Home News Salonicco tra Retsina e la caccia al vigneto più antico al mondo

Salonicco tra Retsina e la caccia al vigneto più antico al mondo

Omero fu cantore di tempi antichi e di un’era leggendaria. Lo spazio metafisico e filosofico perfetto, lo stesso dove nasce il vino greco che lui ha saputo raccontare. Dopo secoli, sono molte le varietà dei vitigni autoctoni che oggi trionfano nei calici greci.

 

 

La più interessante è quella della riscoperta della Retsina, vino che tradizionalmente viene considerato di scarsa qualità e che oggi, invece, eccelle mischiando gli aromi della resina con quelli delle grandi uve a bacca bianca, come la Malagousia. L’altro, è il tormentone della ricerca del “vitigno più antico al mondo” in terre dove Aristotele filosofeggiò e per primo racconto i piaceri di Bacco. Ecco alcuni cenni lungo la strada del vino di Salonicco.

 ok_salonicco-500x329

Peraltro, va detto in premessa, sono pochissime le città europee che possono vantare un vigneto urbano nel proprio cuore storico. Quello più celebre è a Parigi a Montmartre, che nell’Ottocento era un villaggio dove le badesse avevano coltivato per secoli l’uva per mantenere in piedi l’economia del monastero. La tradizione da allora è rimasta. E Salonicco l’ha imitata nella zona dello stadio Kaftanzozoglio. Due ettari nei quali tra le 480 varietà greche ne sono state scelte quattro: Xinomavro, Agioritiko, Malagouzia e Rombola. Qui vi lavorano dipendenti del municipio, studenti universitari e residenti; il vino che si produce – il Gorgona, nome della sorella di Alessandro Magno, che divenne metà donna e metà pesce dopo la morte del fratello – è venduto a scopi benefici e imbottigliato dalla cantina Ktima Gerovassiliou.

 

LE TIPOLOGIE DI UVA

 

Tra i rossi, ecco l’uva Xinomavro, che si traduce con una sorta di “acido nero”. Vini dall’alto potenziale di invecchiamento, ricchi di carattere tannico e di aromi complessi. Ma c’è anche l’Agiorghitiko, l’uva nobile di “San Giorgio”. Vini aromatici, complessi, dai tannini gentili e di acidità bilanciata, si adattano sia ai calici giovani che a quelli con vocazione rosè. Ancora, ecco l’uva Limnio, autoctona dell’isola di Limnos: si coltiva oggi a nord della Grecia ed è quella descritta dagli antichi poeti. Infine, tra i rossi, da segnalare la Mavrotragano – uva di Santorini, semisconosciuta nelle Cicladi – e la Mavroudi – gruppo di vitigni dal Pelopponeso alla Macedonia dalla pelle scurissima e dai tannini potenti.

 

Per le bacche bianche, sicuramente serve partire dalla Malagousia, uva nata nella regione di Nafpaktos che verso gli anni Sessanta si stava per estinguere. Salvata da alcuni vignaioli illuminati, ora è coltivata in Attica e nel Peloponneso per i suoi aromi di frutti esotici che arrivano quasi alla menta. C’è poi la Assyrtiko, nata nell’isola di Santorini e nota per la sua capacità di mantenere l’acidità. Retrogusto minerale e quasi terroso, merito del suolo vulcanico, sa esprimere anche bouquet aromatici e anche per questo, sposandosi all’Aidani e all’Athiri – l’uva dell’isola di Halkidiki dal delicato aroma di limone – fanno nascere un Vinsanto noto fin dai tempi dei bizantini. Ancora, ecco la Roditis, atta ai rosè e nota per i vini Patra: gusto quasi agrumato e retrogusto piacevole sono le sue caratteristiche.

 

LA LEGGENDARIA BIBLINOS

 

Kavala, porto della Macedonia, è una città amata dai turisti per le sue case dall’aspetto balcanico aggrappate alle falde del monte Simvolo che sovrasta il porto pieno di imbarcazioni colorate. Nei suoi paraggi stanno alcune spiagge come quelle di Paliò e Kalamitsi. Ma è il suo entroterra, ed in particolare la zona di Biblia Chora, ad aver interessato gli enologi di mezzo mondo. Qui infatti è stato scoperto un vitigno che forse è il più antico al mondo, il Biblinos, citato da Omero nelle sue opere e pare presente all’epoca dei Fenici. Attorno a questa scoperta c’è ancora un alone di mistero. L’ente svizzero chiamato ad analizzare il dna ha infatti scoperto che quasi la metà dei geni sono praticamente sconosciuti. Al momento, a lavorare su questo vigneto è la cantina Ktima Gerovassiliou, che ne produce circa 2500 bottiglie all’anno, quasi tutte risucchiate da un importatore statunitense rimasto affascinato dalla storia di questo vitigno. Ma anche altre aziende stanno sfruttando questo dono emerso dal tempo, un rosso dalla buona acidità e capace di arrivare a 14 gradi alcolici senza problemi anche grazie ad una vendemmia sul finale di settembre.

