi produttori nordeuropei. E’ vero che bisognerà attendere il verdetto finale del Parlamento Europeo, ma un segnale come quello già lanciato mette in serio allarme tutto il settore e tutti quei consumatori che per anni si sono rivolti al biologico con delle richieste ben precise: niente chimica e niente ogm. Chi vorrà ora, ci chiediamo, dei prodotti “quasi liberi da ogm”? 


 


Lo scenario che una scelta del genere pone alla nostra attenzione è quello composto da consumatori disorientati e dal rischio di una caduta di immagine per tutto il settore del biologico. Qualcuno ha già azzardato delle ipotesi, come la Coldiretti, che ha annunciato un possibile crollo dei consumi di prodotti bio in Italia, che potrebbe arrivare fino al 60%. Ma oltre ai fatti puramente commerciali, c’è un’altra questione, altrettanto grave, che una scelta del genere porta alla luce: la voragine che si sta creando tra le istituzioni e i cittadini. Se da una parte infatti, questi ultimi si sono detti sempre più contrari e spaventati dalla possibilità di trovare ogm nei prodotti alimentari – circa il 77% degli italiani, secondo l’ultima indagine Eurobarometro – dall’altra l’Unione Europea sembra prendere la direzione indicata dalle multinazionali agroalimentari, dilapidando così un patrimonio fatto di decenni di lavoro e di investimenti pubblici impiegati per sostenere lo sviluppo rurale e l’agricoltura biologica.


 


“E’ bene precisare però” dice Monica Frassoni, co-Presidente dei Verdi/ALE al Parlamento europeo “che nel rapporto non si dice da nessuna parte che esiste una libertà di contaminazione dei prodotti bio e la battaglia per ridurre le soglie di contaminazione accidentale dall’attuale 0,9% per tutta l’agricoltura è ancora aperta”. Ma è comunque vero che una decisione del genere porrebbe una serie di problemi nuovi da affrontare, con il rischio di colpire particolarmente coloro che per anni hanno puntato nella valorizzazione della produzione agricola. L’introduzione di una soglia di tolleranza dello 0,9% consentirebbe infatti, di tollerare regole di coesistenza meno restrittive, costringendo chi a fatica, nel corso degli anni, aveva conquistato un’ottima reputazione per i propri prodotti (pensiamo agli sforzi per definire le zone ogm-free) a raddoppiare il proprio impegno e la propria spesa.


 


E’ fin troppo scontato quindi, definire contraria la nostra posizione in una vicenda dal genere, come è banale star ad analizzare il punto di vista del settore su un tema come questo. Fa piacere sicuramente avere il sostegno del ministro De Castro, ma ci chiediamo quanto conterà questa volta, a Bruxelles, la sua forza di contrattazione. L’unica considerazione amara che ci viene da fare è relativa al fatto che un problema del genere emerga proprio ora, con una situazione internazionale che preme per soluzioni immediate dal punto di vista ambientale – soluzioni che sicuramente possono trovare risposte concrete nell’agricoltura biologica -, con un nuovo decreto ministeriale pronto a rilanciare il biologico italiano e con ancora freschi in mente gli esiti di una splendida edizione di Biofach, che ha messo in luce anche quest’anno quanto sia grande il potenziale del settore e quanto sia in moto la crescita dello stesso.


 


E proprio facendo riferimento al Biofach, e in particolare alle parole di Carlo Petrini, patron di Slow Food, pronunciate durante il discorso di apertura della manifestazione, intendiamo concludere questa edizione di Bollettino Bio: “Sono due i pilastri fondamentali che reggono questo sistema agricolo: gli ogm e il controllo delle sementi. Poche multinazionali infatti, hanno il ‘potere delle sementi’ ed è necessario scardinare questo potere, insieme alla consapevolezza che non può esistere nessun tipo di soglia minima per l’agricoltura biologica. Commercializzare prodotti bio che garantiscono la presenza di organismi transgenici al di sotto della soglia dello 0,9% significherebbe farsi ridere in faccia dai consumatori. Tolleranza zero. E’ questa l’unica via auspicabile”. Sperando che questo messaggio arrivi forte e chiaro anche a Bruxelles.


( Fonte Bollettino Bio )


 

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Giudice degustatore ai Concorsi Enologici Mondiali più prestigiosi tra i quali:

» Il Concours Mondial de Bruxelles che ad oggi ha raggiunto un numero di campioni esaminati di circa n. 9.080, dove partecipo da 13 edizioni ( da 9 in qualità di Presidente );

>>Commissario al Berliner Wine Trophy di Berlino

>>Presidente di Giuria al Concorso Excellence Awards di Bucarest

>>Giudice accreditato al Shanghai International Wine Challenge

ed ai maggiori concorsi italiani.