Nella lista dei desideri dei viaggiatori più aggiornati entra l’Ex Repubblica Sovietica, patria di Stalin. Dove, tra Caucaso e Mar Nero, è fortissimo il sogno europeo
La chiesetta della Trinità di Gergeti, a Stepantsminda (o Kazbegi), lungo la Strada Militare Georgiana.
Le acque sulfuree di Abanotubani sono leggendarie. Si narra che siano state scoperte per caso da Vakhtang Gorgasali, il re dell’Iberia Caucasica (verso la fine del quinto secolo d.C.), che immediatamente ordinò sul posto la costruzione di una nuova città. Da lui stesso battezzata Tbilisi, “il luogo della sorgente calda”. Quindici secoli più tardi, Abanotubani, il quartiere più antico della capitale della Georgia, porta ancora i segni di una lunga storia di invasioni e integrazioni, al crocevia di culture che oggi si danno la mano. Davanti alla cascata, due giovani genitori, lei velata e lui in tunica bianca, osservano divertiti il figlio che gioca nell’acqua con un altro bambino, accompagnato da un padre con la kippah in testa. È uno dei tanti contrasti della giovane repubblica che, liberatasi dalle redini dell’ex Unione Sovietica e indipendente dal 1991, oggi ha voglia di aprirsi al mondo. Solo nei primi 6 mesi del 2017 la Georgia ha visto un incremento dei turisti stranieri pari al 29%; la riapertura nel 2012 dell’aeroporto di Kutaisi ha procurato in 5 anni, grazie ai voli low cost dell’ungherese Wizz Air, la moltiplicazione del numero dei passeggeri provenienti da 8 paesi europei. Senza contare che, dallo scorso marzo, i georgiani possono entrare nell’area Schengen senza visto. «È un momento importante per la Georgia, il paese caucasico con la più forte spinta europeista», commenta Kornely Kakachia, docente di scienze politiche all’Università di Stato di Tbilisi. «Uno stato democratico nel Caucaso meridionale non è più una chimera, è una possibilità reale». Sensuale, spirituale Georgia
Murale sovietico al mercato di Kutaisi, nel centro storico
Il sogno collettivo di un futuro diverso corre fra i vecchi quartieri fatiscenti e le nuove architetture della capitale. Il Ponte della Pace dell’archistar Michele De Lucchi, ormai quasi un emblema della nuova Georgia, di notte si riflette raddoppiato sul fiume Mtkvari. La falcata di tubi bianchi, che ricorda un paio di baffi, collega l’antico quartiere di Bericoni a quello di Rikhe, riconoscibile per due imponenti strutture metalliche: quel che resta della sala da concerto commissionata a Massimiliano Fuksas e mai terminata. Perché se in tutto il Paese l’antico e il moderno convivono (certo, talvolta disturbati dai celebrativi monumenti sovietici), a Tbilisi il contrasto è esplosivo: da quasi un anno il suo profilo è cambiato per l’apparizione di un irregolare grattacielo di cristallo sulla Rustaveli Avenue, il Biltmore Hotel Tbilisi, al quale si accede dall’ex Istituto Marx-Engels-Lenin. Tuttavia, passeggiare all’alba nel cuore della città vecchia è semplicemente incantevole. Volendo, si può salire (anche in teleferica) fino alla statua di gusto socialista di Kartlis Deda, la Madre Georgia, alta 20 m, che indossa abiti tradizionali e, sorridendo ieratica, tiene in una mano la spada e nell’altra una coppa di vino. Da quassù lo sguardo incrocia sinagoghe, chiese ortodosse e moschee, una delle quali frequentata sia dagli sciiti, sia dai sunniti. Visti dall’alto, i tetti di Tbilisi raccontano storie di gloria ma anche di stenti. Nonostante sia in forte slancio (nel primo semestre 2017 il Pil è cresciuto del 4,5%), la Georgia è ancora povera. Non esiste lo stipendio minimo e i giovani imparano a mescolare gli studi con il business. Come fanno, per esempio, le studentesse Emma, Woronzo e Marshutka – meno di 60 anni in tre – che hanno affittato un appartamento nell’ex quartiere a luci rosse e aperto il Book Cafè, dove si sfogliano libri, si ascolta musica e si mangia genuino. Sensuale, spirituale Georgia
