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UN AGLIANICO DEL VULTURE CHE SODDISFA I NOSTRI PALATI

 


 


Laglianico del Vulture stato definito, ancora molti anni fa :


IL BAROLO DEL SUD , forse per indicare che si trattava e si tratta di un vino di razza, come il Barolo.


Il Vulture ricordo un vulcano spento che si trova in provincia di Potenza, l’aglianico qui prodotto uno dei primi vini che ho conosciuto quando mi sono avvicinato al mondo del vino tanti anni fa, ma che a mio avviso nulla aveva ed ha a che spartire con il Barolo, il perch presto detto :


il colore dei due vini completamente diverso : scarico e con note aranciate, fin dai primi anni di vita per luva nebbiolo che origina il Barolo ; nota acida e vegetale che ritroviamo molto spesso nei primi anni di vita, tannini inizialmente ruvidi, per cui bisogna attendere molti anni in bottiglia per goderne appieno.


Daltro canto invece laglianico del Vulture si presenta con colore piu vivo ed intenso, tannini piu maturi, piu sapido ed equilibrato, molto gradevole fin dai primi anni di vita.


Quello di cui Vi scriver oggi un aglianico del Vulture che mi ha soddisfatto il palato ed il naso, con una grande bevibilit, uno di quei vini che una volta iniziata la bottiglia difficilmente ne potr rimanere.


Un vino che ha una grande beva, armonico, moderno, che piaciuto a palati esperti e normali consumatori . Lazienda :


 


 


 


Cantina di Venosa S.c.a r.l.


Via Appia – C.DA Vignali


Venosa (PZ)


Tel. 39 0972 36702


Fax 39 0972 35891


info@cantinadivenosa.it


           http://www.cantinadivenosa.it


 


 


 


LA STORIA DELLAGLIANICO DEL VULTURE


 


L’Aglianico un vitigno antichissimo. Il pi noto ed importanti di tutti certamente il poeta latino Orazio, con il suo ‘NUNC EST BIBENDUM”.


L’uva e il vino sono sempre stati un elemento fortemente caratterizzante per l’area del Vulture e per la Basilicata in generale. I Romani concessero alla colonia di Venosa di coniare una moneta in bronzo raffigurante Dioniso, divinit fortemente legata alla terra e alla vite, poi assorbita dal culto di Bacco. In tempi storici molto pi recenti, nel 1629, si trovano tracce di un tal vino Melfacum di cui parla Prospero Rendella nel suo “TRACTATUS DE VINEA VINDEMIA ET VINO”. Con un altro grande balzo storico si arriva al 1909, quando, secondo il Carlucci, nella Basilicata era degna di menzione la zona del Vulture, ove i fertili versanti, orientale e di Mezzogiorno, erano coperti da fiorenti vigneti costituiti quasi esclusivamente da Aglianico; e questo vitigno non era solo coltivato sui declivi di questo vulcano spento, ma pure in tutta la provincia, pi o meno a seconda i siti: su 124 Comuni, costituenti la Basilicata, veniva allevate in 104 ed in 40 di questi gli erano destinate rilevanti estensioni. E di qui, fino ai giorni nostri, all’in’estitura della denominazione di origine controllata, nel 1971, e alla nuova avventura dell’Aglianco, prodotto di lusso sulle tavole italiane e straniere.


L’uva e il vino sono sempre stati un elemento fortemente caratterizzante per l’area del Vulture e per la Basilicata in generale. I Romani concessero alla colonia di Venosa di coniare una moneta in bronzo raffigurante Dioniso, divinit fortemente legata alla terra e alla vite, poi assorbita dal culto di Bacco. In tempi storici molto pi recenti, nel 1629, si trovano tracce di un tal vino Melfacum di cui parla Prospero Rendella nel suo “TRACTATUS DE VINEA VINDEMIA ET VINO”. Con un altro grande balzo storico si arriva al 1909, quando, secondo il Carlucci, nella Basilicata era degna di menzione la zona del Vulture, ove i fertili versanti, orientale e di Mezzogiorno, erano coperti da fiorenti vigneti costituiti quasi esclusivamente da Aglianico; e questo vitigno non era solo coltivato sui declivi di questo vulcano spento, ma pure in tutta la provincia, pi o meno a seconda i siti: su 124 Comuni, costituenti la Basilicata, veniva allevate in 104 ed in 40 di questi gli erano destinate rilevanti estensioni. E di qui, fino ai giorni nostri, all’in’estitura della denominazione di origine controllata, nel 1971, e alla nuova avventura dell’Aglianco, prodotto di lusso sulle tavole italiane e straniere.


