Home Arrabbiature “Siete nazisti”: le minacce ai ristoratori che chiedono il Green Pass

“Siete nazisti”: le minacce ai ristoratori che chiedono il Green Pass

I No Vax hanno preso di mira i ristoratori favorevoli al certificato vaccinale, travolgendoli di insulti o di commenti negativi su Tripadvisor. La chef Cristina Bowerman: “Ai miei dipendenti ho detto di immunizzarsi, per rispetto verso i clienti andrebbe imposto”

 

 

C’è chi ha subito intimidazioni, chi è stato travolto dai commenti negativi su Tripadvisor tanto da colare a picco nella classifica delle recensioni, chi è subissato dagli insulti sui social network: «nazisti» è l’appellativo che va per la maggiore. Sono giorni difficili per i ristoratori che stanno provando ad adeguarsi al Green Pass, che sarà obbligatorio da venerdì per mangiare all’interno dei locali. È bastato annunciarlo in anticipo, o provare a incentivare i clienti a vaccinarsi, magari offrendo piccoli sconti, per scatenare una campagna di odio tale che qualche titolare di bar e ristorante si è dovuto rivolgere alle forze dell’ordine.

Come il gestore di un noto ristorante del Leccese che ha fatto denuncia alla Digos dopo essere stato sommerso dalle minacce sul web. La sua colpa è stata pubblicare, sulla pagina Facebook del locale, un cartello virtuale in cui invitava i “no vax” a non entrare: per questo è stato accusato di aver messo al bando «i nuovi ebrei». Stessa sorte è toccata a uno chef di Viareggio che aveva annunciato uno sconto sulle bevande come incoraggiamento ai clienti col Green Pass. Pure per lui una valanga di offese e auguri di morte, ma anche giudizi denigratori sui siti di recensioni, tanto che Tripadvisor, alla fine, ha sospeso la possibilità di postare altri commenti non attinenti all’offerta della cucina. Segnalazioni analoghe si susseguono da Bari a Mapello, nel Bergamasco. Dal 6 agosto la certificazione verde che prova la guarigione, la vaccinazione anti-Covid o la negatività al tampone sarà richiesta per mangiare al chiuso. E tra i ristoratori aumentano i consensi, anche se ieri in una ventina di città è andato in scena un flash mob di protesta al grido “Siamo ristoratori, non controllori”.

La maggior preoccupazione dei titolari dei locali è la gestione delle prenotazioni prima e degli ingressi poi. Ma sono al lavoro per prepararsi al meglio anche alle possibili contestazioni dei clienti. Giancarlo Casa della pizzeria Gatta Mangiona a Roma sottolinea come il problema sia logistico e di tempi: «Nell’ora di punta dovrò avere un addetto solo per i controlli. Sono favorevole al vaccino, le leggi si rispettano, ma sarà dispendioso». Anche Oreste Romagnolo, dalla sua Oresteria a Ponza, si dice favorevole al Green Pass, nonostante qualche perplessità su come allontanare chi non vuole esibirlo, «ma la salute viene prima di tutto». L’unico timore, insomma, è di trovarsi di fronte a qualche imbarazzo.

Amelio e Simona Fantoni: “C’è un clima d’odio insultati per l’idea dello sconto sui vini”

Telefonate e sms di insulti con l’augurio che “il vostro locale bruci con dentro voi e i vostri figli”, accuse di nazismo perché “è da nazisti fare uno sconto a chi è in possesso del Green Pass al pari di chi era iscritto al Partito nazional socialista tedesco”. Questo e tanto altro ancora stanno subendo Amelio Fantoni e sua figlia Simona, cuochi e titolari del ristorante Buonumore di Viareggio. La loro colpa? È di aver pubblicato sulla pagina Facebook l’idea di uno sconto, il 10 per cento, sulle bevande “quando entrerà in vigore il Green Pass, per dare un piccolo contributo a chi si vaccina. Non è molto, ma poco è meglio che nulla. In momenti di pandemia, di disagi, economici e sociali, per quanto sia possibile e difficile, bisogna alleggerirlo il problema, non appesantirlo, con il pregiudizio della paura”.
Vi aspettavate queste reazioni?
«Assolutamente no. Volevamo dare solo un messaggio di ottimismo. Della serie: la legge è questa, va rispettata, tanto vale farlo con il sorriso. Inutile riproporre le dinamiche del proibizionismo. Di certo non potevamo immaginare così tanta rabbia. Addirittura, su Trip Advisor gli insulti sono stati così numerosi che il sito di recensioni ha temporaneamente sospeso la possibilità di inserire commenti su di noi».
Le minacce vi spaventano?
«Più che altro ci spaventa il clima di odio, l’idea di cercare il nemico a tutti i costi. Il nostro non è un inno al vaccino obbligatorio. Ma un segnale positivo. Una piccola cosa: i nostri vini costano circa 20 euro, col 10 per cento ci paghi giusto il parcheggio. Ma ci sembrava un gesto incoraggiante».
Cosa vi preoccupa?
«Quello che dovrebbe preoccupare tutti: il Covid. È lui il nemico, non i vaccini e non il Green Pass. Ci preoccupa l’idea di dover chiudere di nuovo. Un’ulteriore chiusura sarebbe la fine, un punto di non ritorno, la morte della nostra attività».

