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Vitigni storici d’Irpinia, c’è la pubblicazione

Avellino – E’ la passione il filo conduttore della pubblicazione “Vitigni storici d’Irpinia”.

Il piccolo volume realizzato dallo Stapa Cepica di Avellino in sinergia con l’Assessorato all’Agricoltura della Regione Campania e grazie al contributo dell’Unione Europea, rappresenta una pubblicazione d’eccellenza per la nostra provincia. Dietro a questo saggio c’è tutta l’esperienza, l’attenzione per il territorio e per l’Irpinia del direttore dello Stapa Cepica, il dottor Alfonso Tartaglia che, insieme a Luca Branca e Lorenzo Filomena, ne ha curato l’introduzione. Il testo si apre con una presentazione dell’assessore regionale all’agricoltura Daniela Nugnes la quale sottolinea «Ogni provincia campana si caratterizza per i suoi vigneti autoctoni e si identifica con il suo vino in una simbiosi che affonda le se radici in epoche remote».

Spazio quindi alla presentazione più tecnica a cura di Maria Passari e Luciano D’Aponte che nel volume si sono soffermati sul recupero dei vitigni autoctoni minori da parete dell’assessorato regionale all’Agricoltura. Il punto di partenza, questo il titolo dell’introduzione curata dal direttore Tartaglia, fa una disamina di quella che è la variabilità genetica della vita e divide il territorio irpino in tre grandi aree: Colline del Calore, Colline del Sabato e Areale nord-orientale. Tartaglia, Branca e Filomena nella loro introduzioni abbracciano vari aspetti legati alle coltivazioni della vite.

«Nella storia della viticoltura locale si può affermare che l’Irpinia è stata da sempre ricca di vigneti: alla metà dell’800 la produzione vinicola era di 150.000 tomoli (64.000 hl) mentre la superficie vitata raggiunse, alla fine dello stesso secolo, i 48.828 ettari» – si legge nel testo. Spazio quindi all’importanza dei fondi europei e soprattutto del Psr Campania 2007/2013 che hanno interessato il comparto vitienologico soprattutto attraverso l’erogazione di fondi attraverso la Misura 121 relativa all’ammodernamento e la riqualificazione delle cantine e delle aziende vitivinicole.

Nel capitolo introduttivo vengono quindi descritti i vitigni storici dell’irpinia a cura di Antonella Monaco e Luca Branca. Ampelografia e storia della stessa in Irpinia viene trattata nel primo capitolo. Il percorso della ricerca e il progetto regionale di recupero e valorizzazione dei vitigni storici irpini. Nel terzo capitolo viene invece affrontato il tema delle varietà di viti perse e ritrovate mentre nel quarto si parla de “Le popolazioni varietali” mentre nel quinto sono state inserite le schede descrittive dei vitigni a bacca bianca e a bacca rossa. La pubblicazione che si avvale anche del lavoro del Musa, centro museale “Musei delle scienze Agrarie” dell’Università degli studi di Napoli Federico II, si conclude con una parte dedicata alle microvinificazioni a cura di Giancarlo Moschetti, docente dell’Università degli Studi di Palermo. Hanno contribuito alla collaborazione dell’opera anche Maurizio Cinque, Luciano D’Aponte, Andrea Moro, Antonio Capuano, Tommaso Vitale, Lorenzo Filomena, Giuseppe Di Milia, Cirino Nicola e Ciro Petretta nonchè Giovanni Storti e Maurizio Petrillo.

 

(Fonte avellino.ottopagine.net )

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