Le churchkhela del mercato di Kutaisi
La crescita economica aiutata dal turismo è quindi un pungolo in più. I giovani non hanno dubbi e scelgono di vivere e lavorare nella capitale. Ha meno di quarant’anni l’amministratore delegato del Rooms Hotel Tbilisi, versione urbana del primo hotel di design georgiano aperto ai piedi dell’imponente monte Kazbek. Entrambi gli alberghi sono stati lanciati da Temur Ugulava, l’imprenditore visionario che si è avvalso dell’Adjara Arch Group per trasformare edifici industriali in luoghi pieni di carattere, dove i vecchi materiali si accostano all’arte contemporanea. Ugulava è anche il patron di due locali di successo, il Lolita e il Fabrika, quest’ultimo ricavato da un’ex manifattura di vestiti, e del Stamba Hotel, d’imminente apertura in un’ex casa editrice-stamperia. In questi ritrovi sembra di essere a New York o a Londra. E per dire, il Bassiani, inaugurato tre anni fa sotto lo stadio di calcio Boris Paichadze Dinamo Arena, è tra i miglior techno club al mondo. Poi l’impatto della moda, in un mondo antico che aspira alla modernità, e che ha il suo eroe in Demna Gvasalia, stilista “wild” arrivato alla direzione creativa della maison Balenciaga.
«Negli ultimi dieci anni è cambiato tutto », commenta la stilista 35enne Anuka Keburia, che ha studiato alla Central St Martins di Londra. «Le georgiane hanno un improvviso desiderio di stile». Come le donne del non più remoto Occidente. Ma basta allontanarsi di poco dalla capitale e si entra in un paradiso bucolico antico. Sensuale, spirituale Georgia
Il Ponte della Pace, a Tbilisi.
Appena fuori Tbilisi le casette rurali di legno e i campi lavorati disegnano le colline che orlano strade percorse da autisti spericolati, pronti a sorpassare laddove non si dovrebbe né potrebbe. È la Georgia degli antichi monasteri, spesso patrimonio Unesco, dove vige una profonda spiritualità segnalata dall’obbligo al silenzio e all’abbigliamento appropriato (a disposizione di uomini e donne dei teli per coprire capo, spalle e gambe) e tipica di uno dei Paesi più praticanti del globo, con l’84% della popolazione di fede cristiana ortodossa. Ed è la Georgia delle distese coltivate e dei filari, delle vacche che camminano in mezzo alla strada e del cibo sano (si mangia bene dappertutto) che è parte integrante dell’orgoglio nazionale. Che è del resto un sentimento così forte e vivo da aver concesso a un piccolo Paese, incuneato tra Armenia, Azerbaigian, Turchia e Russia, di conservare una lingua e un alfabeto usati solo qui. Dunque è bene conoscere almeno qualche parola chiave, khinkali e khachapuri, ravioli ripieni e una specie di pizza bianca al formaggio, o churchkhela, dolce tradizionale di mosto e nocciole o noci. Perché lungo i lati della strada c’è sempre chi vende cibo o frutta, dispensando sorrisi. Giovani e anziani sono gentili, ovunque si percepisce una passione per l’Italia. Non a caso questa terra, che stupisce per la varietà dei paesaggi, dalle coste di Batumi sul Mar Nero, battute dai russi, alle foreste lussureggianti, dalle zone desertiche alle vette caucasiche che superano i 5000 m, ha un che di mediterraneo. Saranno la religiosità e l’edonismo, il vino e il senso dell’ospitalità. Sensuale, spirituale Georgia
