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Vendemmia buona ma poco serena

 

Dalla campagna e dalla cantina giungono validi motivi di soddisfazione.


La vendemmia stata abbondante, in alcuni casi anche troppo, e la qualit buona, con numerose punte di eccellenza.


Il clima estivo, pur segnato da alcune stranezze,  stato, tutto sommato, favorevole: le piogge di agosto hanno attenuato una siccit che minacciava di diventare critica, le temperature fresche di fine estate hanno favorito una maturazione equilibrata. La vite era forte e sana e le piogge di settembre, anche se abbondanti, non hanno fatto troppi danni. I vini sono profumati, equilibrati, ricchi di colore e corpo.


Vorremmo poter dire che questo basta e avanza per essere contenti. Purtroppo non cos. Molti vini piemontesi (in particolare, ma non soltanto, i vini a base Barbera, Dolcetto, Cortese delle province di Asti e Alessandria) soffrono di una crisi di mercato che, con alterne vicende, si trascina ormai da tre anni.


Se allinizio di questo periodo si poteva pensare di attendere che passasse la nottata, oggi dobbiamo dire chiaramente che la situazione molto grave, tanto da mettere in discussione, in molte aree viticole, la sopravvivenza stessa del mestiere di viticoltore.


Come Vignaioli Piemontesi non sono nel nostro costume il proverbiale pessimismo contadino, la lamentela corporativa, il dolersi quotidianamente del tempo, del governo e della cattiva sorte, e se oggi apriamo il quaderno sulla vendemmia 2006 con questo segnale di allarme perch la situazione davvero critica e sta per diventare drammatica.


La Bibbia dice che anche Giobbe perse la pazienza, e, bench i nostri viticoltori abbiano la pazienza di Giobbe, il malcontento che serpeggia nelle campagne minaccia di accendere micce pericolose, che non sappiamo a quali incendi potranno portare, se non troviamo il modo di uscire da questo stallo.


Le proposte ci sono: sono ragionevoli, sono attuabili, sono capaci, se non di risolvere tutto, almeno di disinnescare la bomba.


Si possono cos riassumere: il controllo numerico del vino imbottigliato ad evitare frodi, attraverso la fascetta regionale, in attesa che tale funzione passi in modo definitivo ai Consorzi di Tutela, soluzione che caldeggiamo; la concentrazione e organizzazione dellofferta da parte delle cantine cooperative e della nostra organizzazione dei produttori, per rendere la vita pi difficile agli speculatori; un programma di comunicazione serio e professionale, articolato sui diversi mercati, prodotti e fasce di prezzo, che faccia ripartire limmagine del Made in Piemonte e dei suoi vini Barbera, Dolcetto, Cortese; un revisione di alcuni disciplinari di produzione che non sono pi rispondenti alle esigenze attuali; una revisione degli albi vigneti che colpisca i venditori di carta da DOC.


Lamministrazione pubblica deve trovare le risorse e le capacit per aiutare le imprese ad attuare questi punti, e farlo in tempi brevi, o si rischia davvero la rivolta popolare.


Le imprese da parte loro non devono certamente aspettare che sia il pubblico a risolvere tutti i problemi ma devono darsi una strategia forte e coordinata: gli accordi sul ritiro delle uve sullo stoccaggio hanno dato un segnale importante in questo senso, ma certamente non basta.


 


Bisogna ancora agire sulla produzione, migliorare la capacit di programmare e diversificare, elevare ancora la qualit media, perch non cambiata negli ultimi trenta anni questa nostra prerogativa e condanna: anche considerando le diverse fasce di prodotto e di mercato, anche accettando il principio che alcuni vincoli produttivi sulle DOC di base vadano allentati, rimane comunque il fatto che il Piemonte vince sulla qualit e perde sulle politiche dei prezzi. Chi pensa che sia diverso perde tempo e opportunit.


Lo dimostra il fatto i vini che stanno viaggiando bene sul mercato, e per fortuna in Piemonte ne abbiamo, sono ad esempio il Gavi, il Moscato dAsti, i grandi Nebbioli, che non sono mai vini di primo prezzo. Vorr dire qualcosa, oppure no?


 


Giulio Porzio


Presidente Vignaioli Piemontesi