Home Arrabbiature Vendevano il finto vino Sassicaia condannate le menti della truffa

Vendevano il finto vino Sassicaia condannate le menti della truffa

Pene fino a due anni e mezzo nel procedimento in abbreviato. Falsificati oltre quattromila esemplari

 

 

 

“Sono tarocche, le devo dare a gente che non ne capisce”, diceva Angelo Loforese, “mente“ della truffa del falso Sassicaia, ignaro di essere intercettato dalla guardia di finanza. Ieri mattina, per il finto “Super Tuscan“ di Bolgheri, sono piovute le prime condanne. Il giudice dell’udienza preliminare, Agnese Di Girolamo, ha inflitto una pena di due anni e sei mesi, in abbreviato, al principale imputato, Angelo Francesco Forese, residente nel milanese, e ha accordato i patteggiamenti, concordati con il pm Gianni Tei, per i due figli di Forese, Bryan Andrea e Alessandra Chantal, e Pierluigi Corda, un terzo elemento della combriccola che era riuscita anche ad esportare il finto vino Sassicaia, oltre a piazzarlo in casa private e ristoranti di tutta Italia. Per loro, pene comprese tra gli undici e i sedici mesi.

Inoltre, il giudice ha rinviato a giudizio altre quattro persone: per loro prima udienza il 5 giugno 2023 davanti al giudice della prima sezione monocratica del tribunale di Firenze. Le accuse per tutti, a vario titolo, sono: contraffazione di uso di marchi anche aggravato e di indicazione geografiche o denominazione di origine agroalimentari oltre che ricettazione.

La grande truffa è stata scoperta per caso, con il rinvenimento di una cassa di Sassicaia sulla strada via Sottopoggio per San Donato, a Empoli. I finanzieri si trovarono a passare di lì e s’imbatterono in un voluminoso sacco con dentro una cassetta di legno con la scrtta “Sassicaia Bolgheri Italia 2013”. Bottiglie di un valore elevatissimo, sul mercato. Se fossero state vere. Invece, analizzando quel “corpo del reato“, probabilmente caduto accidentalmente da un camion durante il trasporto, le fiamme gialle sono riuscite a ricostruire tutto quello che c’era dietro al produzione del vino farlocco.

Ovvero un’organizzazione disposta a comprare vernici speciali, trasparenti per svelare nei dettagli più minimi e segreti l’ologramma, pellicola che riproduce l’immagine di un oggetto. Per un’etichetta tale e quale carta velina delle etichette con l’indicazione della grammatura, ologramma, stampate in Bulgaria, a Plovdiv; più a est, in Turchia, bottiglie di vetro soffiate fino a ottenere alla perfezione gli originali. Imbottigliamento e smercio in Italia, al Nord; tappi imbevuti in un vino ciliegino per ‘invecchiare’ il prodotto, retrodatarlo alle produzioni 2013 e 2015; curatissime cassette di legno per le bottiglie da spedire: sei per 250-500 euro a fronte di un valore regolare attestato tra i 1200 e i 1500.

Una filiera della contraffazione completa per aggirare le protezioni adottate dai produttori veri di Sassicaia. E infine il vino. A volte un rosso sfuso siciliano. Non adulterato, prodotto perfino con alcuni vitigni che danno vita al Sassicaia. Ma un comune vino da pasto. Niente a che vedere con il prestigioso Sassicaia. A volte, un prodotto che eccedeva nei solfiti, come hanno scoperto e contestato gli inquirenti.

La produzione era riuscita a ‘tirare’ 700 casse al mese, totale 4200 bottiglie, con un incasso stimato sui 400mila euro. La svolta alle indagini con il sequestro in provincia di Milano, alla fine di settembre del 2020, di 80mila pezzi contraffatti tra etichette, bottiglie, tappi, cassette di legno e altro: sarebbero servite a confezionare 1100 casse di ‘Sassicaia’ 2015.

 

( Fonte La Nazione )

Website | + posts

Giudice degustatore ai Concorsi Enologici Mondiali più prestigiosi tra i quali:

» Il Concours Mondial de Bruxelles che ad oggi ha raggiunto un numero di campioni esaminati di circa n. 9.080, dove partecipo da 13 edizioni ( da 9 in qualità di Presidente );

>>Commissario al Berliner Wine Trophy di Berlino

>>Presidente di Giuria al Concorso Excellence Awards di Bucarest

>>Giudice accreditato al Shanghai International Wine Challenge

ed ai maggiori concorsi italiani.