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Vino italiano in Cina, un ritardo da colmare

In un momento conviviale di un evento ufficiale, in calendario a Milano per il Summit Eu-Asem,tra l’antipasto e un dolce, il presidente di Bank of China, Tian Guoli, confessa a un commensale la sua passione per i vini italiani e si rammarica del fatto di non trovarne molti in Cina.

 

( nei migliori ristoranti cinesi i tavoli sono rotondi, con al centro un cerchio movibile )

«Solo vini francesi, peccato!», dice il big della superbanca cinese.

 

Il ritardo italiano è ben noto. In Cina siamo solo ai primi passi, i francesi hanno piantato la bandiera su una grossa fetta di mercato del vino d’importazione. L’Italia, come al solito, rincorre competitor ai quali non ha nulla da invidiare.

 

La cultura del vino italiano è la prima cosa da promuovere, lo sanno bene gli addetti ai lavori. Bisognerà sudare, mandare in giro quelli che Vinitaly chiama «gli ambasciatori del vino italiano in Cina», cinesi educati in grado di trasmettere entusiamo e passione.

Che Tian Guoli sia,senza saperlo, uno di questi? La cosa fa ben sperare.

 

( Fonte Il Sole 24 Ore )

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Giudice degustatore ai Concorsi Enologici Mondiali più prestigiosi tra i quali:

» Il Concours Mondial de Bruxelles che ad oggi ha raggiunto un numero di campioni esaminati di circa n. 9.080, dove partecipo da 13 edizioni ( da 9 in qualità di Presidente );

>>Commissario al Berliner Wine Trophy di Berlino

>>Presidente di Giuria al Concorso Excellence Awards di Bucarest

>>Giudice accreditato al Shanghai International Wine Challenge

ed ai maggiori concorsi italiani.