|Translate Site: 
Home News Tour enogastronomico ed artistico in Alto Piemonte

Tour enogastronomico ed artistico in Alto Piemonte

Tra luoghi di grande fascino spirituale e specialità gastronomiche immerse in panorami agricoli e naturali, l’Alto Piemonte è un territorio tutto da scoprire. Ecco un itinerario tra bellezze architettoniche nascoste e prodotti d’eccellenza da assaggiare. 

alto Piemonte

 

Andare alla scoperta del Piemonte significa di solito essere accompagnati dal profumo di cose buone da mangiare e, soprattutto, da un buon bicchiere di vino prodotto in una delle tante zone dedite alla viticoltura in Regione. Non fa eccezione l’Alto Piemonte, una zona forse meno conosciuta rispetto a territori più a Sud della regione, ma ugualmente capace di offrire ai visitatori piccoli gioielli nascosti e, soprattutto, grandi eccellenze enogastronomiche.

 

 

Quella compresa tra Biella, Vercelli, Novara e il Verbano-Cusio-Ossola, infatti, è una zona che fino a poco tempo fa era rinomata in tutto il Nord Italia e non solo per i suoi distretti industriali: quello tessile, prevalentemente, con centinaia di aziende manifatturiere che producevano stoffa e abiti di livello. Ultimamente però il mercato è cambiato, e il territorio ha dovuto adeguarsi, cercando una nuova vocazione a cui dedicarsi. Non poteva che essere quella enogastronomica, vista la presenza di eccellenze riconosciute ovunque come il riso (nella zona di Vercelli e di Biella), il gorgonzola (a Novara e dintorni) o i vini come il Gattinara e il Ghemme.

Da qui, l’Alto Piemonte si rilancia provando a vivere di vita nuova, e attirando turisti con il richiamo dei suoi prodotti, combinati a un territorio tutto da scoprire.

Alto Piemonte tra riso, formaggi e vino. Il Sacro Monte di Varallo

Da queste parti, soprattutto in autunno, non è così inusuale essere circondati da una nebbia mista a nuvole che rende l’atmosfera particolarmente suggestiva. Soprattutto quando ci si trova a 608 metri, in cima a un’altura rocciosa, e si entra in un luogo pieno di spiritualità come il complesso monumentale del Sacro Monte di Varallo.

Là in cima, nel cuore di una Riserva Naturale istituita nel 1980 dalla Regione Piemonte, ci si arriva con un percorso a piedi di venti minuti in salita, oppure in pochi minuti con la funicolare, immergendosi nelle nuvole e nella nebbia da cui, a un certo punto, spunta l’ingresso per il Sacro Monte. Un luogo di tutti, aperto al pubblico e costruito per i pellegrini, dove ripercorrere lungo quarantadue cappelle la vita e la Passione di Cristo.

È una rappresentazione televisiva ante litteram quella che avviene nel percorso del Sacro Monte di Varallo, dove oltre ottocento statue di legno e terracotta (alcune realizzate dall’artista locale Gaudenzio Ferrari) mettono in scena i diversi episodi religiosi, partendo da Adamo ed Eva.

Dietro ogni grata, si scorge l’espressività dello sguardo di un personaggio, o magari un dettaglio della rappresentazione, circondati dal silenzio del parco, in un’esperienza che davvero può avere un senso spirituale profondo, qualunque sia il vostro credo.

Chiesa di Santa Maria delle Grazie

Scendendo dal Sacro monte, vale davvero la pena di fermarsi qualche minuto nella piccola chiesa di Santa Maria delle Grazie, un po’ nascosta tra le stradine di Varallo. Costruita nel 1400, si presenta ai fedeli con una bellissima parete dipinta nel 1513 da Gaudenzio Ferrari, probabilmente il capolavoro dell’artista nonché uno degli elementi artistici più importanti della pittura rinascimentale tra Piemonte e Lombardia. Un affresco che rappresenta le scene della vita di Cristo e che, esattamente come succede per le rappresentazioni scultoree del Sacro Monte, cerca di coinvolgere lo spettatore nella scena dipinta, quasi fosse uno spettacolo teatrale.

