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Vinitaly, o no ?



Alessandro Costantini, fondatore di Wineoclock ed esperto nell’internazionalizzazione di vini italiani.



Laurea in Marketing alla Bocconi nel 97, una  passione per il vino trasformata in business, come direttore marketing presso Cantine Ruffino, dal 2000 al 2006, dalla gestione Folonari alla vendita al Gruppo Constellation Brands, poi con la moglie, contitolare di unazienda vinicola, e un gruppo di professionisti dellenogastronomia, alla testa di Wineoclock Srl, societ di distribuzione di vini con wine-store in Milano. questo il curriculum di Alessandro Costantini, manager specialista nellinternazionalizzazione e valorizzazione di vini italiani. Con Costantini affrontiamo lo scottante tema di Vinitaly, la grande rassegna di vini in scena da anni a Verona e, oggi, accusata da pi parti di avere costi proibitivi a fronte di strutture inadeguate.


Vinitaly una vetrina efficace o non vale il costo?   Per anni ho visto Vinitaly come una fiera i cui costi/opportunit erano nettamente sbilanciati verso la prima voce, ma di cui non si poteva fare a meno, se non altro per una questione di immagine. Quando lavoravo in Ruffino, le 2 motivazioni che giustificavano un investimento totale vicino ai 100mila euro (iscrizione ed allestimento, vitto e alloggio degli  operatori e consumi di vino) erano la possibilit di incontrare importatori e distributori di piccoli mercati che non potevano visitare durante lanno e il far sentire la presenza di un brand importante, con uno stand molto visibile. Quando nel 2006 ho fondato Wineoclock ho seguito la stessa impostazione; uno stand di medie dimensioni, spazioso e ben visibile, per una piccola societ, al fine di comunicare al mondo del vino.che ceravamo anche noi: un biglietto da visita che ci costato circa 35mila euro per ciascuna delle ultime edizioni.


Cosa non va in Vinitaly? Gli spazi troppo piccoli e angusti e i servizi insufficienti, gli ambienti non idonei ad una manifestazione vinicola, un pubblico sempre meno professionale, tanto che il sabato e la domenica lo spazio fieristico si trasforma nel centro mondiale dellubriachezza molesta. A questo si aggiungano il traffico impossibile per la viabilit da piccola cittadina di Verona, i parcheggi che si trasformano in incubi ogni volta che si deve uscire, la ricettivit alberghiera insufficiente tanto che spesso operatori e visitatori sono costretti a pernottare nelle province di Brescia, Mantova o Vicenza.


Eppure, nonostante questo, Vinitaly, ha resistito ai tentativi di attacco esterno (vedi MiWine a Milano).. Lanno scorso lennesima beffa; come tanti altri parcheggiati in pseudo padiglioni sotto tensostrutture, abbiamo subto la settimana di Aprile pi calda degli ultimi 30 anni, con temperature sui 30. Potete immaginare come i vini rossi in esposizione siano presto diventati vini cotti e assolutamente non degustabili! Lente si schernito, sostenendo che laria condizionata funzionava perfettamente e, a chi, come noi, minacciava denunce per risarcimento danni, ha fatto una promessa che ovviamente non poteva mantenere: lo spostamento per ledizione 2012 nei padiglioni interni. Con gli spazi occupati e riconfermati di anno in anno chiaro che non ci sarebbero stati  nuovi spazi disponibili, ed infatti, questanno al momento della preiscrizione, ci stato detto che non era possibile lo spostamento.


Questanno avete anche saputo che la fiera sarebbe durata un giorno, in meno a fronte di un aumento del costo di circa il 3%. Come avete reagito? Non un grande aumento, ma inaccettabile. Se la fiera si riduce di un giorno, secondo logica, anche i costi per lEnte si dovrebbero ridurre, se non in proporzione (il 20%),  almeno del 10%: quindi, laumento reale diventa del 13-15% almeno. Linflazione stata inferiore al 3%, non sembra che la Fiera proponga servizi alternativi migliori rispetto al passato, quindi si deve ritenere che tale aumento si tradurr in puro profitto aziendale. LEnte Fiera di Verona, vede tra i suoi soci, il Comune, la Provincia, la Camera di Commercio e la Regione Veneto, enti pubblici che dovrebbero essere pi sensibili alle esigenze delleconomia privata. Di fronte ad una situazione economica depressa un ennesimo colpo alleconomia privata, una dimostrazione di insensibilit unica, che conferma la distanza tra le esigenze del privato ed il modus operandi pubblico. A questo punto abbiamo deciso di dire no: utilizzeremo quei 35mile euro per una strategia di internazionalizzazione vera, seria, nei mercati dove gi esportiamo e in quelli nuovi. Meglio che i nostri concorrenti pensino (sbagliando) che la nostra azienda sia in crisi e non possa sostenere i costi della Fiera, piuttosto che sbagliare noi accettando questulteriore vergognosa imposizione.


Avete unidea migliore su come comunicare il vino italiano? E tempo di dichiarare senza timore che Verona non la citt adatta per ospitare la pi importante fiera al vino dEuropa e del Mondo insieme a Bordeaux. Noi non facciamo altro che scusarci con gli operatori esteri che ci vengono a trovare; per i tempi di arrivo in fiera, quelli di attesa allesterno, per la segnaletica interna approssimativa, per la folla di consumatori non professionali, per il caldo, per la ristorazione di basso livello, per limpossibilit di trovare camere dalbergo anche mesi prima della manifestazione. tempo di dire basta, di boicottare questo evento che di certo non fa fare bella figura al nostro Paese.


Proposte concrete? Solo una citt, in Italia, pu ospitare una manifestazione cos importante; Milano e solo il polo fieristico di Milano ha tutte le carte in regola per questosi pensi al solo fatto di avere una metropolitana che, dal centro citt arriva direttamente dentro la Fiera, fondamentale in una manifestazione dove si va ad assaggiare VINO, bevanda alcolica? Secondo voi, quanti, operatori e non, si mettono alla guida ubriachi dopo una giornata a Verona? E non ci si venga a dire che a Milano un tentativo gi fallito MiWine stato organizzato e gestito male da persone non competenti nellorganizzazione di eventi di cos grandi dimensioni. Occorre, per una volta, una decisione di interesse comune che vada oltre le beghe guelfe-ghibelline che caratterizzano la nostra storia. Nessuno vuole negare le capacit professionale dellEnte di Verona, che ha competenze ed esperienza per organizzare il Vinitaly, ma non ha la logistica e gli spazi che lEnte di Milano possiede. Perch per una volta non costruire una vera ed utile sinergia tra Societ che, seppur private, hanno una funzione pubblica fondamentale?Ne godrebbe un sistema che, lo voglio ricordare, rappresenta la prima voce della bilancia alimentare del nostro Stato. Fino ad allora, lunica alternativa boicottare lattuale Vinitaly e sperare che da tante decisioni di singole aziende come la nostra, si muova un dibattito che porti a scelte pi intelligenti di cui tutto il sistema, finalmente, possa godere.


(si ringrazia Fool-Trentaeditore Milano)


 





( Fonte Food&Go.Corriere.it )