Nella regione della Ningxia, nella Cina centrosettentrionale, al confine con la Mongolia Interna, si sta tentando di fare del Dragone asiatico uno dei produttori internazionali di vini di qualità.
La Cina è il quinto consumatore di vino del pianeta e nel prossimo triennio la quota di consumatori potrebbe aumentare di un ulteriore 25%: con una classe media in piena ascesa i guadagni potrebbero essere enormi.
Le autorità di Pechino stanno lavorando in due direzioni: da una parte sostenendo con sponsorizzazioni di Stato le aziende vinicole locali, dall’altra chiedendo aiuto a esperti viticoltori provenienti da tutto il mondo.
Il metodo non si discosta da quello che ha portato l’economia cinese alla leadership globale in molti settori e si basa su milioni di dollari di investimenti, manodopera a basso costo, equipaggiamento innovativo e l’immancabile emulazione delle eccellenze straniere. Nello specifico la principale fonte d’ispirazione del vino cinese sembra essere il Cabernet Sauvignon, ma, proprio per evitare la monocultura, gli enologi provenienti da tutto il mondo sono stati chiamati a diversificare la produzione.
( Fonte Askanews )
Annotazioni a margine
Temo purtroppo che quanto ho scritto 3 anni fa si avvererà a breve. Ovvero i cinesi, capaci di copiare ogni cosa al mondo, hanno estensioni immani di terreni vergini, situati in collina con microclimi invidiabili. Sappiamo molto bene che i denari per finanziare nuove imprese vitivinicole non mancano, d’altro canto il vino non lo sanno fare, ma già da molti anni hanno assoldato tra i migliori enologi europei ed australiani, per produrre vini eccellenti a costi di produzione molto inferiori ai nostri !
Due aspetti potranno salvarci dall’ondata di ottimo vino cinese a basso costo :
1 ) loro non potranno riprodurre tutti i nostri vitigni autoctoni quali ad esempio : nebbiolo, sangiovese, primitivo, nero d’avola, verdicchio ecc.;
2 ) in secondo luogo c’è da sperare, in quanto sarebbe la nostra arma vincente come europei, che gli enologi profumatamente pagati, non trasmettessero tutto il loro sapere o know down, ma si limitassero ad un 80%
Ne ho forti dubbi perchè il ” vile denaro ” apre molte porte.
Speriamo bene per tutti i nostri bravi vitivinicoltori !
Roberto Gatti