 

LE STRADE DEL VINO

 

La “Strada dei vini del Nord della Grecia” è nata nel 1993 e oggi racchiude in un suggestivo percorso 30 cantine che si dividono in otto differenti percorsi a partire dal Monte Olimpo fino all’Halkidiki. Hanno nomi suggestivi, legati alla storia o al territorio: strada delle dività olimpiche, di Epiro, dei laghi, di Naoussa, di Pella Goumenissa, di Tessalonicco, di Halkidiki e di Dioniso. Nel gruppo, 25 cantine sono sempre aperte e collaborano al concorso internazionale che ogni anno premia i migliori vini e organizzano eventi di promozione come la cantine aperte della seconda metà di maggio. I vini di Salonicco sono molti e le proposte enoturistiche infinite. Ma, dovendo scegliere, ecco quattro tra le cantine che ci è capitato di visitare e che probabilmente sono tra le migliori nei paraggi di Salonicco.

 

KTIMA GEROVASSILIOU Questa cantina è probabilmente il simbolo dell’enoturismo nel nord della Grecia. Vangelis Gerovassiliou è il leader dell’azienda, è stato capace di trasformare dal 1981 una piccola coltivazione famigliare da due ettari in un impero da 76 ettari – gli ultimi 13 sono stati piantati a marzo – proiettata verso standard di viticultura internazionale: in vigneto c’è una piccola stazione meteo, vengono coltivate l’80 % delle uve greche – sono 24 le varietà sperimentali coltivate – ed è previsto un piano quinquennale di investimenti per creare un itinerario tra i vigneti con aree da picnic. Qui c’è anche un museo con la più grande collezione di cavatappi della Grecia e tra le più grandi al mondo. Sono pochissime le città europee che possono vantare un vigneto nel proprio cuore storico. Quello più celebre è a Parigi a Montmartre, che nell’Ottocento era un villaggio dove le badesse avevano coltivato per secoli l’uva per mantenere in piedi l’economia del monastero. La tradizione da allora è rimasta. E Salonicco l’ha imitata nella zona dello stadio Kaftanzozoglio. Due ettari nei quali tra le 480 varietà greche ne sono state scelte quattro: Xinomavro, Agioritiko, Malagouzia e Rombola. Qui vi lavorano dipendenti del municipio, studenti universitari e residenti; il vino che si produce – il Gorgona, nome della sorella di Alessandro Magno, che divenne metà donna e metà pesce dopo la morte del fratello – è venduto a scopi benefici e imbottigliato dalla cantina Ktima Gerovassiliou.

 

KECHRIS WINERY Visitare questa azienda riconcilia il wine lover con la Retsina, vino da tavola greco, bianco o rosato, che deve il suo nome alla particolarità di essere aromatizzato mediante l’aggiunta di resina di pino d’Aleppo al mosto. “Il vino resinato veniva preparato già nell’antica Grecia e di fatto nel corso degli anni è diventato il simbolo del vino entry level”, spiega il direttore del marketing in azienda, Yiorgos Darlas. Quello che trovi al supermarket a meno di un euro a bottiglia e che non consiglieresti mai ad un amico. “Il nostro lavoro è tutto concentrato nel produrre Retsina di grande qualità”, spiega Stelios Kechris, enologo e ceo dell’azienda. “Nella prima fase della vinificazione mischiamo una media di un chilo di resina che raccogliamo ad Aleppo in quattro tipologie diverse tra maggio ed agosto per mille litri di mosto, lasciandola a contatto col vino per una decina di giorni prima di rimuoverla”. L’aroma e la forza della bacca bianca si mischiano ad una sensazione di mentolo anticipata dall’olfatto e confermata in bocca, senza però essere troppo impattante o dominante. Uno spettacolo per i sensi, abbinabile anche a semplici insalate, che è destinato a modificare la percezione internazionale della Retsina.

 

DOMAINE CLAUDIA PAPAYIANNI Fondata nel 2003 a 650 metri di altezza dalla regina del vino di Salonicco, Claudia Papayianni, ora produce circa 130 mila bottiglie all’anno grazie ai venti ettari di vigneti. “L’obiettivo è triplicare la produzione nei prossimi cinque anni grazie a dieci etichette di alta qualità”, spiega il manager che ci accoglie vantando le qualità del proprio “Alexandra”, un vino con uvaggio in purezza di Malagousia e il bouquet di glicine della Grenanche Rouge che va a comporre con il Xinomavro il leggendario rosè “Ex Arnon Rosè”. A poca distanza da qui, a Stagira, si dice che Aristotele piantò uno dei primi vigneti della storia dell’umanità.

 

DOMAINE PORTO CARRAS Se è vero che il turismo enologico in Grecia è agli arbori e che molta strada c’è ancora da fare, allora è altrettanto vero che c’è una eccellenza assoluta nei paraggi di Salonicco, figlia di un impero immobiliare che si è prestato al vino con risultati sorprendenti. Siamo nell’area di Sithonia, monte Meliton, da cui prende il nome anche la Dop locale: qui ha sede il Domaine Porto Carras. Poco meno di duemila ettari, una immensità fatta di colline che si affacciano sul mare e di paesaggi mozzafiato che uniscono ulivi a vigneti, per una produzione di circa un milione di bottiglie. “Quasi tutte certificate biologico”, ci spiega il responsabile dei tour vantando i 150 premi ottenuti ad oggi dall’azienda grazie all’impegno dei titolari, in primis Yliana Stengou.

 

 

( Fonte venetoblog )