Alto Piemonte tra riso, formaggi e vino. Le cantine

Passando dal Sacro al profano, vi avevamo già accennato un ulteriore buon motivo per fare un salto da queste parti, ovvero il vino. Terra di Nebbiolo (c’è chi insinua, da queste parti, che il nome dell’uva sia poi un omaggio al clima autunnale), la zona propone due DOCG, il Gattinara e il Ghemme, ma anche diverse novità interessanti, come la Vespolina. Il posto giusto per andare a scoprirle è l’Enoteca Regionale di Gattinara, dove vi verranno raccontati tutti i segreti del territorio. Esistono poi diverse cantine interessanti da visitare, come la Cantina Rovelotti, che ha sede all’interno del castello-ricetto di Ghemme, edificato tra il XI ed il XV secolo. Qui il vino riposa in antichissime stanze, disseminate qua e là lungo le stradine di ciottolato, e andarle a scoprire è un’esperienza immersiva notevole.

Novara, San Gaudenzio e Biscottificio

Non lontano da qui c’è Novara, cuore pulsante dell’economia della zona. Una piccola città con un centro storico che di sicuro merita una visita, partendo dalle sue imponenti architetture religiose. Dietro la Cupola della Basilica di San Gaudenzio, simbolo di Novara, così protratta verso l’alto (121 metri) e così particolare, non poteva che esserci il genio visionario di Alessandro Antonelli, architetto progettista anche della Mole Antonelliana a Torino.

Si può salire per ammirare il panorama circostante, e per osservare la maginificenza di quest’opera. C’è poi il Campanile di Benedetto Alfieri (zio di Vittorio Alfieri) e l’austera Cattedrale, in stile neoclassico, progettata di nuovo da Alessandro Antonelli.
Accanto al Duomo si trova il Cortile del Broletto, a lungo il luogo più importante della città, quello dove si svolgeva la vita politica e sociale. Ancora oggi è uno spazio animato, chiuso dal resto del centro tra quattro mura e frequentato dai giovani che chiacchierano ai tavolini dei dehors.

Se passeggiando per le strade di Novara sentite odore di biscotti, sappiate che non avete le traveggole. Il profumo viene dallo storico Biscottificio Camporelli, qui dal 1852 e famoso per i suoi “biscottini di Novara”, simili a savoiardi. Ne sfornano 100mila al giorno, e se passate dal negozio potrete magari avere l’occasione di mangiarne uno appena sfornato.

Abbazia dei Santi Nazario e Celso e principato di Lucedio

Spostandosi verso il Vercellese merita sicuramente una visita l’Abbazia dei Santi Nazario e Celso a San Nazzaro Sesia, edificata intorno all’anno 1040. Un complesso in mattoni rossi sormontato da una possente torre campanaria a seziona quadrata. Bellissimo il chiostro quattrocentesco e l’interno della chiesa, con le sue colonne portanti in mattoni.

Poco distante da qui si può iniziare un percorso di conoscenza del mondo del riso, visto che ci si trova nella zona più a Nord del mondo dove viene coltivato. Se si vuole abbinare la scoperta di questo mondo agricolo alla visita di uno spazio incantevole il posto giusto dove dirigersi è il Principato di Lucedio, un complesso dove ha sede l’azienda agricola della  famiglia Salvadori di Wiesenhoff. Qui si trova un’abbazia fondata nel 1123 dai monaci Cistercensi, gli stessi che bonificarono il territorio introducendo all’inizio del ’400 – primi in Italia – la coltivazione del riso.

Vercelli, sorprendente città d’arte

Infine, un giro per le zone dell’Alto Piemonte non può che concludersi a Vercelli.
Vercelli sa essere una sorprendente città d’arte, sia moderna, con spazi come il Museo Arca che ha ospitato mostre in collaborazione con la Fondazione Guggenheim; che antica, con il Museo Francesco Borgogna, che è la seconda pinacoteca più importante e ricca del Piemonte dopo la Galleria Sabauda di Torino. Il suo centro storico, ricco di architetture religiose e non solo, è dominato dalla Basilica di Sant’Andrea, simbolo della città, con la sua torre ottagonale e la sua facciata rivestita in pietra verde di Varallo, lo stesso luogo da cui il nostro giro per l’Alto Piemonte è cominciato.

( Fonte Viaggi Corriere )