Grotte di Prometeo, a Imereti
COME ARRIVARE Wizz Air (wizzair.com) vola da Milano Malpensa a Kutaisi. Il taxi da Kutaisi a Tbilisi costa tra i 70 e i 100 euro. Noleggiare l’auto è semplice ma sconsigliabile, tenuto conto dello stile di guida dei georgiani: meglio un’auto con autista, da 50 euro al giorno con Traffic Travel (traffictravel.ge); è possibile organizzare tour personalizzati
ON THE ROAD DA TBILISI ALLA RUSSIA
È una strada spettacolare. Dal nord di Tbilisi taglia il Caucaso e arriva a Vladikavkaz. Percorsa per secoli da commercianti e invasori, a inizio Ottocento è ribattezzata Strada Militare durante il rifacimento da parte dei russi. I suoi 212 km corrono tra pascoli, chiesette e monasteri, come la fortezza di Ananuri, che dal Seicento protegge la valle dell’Aragvi, per poi inerpicarsi tra ponti e tunnel, fino alle montagne del Kazbegi, al confine con la Russia. A proposito del Kazbegi: la regione entra nella bucket list dei viaggiatori, e non per aver ispirato Puškin e Tolstoj. Il sonnolento borgo di Stepantsminda, per esempio, è un ex buen retiro degli ufficiali sovietici che ha cambiato volto dopo l’arrivo del lussuoso Kazbegi Rooms Hotel, lodge e spa resort dalla cui terrazza si colgono i maestosi 5000 del Kazbek. Più in basso, il colpo d’occhio mozzafiato sulla chiesa della Trinità di Gergeti: le galleriste Carmela Guiraggosian e Mira Tohme sono «partite dal Libano per entrare in questa cartolina», dicono. Molte le escursioni organizzate dall’hotel, a piedi, a cavallo, in quad, e per gli intrepidi volo con parapendio e alpinismo (e d’inverno l’eliski). Sensuale, spirituale Georgia
Le montagne del Caucaso lungo la Strada Militare Georgiana
IL VINO PIÙ VECCHIO DEL MONDO: OTTIMO
Ricco, suadente e ambrato. A detta degli intenditori, queste le caratteristiche del vino naturale georgiano che, dopo varie vicissitudini (come la campagna contro l’alcol lanciata da Gorbaciov nel 1985), sta finalmente guadagnando meritate posizioni sul mercato internazionale. Tutto iniziò 7000 anni fa: secondo recenti ritrovamenti archeologici, pare che gli abitanti dell’attuale Georgia siano tra i vignaioli più antichi della storia; frammenti di terracotta, semi fossili e sedimenti di acido tartarico testimoniano che già nel Neolitico qui si coltivava la vite. Oggi in Georgia ci sono oltre 500 vitigni autoctoni e circa 70.000 ettari a vite. La zona più famosa (e la più organizzata per il turismo) è nel nordest del Kakheti, ai piedi del Caucaso nel nord. Un buon indirizzo per capire i processi di vinificazione e degustare è l’Ancestral Wine cellar, nel villaggio di Kardanakhi. La peculiarità del vino georgiano sta nel processo tradizionale di vinificazione, che prevede la macerazione sulle bucce in giganteschi qvevri sotterrati (vasi di terracotta dove già nella preistoria veniva prodotto e conservato il vino). È una sorpresa entrare in cantine che sembrano vuote, e solo a terra s’intravede il collo dei recipienti in terracotta che spuntano dal suolo. Ecco perché il tempo è l’alleato migliore di un vino unico non solo nel colore, nel sentore e nel sapore, ma anche nelle caratteristiche organolettiche. Non a caso, alla Cité du Vin di Parigi (laciteduvin.com) fino al 5 novembre è in corso la mostra Géorgie, berceau de la viticulture. Sensuale, spirituale Georgia.
Un porticato a Kutaisi
( Fonte d.repubblica )