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UN QUALIFICATO PARERE SUI TRUCIOLI DI LEGNO IN ENOLOGIA

Ricevo e molto volentieri pubblico, questo articolo dellamico enologo Lorenzo Tablino, per oltre 40 anni responsabile a Fontanafredda, ed ora consulente in giro per l Italia, che torna sulla spinosa, ed ancora irrisolta, diatriba sui trucioli o chips nel vino. Non ne volevo piu scrivere, perché troppi ne hanno scritto di cotte e di crude, molte volte senza cognizione di causa, ma trasportati solamente dallemotività e per unirsi al coro dei blablabla .


Credo invece che, al di la delle considerazioni personali di  ognuno, questo scritto serva proprio a portare un pò di luce e nozioni tecniche, anche ai non addetti ai lavori, per meglio chiarire il nocciolo della questione.


Buona lettura.


 


I TRUCIOLI DI LEGNO IN ENOLOGIA


di Lorenzo Tablino


 


Tratto da  alcuni articoli dellautore pubblicati su  BAROLO & CO E  GAZZETTA DALBA.


 


 


 


Premetto che nella mia professione di enologo sono sempre stato un tradizionalista, quindi nel lavoro ho sempre cercato di non seguire le mode o peggio lasciarmi condizionare da esse.


Ma dopo circa 40 anni di attività professionale lesatta percezione di alcuni fatti diventa problematica: mi riferisco alla sin troppo dibattuta questione dei trucioli.


 Il quotidiano La Stampa pubblica alla notizia in prima pagina, firma Paolo Massobrio, il dissenso è totale, Carlin Petrini, presidente Slow Food, prende posizione contraria, Internet rilancia un intervento sulla questione di Angelo Gaia, i giorni seguenti è il turno di Coldiretti e Confagricoltura.  E stato anche presentato un ricorso al tar, alcuni comuni si dichiarano detrucionalizzati, in un crescendo di emotività e di emulazione.  


Le motivazioni che leggo o ascolto: i trucioli omologano il vino (in realtà donano un banale aroma di   boisè). D accordissimo, ma occorre subito aggiungere che in enologia si omologa tutto o quasi, nellerrata e pericolosa concezione che il vino deve essere orientato al mercato (come se i produttori esteri non facessero altrettanto !). In troppi vini lidentità territoriale   si è persa da un pezzo!  Ma cosa centrano i trucioli? Sinceramente non capisco la grande differenza sul piano tecnico tra barrique o trucioli? Portano allo stesso risultato…o quasi !


In  cantina, per  diversi  motivi,  ormai  si utilizzano  pratiche o metodi  irrazionali  per la tipicità dei nostri vini, in quanto tendono  allomologazione-standardizzazione  dei loro colori, profumi, sapori:  utilizzo  di enzimi, tecniche sottrattive dellacqua, correzioni del  colore e altro; si ipotizza, presto, larrivo di   lieviti e batteri modificati ogm.


 Se in cantina eri fermo su alcuni principi passavi per retrogrado, peggio per   imbranato: nel 1992 (non   50 anni fa) cercai a  Fontanafredda  di abbonire  con sale da cucina  le grandi  botti in rovere francese  appena giunte, mi sentii rispondere con sottile ironia:  vuole essere  licenziato in tronco.   Leggo sul quotidiano La Stampa di una petizione diretta al governo italiano e alla UE affinché tutelino il diritto dei consumatori ad essere informati su cosa  bevono. Chi non puo essere daccordo!


Ma il problema  riguarda solo i trucioli ? Ce ne accorgiamo adesso?  Stavolta resto  fuori del coro.   &nbsp

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Giudice degustatore ai Concorsi Enologici Mondiali più prestigiosi tra i quali:

» Il Concours Mondial de Bruxelles che ad oggi ha raggiunto un numero di campioni esaminati di circa n. 9.080, dove partecipo da 13 edizioni ( da 9 in qualità di Presidente );

>>Commissario al Berliner Wine Trophy di Berlino

>>Presidente di Giuria al Concorso Excellence Awards di Bucarest

>>Giudice accreditato al Shanghai International Wine Challenge

ed ai maggiori concorsi italiani.