Cristina Bowerman: “Ai miei dipendenti ho detto di immunizzarsi per rispetto verso i clienti andrebbe imposto”

«Non avrò alcun problema a chiedere il Green Pass e il documento di identità ai clienti. È un dovere che abbiamo verso la salute collettiva». Cristina Bowerman è chef e titolare del ristorante stellato Glass Hostaria di Roma e presidente dell’associazione Ambasciatori del gusto. «Trovo giusto – dice – far accomodare all’interno solo chi ne è provvisto».
E come si comporterà con chi non volesse mostrarlo?
«Chi non vuole mostrarlo certo non sarà cacciato: potrà comunque accomodarsi ai tavolini all’esterno. Ma dentro è un’altra cosa. Il vaccino è un dovere morale nei confronti delle persone a rischio, che magari per motivi di allergia non possono farlo».
Alcuni accusano che il Green Pass sia discriminatorio.
«Non c’è nessuna discriminazione nei confronti dei non vaccinati. Caso mai la discriminazione è nei confronti di chi vorrebbe farlo ma ancora non ha potuto, perché non sono ancora state aperte le prenotazioni per la sua categoria professionale o di età. Per il resto nessuno è obbligato ad andare al ristorante».
Come vi state preparando?
«Mi sono rivolta al nostro consulente di sicurezza sul lavoro e ci stiamo organizzando su come accogliere gli ospiti e come utilizzare la app del ministero».
Tutto chiaro nella norma?
«In effetti, mancano alcuni dettagli apparentemente di poco valore, ma che nei fatti possono creare problemi. Per esempio, se un cliente è accomodato fuori perché sprovvisto di Green Pass può entrare nel locale per usare la toilette? Manca poi l’obbligatorietà di vaccino per i dipendenti. Io ho chiesto a tutti i miei collaboratori di vaccinarsi e lo hanno fatto, ma se qualcuno si fosse rifiutato? Forse non è coerente pretendere il green pass da parte dei clienti e non poterlo fare nei confronti del personale».

Piero Pompili: “Ero già con Macron quando l’ha chiesto, non ci farà chiudere”

«Noi che siamo a contatto con il pubblico dobbiamo essere i primi a mettere in sicurezza i nostri stessi clienti, non essere fonte di contagio o preoccupazione».
Piero Pompili, noto restaurant manager del ristorante Al Cambio di Bologna, ha le idee molto chiare e le ha espresse anche prima che si parlasse di Green Pass obbligatorio per i locali italiani, quando il presidente Macron lo annunciò per la Francia.
Perché ha accolto il decreto con tanta convinzione?
«Perché è una continuazione di quello che abbiamo fatto prima che ci fosse il vaccino: distanziamento tra tavoli, mascherine, sanificazioni, registrazione degli ospiti. È la quadratura del cerchio. Noi come staff abbiamo anche scelto di essere tutti vaccinati. E dopo mesi difficilissimi in cassa integrazione e lo spettro di eventuali nuove chiusure, il Green Pass è l’unica garanzia di non dover richiudere».
Come eseguirà i controlli?
«Credo che procederò in questo modo: faccio accomodare gli ospiti, per non creare assembramenti all’ingresso. Poi chiedo documenti e certificazione: vaccinale o tampone negativo o superamento della malattia. Chi non ne è in possesso sarà invitato ad andarsene. A un eventuale rifiuto chiamerò le autorità, i vigili o la polizia. Io sono per la libertà: nessuno ti obbliga a vaccinarti, ma allo stesso tempo nessuno ti obbliga a mangiare da noi».
Come pensa reagirà la clientela?
«Tutti i clienti abituali del Cambio sono persone con sale in zucca, vaccinate e favorevoli a queste regole. Siamo pronti comunque a gestire anche situazioni spiacevoli».
Criticità nella norma?
«Una cosa non è chiara: se come pare tornerà in vigore la divisione in regioni gialle, arancioni e rosse, vorremmo stare tranquilli di poter rimanere aperti, visto che abbiamo tutte le carte in regola».

( Fonte Repubblica )

P.S. ) Ricordo che le leggi vanno sempre rispettate, anche quando non ci piacciono. La nostra libertà finisce dove inizia quella del prossimo !
 

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Giudice degustatore ai Concorsi Enologici Mondiali più prestigiosi tra i quali:

» Il Concours Mondial de Bruxelles che ad oggi ha raggiunto un numero di campioni esaminati di circa n. 9.080, dove partecipo da 13 edizioni ( da 9 in qualità di Presidente );

>>Commissario al Berliner Wine Trophy di Berlino

>>Presidente di Giuria al Concorso Excellence Awards di Bucarest

>>Giudice accreditato al Shanghai International Wine Challenge

ed ai maggiori concorsi italiani.