 


SCHEDA TECNICA


 


 


AGLIANICO DEL VULTURE VIGNALI


Denominazione di Origine Controllata


Variet uva: Aglianico 100%.


Tipo di Allevamento dei Vigneti e densit media per Ha: Spalliera con circa 3500 piante.


Et dei vigneti: 10 20 anni


Produzione per Ha: 7 9 Ton


Altitudine dei vigneti: 400 550 metri.


Zona di produzione: Parte nord orientale della Provincia di Potenza delimitata dal disciplinare di produzione che comprende il territorio di n. 15 Comuni, in particolar modo nel Comune di Venosa Citt di Orazio.


Epoca di vendemmia: Dal 10 al 30 Ottobre.


Metodo di vendemmia: Selezione delle uve, raccolte a mano, in casse da 12 15 Kg. nelle prime ore del mattino e trasporto immediato delle stesse in cantina.


Vinificazione: Vinificazione in piccoli fermentini e macerazione pellicolare a temperatura controllata da 23 a 26 C. per circa 8 giorni, completamento della


fermentazione alcolica e malolattica in serbatoi inox.


Affinamento: In botti di rovere da Hl. 25 e 50 cad. per circa 12 mesi ed in bottiglia per


almeno 4 mesi.


 


Caratteristiche organolettiche e commento tecnico:


Vino di buona struttura e moderno che presenta:


Colore rosso rubino intenso con lievi riflessi granati.


Bouquet vinoso con profumo delicato di ribes, moderatamente speziato.


Sapore asciutto, sapido e persistente, molto gradevole nella sua armonia.


Abbinamento gastronomico e temperatura di servizio: Classico vino da arrosti, primi piatti tipici della cucina mediterranea,


cacciagione e formaggi stagionati.


Si suggerisce di servire a 16 – 18C.


 


 


 


NOTE DI DEGUSTAZIONE DI WINETASTE


 


Aglianico del Vulture Vignali 2007-gr.13.


 


Un senso di piacevolezza, di grande bevibilit e leggerezza intesa come poca percezione dellalcol, seppure presente, queste le caratteristiche principali di questo bel vino del nostro amato Sud dItalia, se poi aggiungiamo lottimo rapporto qualit/prezzo allora abbiamo raggiunto i nostri scopi di appassionati e divulgatori del buon bere italiano.


Fin dal colore invitante , presentandosi di un bel rubino intenso, vivo e brillante ; al naso un mix di frutta rossa di piccola pezzatura con in sottofondo e molto sfumato sentore di spezie, il legno quasi non si percepisce ; in bocca equilibrato, giustamente caldo, tannini presenti ma impercettibili, grande bevibilit, piacevole, un buon compagno della tavola domenicale. Lungo il finale di bocca.


Da abbinare a primi piatti con sughi di carne, secondi di carne rossa non troppo speziata, la bottiglia si involer facilmente.


Sono questi i vini che il consumatore moderno cerca, senza troppo sentore di legno, senza tannini ruvidi ed aggressivi e  senza troppo alcol.


Un vino da classificare molto buono/ottimo in base alla legenda di cui sotto, da non fare mancare in una cantina che si rispetti, anche se non un super muscoloso, super alcolico, super tannico e super costoso.


Un vino che ci ha soddisfatto il naso ed il palato : consigliato vivamente, da provare nella sua piacevolezza .


Roberto Gatti


18 Ottobre 2010


 




























0-60 


scadente o difettoso


61-70


passabile o corretto


71-75


medio e senza pretese


76-80


piacevole o franco


81-85


buono


86-90


molto buono/ ottimo


91-95


eccellente


96-100


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